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Un ricordo di Gabriele Ferzetti

Creato il 03 dicembre 2015 da Af68 @AntonioFalcone1
Gabriele Ferzetti (repubblica.it)

Gabriele Ferzetti (repubblica.it)

Ci lascia Gabriele Ferzetti (Pasquale F. all’anagrafe), raffinato attore cinematografico e teatrale, morto ieri, mercoledì 2 dicembre, a Roma, sua città natale (1925). Nelle sue molteplici interpretazioni Ferzetti ha puntato su una recitazione asciutta, levigata, che offriva risalto all’eleganza della presenza scenica e ad un apparente distacco dai personaggi dei quali rivestiva i panni, riuscendo a metterne in risalto con naturalezza determinate zone d’ombra e delineando in tal modo una figura di uomo idonea ad esprimerne dubbi ed insicurezze, in particolare nell’ambito dei rapporti sentimentali, all’interno di una società, quella propria dell’Italia degli anni ’50 e ’60, in piena trasformazione.
Doti quelle descritte che furono valorizzate soprattutto da registi come Michelangelo Antonioni (Le amiche, 1955; L’avventura, 1960) o, quale contraltare di una particolare figura femminile, da Antonio Pietrangeli, in Nata di Marzo (1958), autore quest’ultimo che ne sottolineò anche la sottile ironia e l’estrema duttilità, caratteristiche idonee a far sì che Ferzetti potesse affrontare nel corso della sua carriera ruoli sempre diversi ed opportunamente caratterizzati. Ferzetti frequentò l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e debuttò sul grande schermo appena diciassettenne (La contessa Castiglione, 1942, Flavio Calzavara), per poi concentrarsi in particolar modo nell’attività teatrale ed ottenere infine un ruolo di rilievo al cinema ne La provinciale (Mario Soldati, 1953).

(wikipedia)

(wikipedia)

Da qui in poi l’attività cinematografica dell’attore, sempre alternata a quella teatrale, divenne piuttosto frenetica e dopo una serie di titoli (come Camilla, Luciano Emmer, 1954), ottenne il primo ruolo da protagonista nel 1955 per Le avventure di Giacomo Casanova (Steno). In seguito, come già scritto, fu la volta dell’incontro con Antonioni e della felice esperienza con Pietrangeli, offrendo inoltre intense interpretazioni all’interno di pellicole quali La lunga notte del ’43 (Florestano Vancini, 1963), Tre camere a Manhattan (Trois chambres à Manhattan, Marcel Carné, 1965), A ciascuno il suo (Elio Petri, 1967), C’era una volta il West (Sergio Leone, 1968), Un bellissimo novembre (Mauro Bolognini, 1969), Agente 007- Al servizio segreto di Sua Maestà (On Her Majesty’s Secret Service, Peter Hunt, 1969), Il portiere di notte (Liliana Cavani, 1974). Ma la filmografia di Ferzetti, ed egualmente l’attività teatrale, risulta certo più vasta, ho semplicemente “pescato” fra i film a mio avviso più significativi o che personalmente mi hanno lasciato un particolare ricordo, e ne avrò certo tralasciato qualcuno, considerando le incursioni nei vari generi di un attore sempre mosso dall’evidente voglia di cimentarsi in qualcosa d’inedito, mai dimenticando però quell’eleganza naturale, discreta, anche nei ruoli da villain, un modo di porsi di fronte alla macchina da presa defilato e gentile che ha saputo conquistare il pubblico con un garbo certo indimenticabile.


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