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Un tempo per demolire e un tempo per costruire

Da Gabriele Damiani
‘‘Per tutto c’è il suo tempo’’, dice l’Ecclesiaste, ‘‘c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo’’. E’ un’affermazione dannatamente vera, una perla di saggezza fra le tante di cui l’Antico Testamento è ricco. E’ però saggezza che non conforta. Se il tempo per demolire, nel quale viviamo, sembra non avere mai fine, conforto non c’è.La domanda che ci assilla è sempre la stessa: s’invertirà il ciclo economico o avremo presto anche noi un tasso di disoccupazione pari a quello di Spagna e Grecia?Rispondere è facilissimo. Sì, se le politiche economiche procicliche non verranno interrotte avremo pure noi livelli di disoccupazione spaventosi. Il debito pubblico infatti cresce e il reddito nazionale si contrae. La pubblica amministrazione è inoltre esposta per cifre ragguardevoli – c’è chi dice 140 miliardi – nei confronti dei fornitori.Più debito pubblico significa più interessi da pagare, meno reddito prodotto vuol dire meno entrate fiscali. Con questi chiari di luna il vincolo di un deficit di bilancio del 3% in rapporto al pil, impostoci dalla Germania, andrà a farsi benedire. Per rispettarlo bisognerà tagliare la spesa e aumentare le imposte. Cioè continuare con le politiche economiche procicliche. L’arte dei pazzi.Una speranza che la pressione fiscale non salga tuttavia esiste. E’ qualcosa che non dipende dalla nostra volontà. Dipende, diciamo, dagli imperscrutabili disegni del destino. Non è infatti escluso che la vigorosa economia tedesca possa buscarsi un bel raffreddore. Non dimentichiamo che il 40% delle esportazioni made in Deutschland è diretto verso gli altri paesi dell’eurozona. Poiché la medicina tedesca ha fatto ammalare i suoi migliori clienti, le loro esportazioni nell’area caleranno. E dal momento che le economie di Cina e altri paesi emergenti rallentano, è difficile ipotizzare che l’industria teutonica possa trovare in tempi rapidi validi sostituti alla gallina dalle uova d’oro ormai moribonda.In questo caso Frau Merkel o chi per lei dovrà addolcire il rigore esercitato finora ai danni altrui, perché si vedrà costretta a sostenere la propria economia con politiche di bilancio più accomodanti, dando così il cattivo esempio alle cicale che non riescono a sottostare al vincolo del 3%, e si vedrà persino costretta a pagare tassi d’interesse maggiori ai sottoscrittori di bund.Naturalmente, mal comune mezzo gaudio. Ma mezzo gaudio, nella migliore delle ipotesi, equivale a stagnazione. E dunque, il numero dei disoccupati smetterà forse di salire, tuttavia non inizierà a scendere. Affinché ciò accada sarebbe necessario attuare con vigore politiche economiche anticicliche. Ma un paese privo di sovranità monetaria, nonché appesantito da un debito pubblico di tutto rispetto, non potrà mai finanziarle.E allora?Allora niente. Il tempo per costruire è lontano. Stop. Mettiamoci l’anima in pace.

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