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un paio di amplessi

Creato il 09 ottobre 2012 da Occhio Sulle Espressioni
un paio di amplessi Due "peccati" di Renato Polselli
Ah, quel "bis" di tempo fa! Rivalutato davvero o fintamente, reinterpretato forzando la mente, o forse davvero più significativo di tanta altra roba, ma, come in questo caso, diverso, come una chiacchierata ad un tavolino, oppure un pomeriggio di solitudine. Ampollosi esperti o disimpegnati modaioli dicano quel che vogliono; Renato Polselli era unico, si esprimeva in maniera estroversa, anche se   non sempre volontariamente, provava un certo gusto, se la rideva, infilava possibili estemporaneità e rifletteva. Non neghiamo di aver predilezione per i suoi horror, intendendo entro il suo panorama lavorativo, ma questo dittico sulla sessualità ha comunque un posto d'onore nelle nostre preferenze. Il primo dei due, anno 1973, Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso, di generazione B già dal titolo, allucinante, pieno di crepe, proporzionalmente alla lunghezza della truccata linea degli occhi delle protagoniste. Taglio documentaristico, con tanto di dottore e studenti ad ascoltarlo (e di più), che fa il verso a quei prologhi tanto in voga nell'exploitation, taglio però esteso a tutta la pellicola, che tratta perversioni legate alla sfera erotica, dalle più ricercate a quelle più pesanti. Leggerezze varie, definizione di feticismo palesemente errata, prostitute e transessuali macchiettistici, ma resi in quel sussurrato tipico stile del Renato da Arce. Fotografia e montaggio talmente scalcinati da avere un senso, necessità di chiudere un occhio in qualche frangente, in altri di aprirne un terzo, perché le protagoniste polselliane sono sempre di gran rilievo, comprese quelle maccheroniche. Ma, checché si dica del buon maestro, per elucubrare c'è tanto materiale, alcuni oggetti argomentativi presentati non sono acqua di rose, e neppure datati. In altri casi, magari possiamo aiutare le nostri sinapsi ingigantendo...  Quando l'amore è oscenità (1980), chiamato anche semplicemente Oscenità, vorrebbe generalmente presentare, nello stesso stile, con esperto e tavola rotonda di ascoltatori, la sporcizia dell'abuso di potere, ma la mano censoria ha bocciato l'opera e fatto riscrivere i dialoghi, facendo perdere gli intenti originari, permettendo un'uscita postuma solo dopo la rielaborazione e tramutandosi in un excursus, forse non voluto, sulla condizione sottomessa della donna e del suo corpo, per poi perdersi in allucinata psichedelia.  C'è il grottesco, si ride, si scherza, ci si bea delle solite carni, ma non si può negare che la potenza delle pulsioni ci sia, forte come si usava ai tempi, stesso dicasi per la ragione di meditare, ogni tanto. Da apprezzare gli intenti naturistici, meno il finale. I rimaneggiamenti non permettono anche di capire quale sia la "caciara" tecnica originale, specialmente nell'editing, che fa ben bene il paio con quello dell'altro film. Concludendo: i tre interessati possono benissimo mandare a quel paese i promotori di balletti e patinature TV, e chiudersi in casa con Renato Polselli.

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