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Una bara per rinascere

Da Tallman
Una bara per rinascere BOX OF SHADOWS (USA 2011)
conosciuto anche col titolo The Ghostmaker
Regia: Mauro Borrelli
Sceneggiatura: Mauro Borrelli, Scott Svatos
Somiglia a: Ghost - Fantasma, The Ring e tanto altro
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Durante la pulizia di un vecchio garage, uno squattrinato studente universitario si imbatte in quella che all'apparenza pare essere una vera e propria bara. Invece di sbarazzersene come gli è stato ordinato, il ragazzo la porta nella sua dimora e scopre al suo interno un arcano meccanismo. Quale segreto si celerà dietro tutto quel complesso di rotelle e ingranaggi?
Se il genere horror è dotato di un fascino inesauribile, ciò è dovuto anche alla sua natura che sfugge ogni classificazione in quanto rimane ancora oggi impossibile trovare un unico inequivocabile elemento identificatore da associargli. Non bastano infatti litrate di emoglobina o qualche motosega svolazzante per creare subito un esponente della categoria, o perlomeno questi non hanno la medesima valenza di una lama e un serial killer, due elementi sufficienti per comprendere all'istante di avere a che fare con il più classico dei thriller. Ma il film di Mauro Borrelli, conosciuto principalmente nel ruolo di illustratore di tanti successi cinematografici come Il mistero di Sleepy Hollow o Pirati dei Caraibi, se non riesce a schiarirci le idee in merito alla questione, perlomeno ci riavvicina ad una delle accezioni più significative dell'horror, ovvero l'irresistibile curiosità verso l'ignoto e il terrore che consegue alla sua scoperta.
Una bara per rinascere
E non di rado l'ignoto, per rendersi più allettante agli occhi dello spettatore, prende la forma di oggetti sbucati fuori dal nulla, caratterizzati da un passato leggendario, giunti fino ai nostri giorni in circostanze non facilmente ricostruibili. Vengono subito alla mente il diabolico cubo di Hellraiser, il Necronomicon visto nella celebre tripletta Evil Dead di Sam Raimi, o anche la testa mozzata vista in Scream of the Banshee per citare un esempio meno noto ma non da trascurare. Box of Shadows parte dal medesimo pressuposto proponendoci invece una ben più vistosa bara, creata da un artigiano della morte, il cui raffinato estro aveva già dato vita a numerosi strumenti di tortura, particolarmente apprezzati da chi non prediligeva modalità colloquiali per redimere un peccatore. Il potere che risiede in questa bara non merita una plateale rivelazione in questa disamina per non far perdere all'opera quell'attrattiva di base, però è piuttosto intuibile se si guarda al titolo alternativo e alla similitudini trovate con altri film. L'idea narrativa principale, che non manca di una certa dose di originalità, è vincente e ben sviluppata e per più di metà del film l'interesse si mantiene sopra la media, merito anche di un approccio che, evitando dilemmi e ragionamenti, va subito a concretizzare il grande potenziale della trama.
Una bara per rinascere
A livello di sensazioni, il film fa respirare una piacevole atmosfera anni '80 poichè è facile immedesimarsi nei comportamenti dei personaggi e fantasticare sull'uso che potremmo fare noi stessi della misteriosa bara. La narrazione si mantiene snella e spedita e tocca classiche problematiche giovanili quali l'uso di droga e gli effetti deleteri che ne derivano, ma anche la voglia di uscire da questo tunnel della perdizione e ritrovare nuovi e più solidi motivi per vivere. Nonostante lo svolgimento semplice ma non scialbo, era comunque lecito aspettarsi qualcosa di ben più entusiasmante nella parte conclusiva visto che il tutto viene degradato al livello di un diverbio giovanile e anche dal punto di vista delle interpretazioni si sarebbe potuto ottenere un risultato migliore della sufficienza raggiunta. Facendo una stima tra gli indubbi pregi e gli appena discussi difetti, la valutazione verso questa prova di Borrelli rimane comunque positiva: la storia ha fascino e lo svolgimento è privo di inconcludenze, anche se avrebbe meritato una conclusione più brillante.
Una bara per rinascere
In ultima battuta Box of Shadows e le sue idee non meritano l'oblio ma un fiducioso riscontro da parte di chi ricerca inventiva facile da assimilare e scevra da pesantezze narrative.
In pillole:
+  idea originale e coinvolgente                                                    
narrazione diretta e coerente        

- Conclusione poco avvincente
- Recitazione migliorabile


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