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Un primo pomeriggio piuttosto tranquillo/ Giallo Tanzania

Creato il 29 ottobre 2014 da Marianna06

 

Bagamoyo-country-club

 

Il tempo oggi scorre più del solito con una lentezza estrema e l’aria calda,che in certe ore del giorno accarezza quasi con la medesima delicatezza della mano di una mamma la pelle delicata del suo bimbo, è qualcosa di estremamente piacevole.

Una goduria. Specie se si confronta con le raffiche di vento sferzante di certi inverni gelidi della penisola scandinava, che accrescono angoscia.

Quelle appunto che Kurt, tra breve, andrà ad incontrare.

Il commissario ha deciso di recarsi in spiaggia, come in programma già dal mattino, e pensa, se avrà buona sorte dalla sua, di poter godere della compagnia di Zoe.

Questo sempre se la donna, come ha promesso, verrà.

Si avvia,  perciò, in ciabatte e bermuda dal cottage alla spiaggia.

Porta con sé, assieme a una paglia a falde larghe per ripararsi dal sole e l’inseparabile asciugamano bianco, anche l’ultimo libro di Henning  autografato.

Lui ed Henning sono amici da anni e non c’è testo dello scrittore svedese  che Kurt in qualche modo non legga e condivida molto prima che vada in stampa.

E probabilmente Henning, molto spesso, l’ha inserito tra i suoi personaggi, quando ha narrato di storie poliziesche.

E Kurt, ovviamente, si è gasato notevolmente per queste scelte dell’amico.

Ed è uno, se non il principale, dei motivi per cui, pur pieno d’impegni a Ystad, non ha rifiutato l’invito di raggiungerlo in Tanzania.

Diciamo che purtroppo partirà con un po’ di amaro in bocca.

Non era la permanenza che si aspettava da segugio qual è.

Troppi silenzi. Troppa omertà.Poca collaborazione.

In fondo la storia dei cadaveri gettati in discarica era e resta una storia di corruzione come tante e in tanti altri paesi del mondo.

Corruzione che poggia, come spesso accade, sulla miseria di povera gente disposta a tutto pur di racimolare qualche soldo che le è indispensabile.

E poi anche di ricatti, che nascono quando si gioca sporco e il ricattato non ha abbastanza cervello da girare al largo e cade nella rete del ricattatore quasi volontario.

E , infine, quel prete che gli ha quasi rubato il mestiere.

 

Kurt ha già disteso sulla sabbia bianchissima il suo asciugamano che ecco giungere la voce e il ciabattare di Zoe sulla sabbia e sui ciottoli, a pochissima distanza da lui.

Ciao,Kurt - lancia lei sorridente.

E’ il saluto gioioso della tedesca.

Quello di sempre,specie quando le ore venture promettono qualcosa di accattivante.

Ciao, Zoe. Ce ne hai messo di tempo per arrivare- di rimando le dice lui.

E, intanto, la donna toglie il copricostume lilla,appena un velo, e appare in tutta la bellezza statuaria del suo corpo perfetto.

Un bikini nero contrasta con la sua  pelle color latte, ricoperta da un’abbronzatura dorata del tipo “ti noto e non ti noto”.

E non dà tempo a Kurt d’invitarla a stendersi al suo fianco che ha già raggiunto la battigia e sta per entrare in acqua.

Zoe è femmina che sprizza vitalità.

Difficilmente si potrebbe non accorgersene.

Bisognerebbe essere proprio ciechi.

Decisa va incontro alle onde, che s’infrangono su di lei e poi, all’improvviso , scompare tra i flutti.

Kurt osserva distante e poi sceglie di raggiungerla.

E nuotano per un’abbondante mezz’ora.

 

Il riposo sulle stuoie è qualcosa di divino.

Scaccia via tutte le ombre della quotidianità. In particolare adesso che Zoe sa che non ha più nulla da temere da Julius e dal dottor Wung.

Kurt, invece, vuole incontrare assolutamente padre Alex e saperne di più.

Infatti, sta già architettando di andare a cena a Bunju, magari anticipando e cercando, se possibile, d’essere lì per l’ora dei Vespri.

Inavvertitamente però, pensieri rosa o neri a parte, i due si ritrovano d'un tratto abbracciati in una congiunzione, che la dice lunga e  molto chiara sui desideri di entrambi.

Tutto però è da rimandare a tarda sera.

Dopo Bunju. E dopo l’incontro chiarificatore.

Kurt è fatto così. Prima il dovere e poi il piacere.

E’, difficilmente, lui è uomo che recede dai suoi programmi.

 

 

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                                          (continua…)

 

                               a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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