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un pò come San Tommaso…

Creato il 28 settembre 2010 da Saraconlacca

un pò come San Tommaso…Si, il titolo è sicuramente esagerato. Che sono testona però è sicuro. Testona uguale testarda. Una persona insomma che non si arrende facilmente e anche quando subisce qualcosa, la accetta (immancabilmente), ma cercando sempre di trovare i tasselli mancanti, quelli indispensabili a capire e completare il puzzle. Da un pò di tempo mi stavo dedicando alla ricerca di un tema molto delicato e oggi posso dire non di aver completato il puzzle ma sicuramente d’aver trovato qualche pezzetto importante.

La paura dell’abbandono: Non ci si libera facilmente dalla paura di essere abbandonati. Soprattutto chi ha subito distacchi o lutti dolorosi in tenera età ha sempre paura di riviverli ogni volta che ama o che stabilisce un rapporto che spera possa durare nel tempo. E’ come se il dolore che ha segnato l’ infanzia restasse sospeso sopra la testa come un spada di damocle. In questo modo la persona resta adulta fisicamente ma non emotivamente e si sente sempre in pericolo, minacciata, costantemente in procinto di perdere il bene della persona amata. Da bambini infatti quando si perde l’amore di un familiare perchè ci abbandona, si allontana , si ammala, o muore si è portati a pensare di essere in qualche modo colpevoli, o responsabili e di meritare per questo, il castigo della sofferenza. Insomma il bambino che ha sofferto il distacco si sente svalutato colpevole perdente e solo. Un senso di autosvalutazione di perdita e di colpa che conserverà da adulto. Questa sensazione viene proiettata all’interno di sè stesso e covata nel tempo in maniera latente, così che quando si incontra una persona da amare, la sua paura di restare solo torna a farsi viva in tutta la sua forza come una “velenosa malattia della mente” e del cuore. La persona torturata dal complesso dell’abbandono teme di affezionarsi e di amare ancora, sicura che per lei verrà ancora quel momento che dovrà soffrire ancora quel dolore che brucia e divora.  Chi ha subito, conosce bene l’intensità di quella sofferenza, sa che può diventare insopportabile e così cerca di allontanarla e prevenirla. Una volta rovinata la relazione e innescato un nuovo abbandono, chi lo ha determinato se ne sentirà di nuovo colpevole, perpetuando quella paura e quel senso di autosvalutazione che costituiscono le sue convinzioni interiori, conscie o inconscie che sianoPoichè dentro si è convinti che la felicità non può durare, purtroppo la si distrugge con le proprie mani. Si vuole agire prima di un destino che si ritiene ineluttabile. Un suggerimento: Non bisogna ripetere anche nella vita adulta il doloroso percorso che si è subito nella vita infantile. Bisogna avere fiducia nell’amore nella possibilità di non abbandonare e di non essere abbandonato. Parlarne con il partner (se lo capisce) o con il terapeuta di questi meccanismi distruttivi che scattano. In questo modo ti restituirà libero/a e non colpevole al tempo dell’ amore adulto.


Tagged: abbandono, paura

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