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Un patrimonio in rovina

Creato il 13 maggio 2012 da Speradisole

UN PATRIMONIO IN ROVINA

UN PATRIMONIO IN ROVINA
Le immagini che hanno fatto il giro del mondo sono quelle della Casa dei Gladiatori a Pompei crollata, sotto l’incuria e la sporcizia.  Esempio lampante dello stato del nostro patrimonio artistico, il primo al mondo, quello con più siti Unesco. Un bene inestimabile che la politica fatica a governare e a “sfruttare”.

I fondi pubblici stanziati per i Beni culturali nel 2001 al 2011 sono diminuiti del 40,1%. Mentre in un periodo adiacente, 1999 – 2008, i rimborsi elettorali sono lievitati del 1.110%.

Gli incassi lordi degli scavi di Pompei nel 2009 (16.369.854) sono quasi pari alla spesa per i vitalizi agli ex consiglieri della regione Lazio nello stesso anno (16.000.000). Per la sponda lecchese del lago di Como, terra dell’ex ministro del Turismo (Michela Vittoria Brambilla), si è speso dieci volte di più che per la storica villa Adriana di Tivoli (3.600.000).

Il terzo reato più frequente al mondo, quello di furto e traffico illegale di opere d’arte, in Italia è stato depenalizzato. Siamo precipitati al 28° posto nel mondo per la capacità di sfruttare il turismo.

Importanti studi sostengono che un euro investito nella cultura equivale  a un ritorno economico, negli anni, cinque volte superiore. Invece noi spendiamo lo 0,21% del Pil per la cultura. Però a Pompei nel 2009 hanno speso 55.000 euro per 1.000 bottiglie di vino. Ma cosa avevano da festeggiare?

E ora abbiamo il Ministro Ornaghi, il professor Lorenzo Ornaghi, che sembra assai silenzioso. Tace.

Qualche tempo fa, ma non tanto, il direttore del Cam (Contemporary Art Museum) di Casoria, Antonio Manfredi, ha bruciato (col consenso dell’autrice francese), una delle tele esposte nella collezione, davanti a fotografi e giornalisti. Un gesto, quello del direttore Manfredi, per far sapere che a Casoria l’arte contemporanea è ospitata in un sottoscala di una scuola.

Ma un segno di vita, una parola di preoccupazione, una vaga promessa, da parte del ministro Ornaghi non si è sentita. Niente. Silenzio.

Peccato perché un museo a Casoria è anche un presidio sociale che serve a bonificare dalle tossine della rassegnazione e dell’incuria una delle più frustrate periferie d’Italia.

Peccato perché la cultura serve anche a questo: a rieducare il senso comune di un Paese alla bellezza, a produrre curiosità, ricerca, sperimentazione, condivisione.  A monte c’è il solito equivoco  che con l’arte e la cultura in Italia non si mangia.

Peccato che il ministro taccia perché l’industria culturale dà lavoro a un milione e mezzo di lavoratori, ha prodotto profitti, ma purtroppo molto meno di quanto potrebbe produrne.

L’Italia ha 45 beni artistici tutelati dall’Unesco ma la metà dei 37 milioni di turisti che visitano ogni anno il nostro paese entra in solo 8 dei 424 musei statali italiani. Anche per questo ci avrebbe fatto piacer una parola del ministro Ornaghi, professor Lorenzo Ornaghi, un segno di attenzione, di un’inversione di tendenza, di una ritrovata cura o semplicemente l’onestà politica di chi  dice che da una crisi (di denari e di valori) si esce aggiungendo saperi , non negando i diritti. Invece i soldi sono rimasti pochi e i conti della cultura restano in rosso.



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