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Un po' meno selvaggio

Creato il 13 maggio 2011 da Alesan
Un po' meno selvaggioTrentaquattro anni fa, mese più mese meno, usciva il primo numero di una rivista chiamata Il mucchio selvaggio, un pezzo di storia unico nell'editoria italiana, il primo giornale indipendente a scrivere davvero di musica a 360 gradi, senza interessi di marchio e senza la spinta del grande business e dei grandi nomi. Negli anni la rivista ah subito vari cambiamenti, anche nella periodicità di uscita, ma al timone è sempre rimasto Max Stèfani e, visto che penso che questa rivista sia stata sfogliata almeno una volta nella vita da chiunque si sia cimentato nella passione musicale più o meno estrema, questo nome a molti dirà qualcosa. Leggendo il forum di quello che oggi è, semplicemente, Il mucchio (non più selvaggio) si scoprirà come il regno ininterrotto dal primo numero a quello di maggio 2011 non sia stato poi così amato. A Stèfani vengono riconosciuti coerenza e coraggio, una marea di cazzate e tanta passione. I suoi sproloqui politici e sulla società, il suo essere contro a tutti i costi, la sua supponenza ed il suo ideale ormai oscuro, anti-sinistra, anti-destra, anti-centro, anti-grillo e persino anti-anti, ha creato più confusione che altro in parole spesso interessanti ma dall'apparenza troppo frequentemente incompiuta. Un'idea di prendere per buono solo ciò che affascinava lui ma certamente mai banale, mai scontato, sempre pronto a scoperchiare pentoloni bollenti contestando anche ciò che sembra incontestabile e lasciando parlare di argomenti di grande attualità quei diretti interessati che stanno fuori dal giro che conta. Quando Grillo era il censurato per eccellenza, ad esempio, il Mucchio gli dedicò due servizi (anche grazie al finanziamento pubblico, allora molto comodo al politico genovese). Sulla tessera del tifoso ha dato parola agli ultras. Sul nucleare ha tentato di smontare l'ideologia della paura per l'atomo. Ce l'ha messa tutta, schierandosi negli anni contro tutte le case discografiche, tutti i cantanti (anche quelli che, magari, lui per primo in Italia aveva considerato da copertina), tutte le associazioni, le organizzazioni, le istituzioni... persino Wikipedia che, pare, elimini ogni tentativo di inserire una pagina a suo nome. Quando si dice la libera informazione...
Visto che non lo conosco e continuo a leggere, con piacere, la rivista di tanto in tanto, non sarà l'idea dell'assenza di Stèfani a farmi smettere di comprare il giornale quando ne avrò voglia. Ammetto però che, nel silenzio di chi conta, nel pieno disinteresse dei tanti, dei più, la fine di Stèfani al Mucchio chiude un'era non di poco conto. Di indipendenza, musica, cinema, politica, letteratura, satira, contestazione. Un'era unica nel suo genere e non solo. Un ultimo, per nulla considerato, bastione idealistico rimasto in Italia. Che fosse digerito bene o male da colleghi e lettori, per quanto fondamentale, oggi sembra passare in secondo piano perché, migliore o peggiore, il prossimo numero del Mucchio sarà completamente diverso da quelli usciti per 34 anni... sarà senza l'anima del suo ideatore. Senza nulla togliere agli altri, meritevoli e bravissimi, probabilmente persino più capaci di lui, l'addio di Stèfani segna il passo nella storia di chi non ha altro a cui pensare. Manca solo l'Inter in B... succederà anche quello, prima o poi, farà più rumore, darà gioia ad alcuni e tristezza ad altri. E il mondo continuerà a girare disinteressato attorno al sole. Nel frattempo il mucchio è un po' meno selvaggio... al contrario del mondo in cui viviamo.

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