I fischi lasciano il posto ai ragionamenti, a un sia pur cauto ottimismo. Il Congresso della Cgil, partito in un clima difficile, con un progetto ambizioso sul futuro del Paese, delineato dalla relazione di Guglielmo Epifani, sembrava aver registrato la mancanza di una necessaria tensione unitaria. E’ invece ieri, soprattutto con l’intervento del segretario della Cisl Raffaele Bonanni, è emerso un clima guardingo, ma diverso. E’ possibile ora immaginare la ripresa di un percorso fatto di rapporti meno acidi tra le tre Confederazioni. E’ l’unica chance per rendere quel proposto “piano del lavoro” una carta capace di incidere e non solo un’appagante mossa propagandistica. Una fase terribile come quella che va dal 2009 a questo 2010 ha visto, del resto, quel poco o tanto che si è portato casa, nelle buste paga o nei posti salvati o nelle tutele conquistate, nelle contrattazioni nazionali o territoriali (come quelle condotte dalle Leghe dei pensionati) il frutto di un impegno unitario che ha saputo scavalcare le divisioni.
L’unità paga. Ed è importante che ora Bonanni dica ai delegati Cgil che non c’è alternativa a Cgil Cisl e Uil. E’ importante che ammetta che da soli si collezionano solo fallimenti (un’autocritica?). Come mai è giunto a queste inattese constatazioni, così diverse anche dalle posizioni espresse dal segretario della Uil Luigi Angeletti? Tra i delegati Cgil c'è chi stenta a cogliere il valore politico delle affermazioni fatte. C'è chi rammenta tante discussioni confluite in approdi unitari sui contenuti, ma poi smentite perché Cisl e Uil rimanevano disposte solo a invocare un rapporto dialogante col governo, senza irritarlo con mobilitazioni di massa. C’è invece chi intravede nelle parole del segretario Cisl la consapevolezza che quella strategia solo dialogante col centrodestra non ha avuto risultati e che ora occorra cambiare marcia. Altri infine interpretano quello che appare come un colpo di scena solo come una mossa per rafforzare le posizioni di Epifani e della sua già estesa maggioranza congressuale.
La verità si vedrà nelle prossime settimane su temi come democrazia e rappresentanza, fisco, elezioni delle Rsu nella scuola. Bonanni li ha visti come un comune impegno. Certo spiegando, ad esempio, che i referendum non possono essere usati come una clava devastante, se condotti da un sindacato contro l’altro. Occorre assicurare, sostiene, una responsabile condotta unitaria sulla proposta d’intesa da sottoporre al vaglio del mondo del lavoro. Problemi che forse potrebbero essere affrontati scegliendo un avvio democratico fin dall'inizio di una vertenza, ovverosia quando si tratta di scegliere le rivendicazioni e poi quando si tratta di andare ad una stretta conclusiva. Chiamando gli interessati, i lavoratori, ad una scelta non basata solo su un “si” o un “no”.
Quel che appare in definitiva è un percorso ancora irto di macigni ma che può aprire una prospettiva meno preoccupante. Sarebbe un fatto altamente positivo se, senza abolire dialettiche, senza santificare una specie di immobilismo burocratico, anche il congresso della Cgil esprimesse una propria sostanziale unità, superando certe asprezze delle ultime settimane. Sono previsti per oggi gli interventi dei principali rappresentanti della mozione che si è contrapposta a quella sorta attorno a Guglielmo Epifani. Serpeggiano tra i delegati pareri diversi. C'è chi vorrebbe solo rispettare gli esiti dei Congressi territoriali e di categoria, senza concessioni di alcuna sorta alla minoranza. E c'è, nella minoranza, chi chiede un confronto finale su alcuni punti politici considerati decisivi. Potrebbe essere un ponte idoneo ad un finale unitario. C'è però chi, d’altro canto, vuol mantenere inalterata, per la Fiom, unica categoria dove la minoranza ha vinto, l’affermata posizione critica. Senza ascoltare gli appelli del capo della sua minoranza, Fausto Durante, che, intervenendo dalla tribuna, ha parlato del rischio di creare un fossato tra metalmeccanici e Confederazione.