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Un pescatore.

Da Nicolamondini
Mari non combattuti accarezzano la chiglia del pescatore,
alla rete non piena
s'incagliano orizzonti sereni.
Le mani sfiancate e cineree abbracciano il legno compagno
e si contentano dei frutti d'argento pur scarsi.
È felice il pescatore.
Mari di piombo percuotono
come laccio di frusta su carne fanciulla.
A nodo a nodo il palmo batte il braccio vetusto:
nella tempesta cerca ristoro.
Incessante
il dito inquieto
sussurra alla chiglia contesa
menata per torto e traverso.
Le onde ingorde non concederanno pane all'alba.
È triste il pescatore.
Poi da nube a sereno,
il primo raggio infuoca l'acqua ora sincera
quando il molo accoglie l'arnese sbilenco.
Le pupille assonnate piangono lacrime gravi.
Il legno compagno le accoglie e
fraterno
consola il superstite.
Alla dimora l'uomo di mare volge il passo leggero.
È felice il pescatore.
Il legno antico gli sarà sempre compagno.

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