Magazine Economia

Un titolo in strong buy : “Imparare & Imparare Co.”

Da Robertopesce

Un titolo in strong buy : “Imparare & Imparare Co.”Sono convinto che molte situazioni che affrontiamo “distrattamente” ogni giorno possono essere lo spunto per aumentare la qualità della nostra vita.

Addirittura, nell’introduzione del libro “Arrichisci te stesso” di Napoleon Hill, si può leggere: “In qualsiasi avversità c’è il seme di un vantaggio equivalente, se non maggiore”.  Alla faccia del pessimismo!

Pensiamo alle potenziali capacità intellettive e fisiche di ogni individuo: la voracità di conoscenza di un bambino e la sua abilità di apprendere velocemente cose per lui mai viste, con l’instancabile ritornello: “Perché, perché, perché!?!” Oppure le numerose competizioni sportive in cui da sempre gli individui si sono cimentati, migliorando di generazione in generazione i record.

Incrementare il proprio sapere, affinare le proprie capacità nel lavoro e negli interessi in genere, arricchire e valorizzare la qualità dei rapporti con le altre persone, crea un semplice ed automatico risultato: migliora la qualità della nostra vita e di quella di chi ci sta vicino!

Per raggiungere questo importantissimo risultato ci possono essere diverse strade; tra queste credo che l’osservazione e l’imitazione di modelli che noi riteniamo positivi, possano essere un ottimo aiuto per iniziare o per supportarci nei momenti di difficoltà.

Va da sé che per imitazione non intendo dire copiare pedestremente le azioni, gli atteggiamenti, e la vita dei modelli di riferimento: primo, perché tutto ciò che è buono, non è detto che sia buono per tutti, secondo perché l’alta qualità del risultato sarà direttamente proporzionale al personale impegno che avremo messo per ottenerlo e quindi “scimmiottare” il proprio mito servirebbe a poco.

Ritengo altrettanto utile e soprattutto produttivo analizzare costruttivamente i (nostri ed altrui) comportamenti “negativi”, ovvero quelli che hanno prodotto insuccessi.

A tal proposito qualche giorno fa, ho letto un’interessante approfondimento – di cui riporto sommariamente uno stralcio  – di un saggio dal titolo : “Why smart executives fail and what you can learn from their mistakes” – ovvero “Perché manager intelligenti falliscono e come si può imparare dai loro errori” – autore Sydney Finkelstein, docente presso il Dartmouth College.

Nel libro vengono evidenziati sette punti deboli che hanno accomunato i dirigenti di importanti aziende che sono fallite; tra le principali vengono annoverate realtà come Enron, Tyco, WorldCom, Rubbermaid e Schwinn.

Ecco i “sette vizi capitali” analizzati dal Prof. Finkelstein:

Un titolo in strong buy : “Imparare & Imparare Co.”

Prof. Finkelstein

1. L’abitudine di considerare la propria società come la migliore in assoluto. E’ un comportamento particolarmente insidioso, poiché impedisce una visione lucida e lungimirante. I manager di successo sono sempre pronti a mettere in discussione il proprio operato, giudicandolo costantemente migliorabile. Uno dei rischi principali nella gestione di un’azienda è quindi quello di restare vittima delle illusioni di onnipotenza.

2. L’identificazione eccessiva con la proprie società, tale da rendere impossibile una distinzione tra gli interessi personali e quelli dell’azienda. Per quanto possa apparire un comportamento vantaggioso e profittevole, in realtà è un’abitudine estremamente nociva per ogni dirigente, in quanto impedisce di focalizzare quali sono i reali obiettivi della società e tutela soltanto le ambizioni individuali.

3. Ritenere di avere tutte le risposte pronte. L’amministratore delegato che prende più decisioni in poco tempo è spesso considerato un manager dalla spiccata personalità. In realtà i dirigenti che elaborano le scelte troppo rapidamente peccano di superficialità e non sono in grado di cogliere le sfumature nei passaggi cruciali. Poiché si sentono troppo sicuri, sono inoltre poco inclini a trarre insegnamento dalle esperienze.

4. Mettere a tacere chi la pensa diversamente. Cercare di modificare i punti di vista differenti dal proprio in modo da ottenere decisioni unanimi, non rappresenta una virtù per un buon amministratore delegato. Il tentativo di annullare le opinioni divergenti priva infatti i manager della possibilità di accedere a un più ampio ventaglio di scelte e quindi di risolvere i problemi con miglior cognizione. Soffocare il dissenso serve soltanto a moltiplicare le difficoltà per l’azienda.

5. Cura maniacale dell’immagine. Uno sforzo ossessivo per risaltare agli occhi del pubblico e per conquistare riconoscimenti mediatici rischia di rendere un manager superficiale e inefficace. Sono numerosi i casi di amministratori che badano soltanto all’apparenza e che trascurano la sostanza. Pensare esclusivamente all’immagine impedisce di curare adeguatamente i dettagli e di ottenere risultati concreti. Esemplare è il caso dei dirigenti che non utilizzano i report finanziari come strumenti di controllo e analisi, ma solo come mero espediente promozionale.

6. Sottovalutare le difficoltà. Accade frequentemente che, una volta abbracciata una strategia, un amministratore delegato fatichi ad abbandonarla. La conseguenza è la mancanza di versatilità e quindi la difficoltà a focalizzare gli ostacoli, sottovalutando i rischi. Molti manager preferiscono non rivedere mai il proprio approccio per paura di mostrarsi deboli. Tuttavia il timore di ammettere un errore o di non essere all’altezza del compito li induce a insistere su decisioni che sin dal principio rivelavano il rischio di un fallimento.

7. Affidarsi ostinatamente a ciò che ha già funzionato in passato. Una volta che un modello si è affermato come vincente, i manager tendono ad adottarlo ripetutamente senza valutare le peculiarità di ogni situazione. Tuttavia il rischio è quello di affidarsi a prodotti (o servizi) che sono diventati obsoleti e che non reggono più la concorrenza sul mercato. L’intelligenza di un dirigente consiste, invece, nel considerare le diverse opzioni che si adattino alle nuove circostanze.

Credo che possa essere stimolante e molto utile rileggersi con calma ogni punto, riflettere se questi comportamenti appartengono anche a noi ed eventualmente valutare l’ipotesi di modificarli per dare maggiore slancio e redditività al nostro lavoro.

Inserisci un tuo commento, sarà molto interessante per me conoscere la tua opinione o esperienza personale al riguardo, nonché sincero motivo di crescita personale.

Enrico Vigo


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :