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Una brillante carriera ci rende davvero felici? Uomini e donne a confronto

Creato il 06 ottobre 2015 da Redatagli
Una brillante carriera ci rende davvero felici? Uomini e donne a confronto

Le posizioni di vertice nelle organizzazioni pubbliche e private sono occupate da uomini nella grande maggioranza dei casi. Appena il 5% delle grandi industrie americane è guidato da manager di sesso femminile, come recentemente riportato dall’Economist.
Perché le donne non raggiungono i piani alti?
Le risposte tradizionali sono arcinote: una cultura maschilista, meno opportunità, carenze del welfare che non sostengono le donne nella difficile missione di conciliare carriera e cura dei propri cari.
Una recente ricerca americana, tuttavia, ha cercato di capire se, a parità di condizioni, uomini e donne desiderino ugualmente una carriera di prestigio oppure no.

Il tema è stato analizzato dal team dell’italiana Francesca Gino, brillante docente in Business Admistration ad Harvard. I risultati di questi studi sono recentemente apparsi nei Proceedings of the National Academy of Sciences americana.
Emerge una radicale differenza tra i due sessi: le donne percepiscono le posizioni di vertice come ugualmente raggiungibili ma meno desiderabili.
La ricerca ha preso in considerazione volontari americani, di diversa estrazione sociale e culturale, sottoponendoli a test e a interviste. Il campione si è espresso sulla propria visione delle cariche di prestigio in ambito lavorativo e sul concetto di realizzazione personale ed esistenziale.

Quando si tratta di individuare le determinanti delle proprie scelte individuali, le donne americane considerano più fattori rispetto ai propri colleghi maschi. Il successo professionale non è che una delle componenti della realizzazione personale, decisiva per gli uomini ma molto meno per le donne.
Dalle risposte degli intervistati pare che la donna americana ambisca a raggiungere molti obiettivi esistenziali: la carriera non è che uno dei numerosi goals a cui mirare, di per sé non sufficiente a soddisfare le ambizioni personali del campione femminile considerato.

Ecco alcune delle principali differenze riscontrate tra il campione maschile e il campione femminile:

  • chiamati a immaginare la propria carriera attraverso la metafora di una scala composta da gradini, uomini e donne offrono risposte simili alla domanda “quanto è raggiungibile questo gradino?”.
    Quando si tratta di indicare il gradino “desiderabile” sulla scala, invece, le prospettive si dividono: mediamente, gli uomini vogliono raggiungere una posizione più alta di quella desiderata dalle donne.
  • gli uomini tendono ad immaginare uno scatto di carriera in termini più positivi, rispetto alle donne: il campione femminile, infatti, visualizza un maggior numero di conseguenze negative correlate alla progressione professionale, e si prefigura molto di più potenziali conflitti con altri valori della propria vita

Lo studio della prof. Gino fotografa le differenze tra le diverse aspettative di realizzazione personale del campione considerato: e basta. Non offre spiegazioni per giustificare le differenze tra le risposte fornite dagli uomini e quelle fornite dalle donne: la ricerca è condotta su un terreno neutrale, scevro da impostazioni ideologiche.
L’unica ipotesi verificata è che le donne americane, quando pensano alla  propria realizzazione personale, mediamente danno meno importanza degli uomini alla carriera professionale.

A questo punto sorge spontaneo chiederselo: nasce prima l’uovo o la gallina? Le donne hanno una visione della felicità influenzata dalla cultura patriarcale in cui sono immerse, a causa della quale non riescono a sentirsi realizzate se nella vita costruiscono soltanto una bella carriera?
O forse una donna necessita di altro, oltre al successo professionale, per ritenersi appagata?
Forse la femminilità si realizza compiutamente soltanto con il raggiungimento di altri traguardi, dal momento che una posizione di prestigio e uno stipendio da favola non sono sufficienti a soddisfare pienamente la donna americana media.

Insomma, questo studio non pecca di presunzione. Non ci dice che le aspettative di realizzazione delle donne americane sono tra le cause della scarsità di manager femminili. Ci mostra invece come a pari opportunità non necessariamente corrisponda una parificazione dei desideri.
Per tutta una serie di ragioni, che potrebbe essere interessante indagare. 

Irene Moccia
@twitTagli 

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