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“Un posto sicuro”, Marco D’Amore racconta Casale Monferrato tra Eternit e amianto: recensione

Creato il 02 dicembre 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Recensione del film “Un posto sicuro”, in uscita domani al cinema, con giudizio critico e analisi del cast capitanato da Marco d’Amore, che denuncia il caso Eternit scoppiato a Casale Monferrato.

Luca, giovane trentenne interpretato da Marco d’Amore, per mantenersi ha scelto di fare il pagliaccio dopo aver rinunciato a fare l’ attore, come sognava suo padre Eduardo, interpretato da Giorgio Colangeli.

Casale Monferrato, luogo in cui è ambientata questa storia, era un paese come un altro, dove risiedeva uno dei più importanti stabilimenti di produzione di amianto in Italia. Eduardo lavorava come operaio per l’azienda Eternit e come tanti altri, per anni, aveva vissuto e respirato fianco a fianco quelle polveri, che col tempo hanno ucciso e stanno ancora oggi uccidendo migliaia di persone.

Proprio le prime tossi e i primi affanni segnavano per Eduardo una fine troppo precoce e ingiusta. Questa dura scoperta sarà, per il figlio Luca, l’occasione per ristabilirne il rapporto e spingerlo a chiedere di più dalla sua vita, come farsi una famiglia al fianco di Raffaella, interpretata da Matilde Gioli.

Recensione del film “Un posto sicuro”

Un posto sicuro è la nostra casa, il nostro paese, la nostra città. Casale Monferrato, un posto che per anni ha convissuto con un’azienda che da un lato dava lavoro a migliaia di persone, dall’altro le uccideva facendo loro respirare le polveri di amianto, altamente tossiche per il nostro organismo.

A questo film è attribuito il compito di espandere il più possibile questa problematica, che solo pochi anni fa in cassazione ha visto annullare le durissime pene inflitte ai dirigenti dell’azienda. Per una necessità simile, sebbene la più semplice forma di rappresentazione sia quella del documentario, gli sceneggiatori scrivono un film vero e proprio che bilancia equamente la narrazione della storia di Luca ed Eduardo con le testimonianze dei parenti che hanno perso i loro cari, proprio a causa dell’ Eternit.

Questo film segna l’esordio alla regia di Francesco Ghiaccio e la prima collaborazione, in fase di scrittura, di Marco D’Amore. I due giovani si sono conosciuti alla Scuola D’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, dove il primo frequentava un corso di drammaturgia e il secondo recitazione. La loro amicizia, nata sui banchi di scuola, col tempo è maturata e ha permesso di sensibilizzare il giovane Marco al tema del film che nel frattempo accompagnava la vita di Francesco, essendo cresciuto in quelle zone.

I due danno vita ad una sceneggiatura vera, sincera, scrivendo dialoghi reali che è possibile ascoltare nella vita di tutti i giorni. In realtà per questo film, la vera abilità di Francesco sta nella regia. Memore della sua formazione teatrale, gioca con il suo cast, quasi esaltandone le doti artistiche e tecniche, grazie ad una variegata quantità di inquadrature e una richiesta precisa per un’interpretazione molto fisica.

Per l’esordio Ghiaccio si è affidato a tre attori centrali nel panorama italiano, sinonimo di garanzia.
Assieme al co-sceneggiatore, di cui parleremo in seguito, troviamo Giorgio Colangeli  e Matilde Gioli.  Se da un lato Giorgio regala al suo Eduardo tutta la sua saggezza ed esperienza, dall’altro troviamo Matilde  sempre più matura e dopo la brillante prova nella commedia commerciale “Belli di Papà” ritorna al dramma confermando la forte crescita attoriale che sta vivendo.

Marco D’Amore: non solo Ciro Di Marzio, ma un vero grande attore

Lui è lì, nel poster, al centro della scena, il primo attore, colui che ha scritto il film, colui che ci ha regalato per l’ennesima volta una grande prova di sé. Marco D’Amore, nato e cresciuto in Campania, dopo la parentesi milanese torna nella sua terra d’origine seguendo in tournée il gruppo dei Teatri Uniti guidato da Toni Servillo.

È proprio da Toni che pone le basi della sua carriera, seguendo tutti pedissequamente tutti i consigli, movenze e tecniche che lo hanno reso Re del teatro italiano. La lezione non è servita per copiarne goffamente gli insegnamenti ma per farne tesoro e restituirci uno stile personale visibile al pubblico, dopo una piccola gavetta, quando arriva la chiamata del grande scopritore di talenti Stefano Sollima che lo vuole fortemente per il suo Ciro Di Marzio, ma ad una condizione: dimagrire tantissimo e rasarsi i capelli.

Così Marco si dedica al ruolo, lo prepara studiando molto e curandone i minimi particolari, espressioni e movenze per tornare tempo dopo ad interpretarlo sotto la guida di Stefano Sollima e dare una sensazionale prova di sé. Seguono poi tanti riconoscimenti e collaborazioni con alcuni registi, sino a questo film, dove si presta finalmente a re assoluto della scena proprio come il suo maestro Toni.

Sarà il momento di chiederci se l’allievo avrà già superato il maestro?


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