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Una brutta malattia recidiva

Creato il 17 giugno 2011 da Salvom1983

Una brutta malattia recidiva

Ben venga lo scandalo; non temiate che nello scandalo sia sommersa l'autorità dello stato: anzi, nello scandalo si erge sempre più solida l'autorità stessa. [...] È la catarsi liberatoria di ogni tensione. E voi giornalisti cosiddetti indipendenti ne siete, come dire, i sacerdoti benemeriti. [...] È lo sterco concimante della socialdemocrazia: le dirò di più, è addirittura l'antidoto contro il peggiore dei veleni, che è la presa di coscienza per la gente. [...] E io voglio vedere arrivare fra diciotto, vent'anni, nel 1987, anche l'88, scoppiare uno scandalo al giorno, all'ora: ministri, gente di direzione, industriali, gente incriminata in tangenti, in furti, una schifezza; tanto che sui giornali fanno più presto a fare la lista dei ministri che quel giorno non hanno rubato. Perché finalmente si arriverà al punto che anche noi italiani potremo gridare: Per Dio, siamo immersi nella merda fino al collo, ma è per questo che camminiamo a testa alta!

La faccenda che ruota attorno a Il
Luigi Bisignani è solo l'ultima riga del lungo elenco di, per essere diplomatici, affaires della storia italiana. Le circostanze, tuttavia, fanno sì che questa riga rischi di essere scritta in grassetto.
caso Bisignani, sorto all'interno dell'inchiesta sulla cosiddetta P4, sopraggiunge a poca distanza da quello riguardante la P3. Il fatto che il personaggio chiave della vicenda sia un ex (?) piduista completa il quadro. L'immagine che si ricava è quella di una distorsione di tutte le normali procedure istituzionali, comprese quelle relative alla magistratura, ossia proprio il soggetto che dovrebbe garantire la correttezza di tutto ciò che interessa la cosa pubblica e non solo. Si parla di una nuova Tangentopoli. È difficile prevedere gli sviluppi della faccenda e la dimensione che l'inchiesta assumerà. Non si sa se verrà a galla una rete altrettanto capillare di illegalità, in grado di determinare uno sconquasso nella vita istituzionale. Tuttavia, la gravità intrinseca della cosa è maggiore. Senza voler in alcun modo sminuire Tangentopoli, quello che emerse allora era una pressoché onnipresente intromissione del potere politico nella sfera imprenditoriale e finanziaria. La realtà che viene fuori ora è, volendo usare un gergo informatico, una versione 2.0. La vicenda di allora poteva essere riassunta in un enorme giro di mazzette a tutti i livelli, con le conseguenze del caso. Il complesso delle inchieste degli ultimi anni, invece, porta in superficie una commistione più complessa e, forse, pericolosa fra potere politico, servizi segreti, magistratura, imprenditoria e forze dell'ordine. Antonio Di Pietro ha usato la metafora del cancro: "Mani Pulite è stato un importante centro diagnostico, ha individuato il tumore e l'ha rimosso ma la chemioterapia spettava alla politica: ha fallito il paziente che invece di curarsi ha preferito restare malato". Aggiungerei che il paziente non è solo rimasto malato, ma si è riempito di metastasi. In un certo senso, è come se i vari scandali esplosi nel corso degli anni e considerati risolti trovassero ora una sintesi perfetta. Sembra di riconoscere l'impronta della P2 unita a Tangentopoli e ai sempiterni servizi deviati.
Come si reagisce di fronte a ciò? Quando scoppia uno scandalo, tanto più quando lo scandalo è grande, la reazione è generalmente dapprima di sorpresa e subito dopo di disgusto. Una volta che si preso coscienza della questione, la sensazione più comune è di rigetto verso un sistema che appare malato, ogni volta in modo "più cronico". È vero anche il contrario, però. Se una faccenda così inquietante è venuta alla luce, significa che non tutto è perduto e che lo Stato è ancora in grado di reagire. L'importante è che il tutto non venga insabbiato o fatto passare sotto silenzio, come troppe volte è successo. Fabrizio Cicchitto, non a caso ex (?) piduista anch'egli, ha affermato che "la magistratura sta approfittando delle difficoltà della maggioranza per rilanciare l'attacco della cavalleria giudiziaria". È la classica tesi della giustizia a orologeria, valida e credibile quanto la reputazione e la morale degli individui che la sostengono. Piuttosto, si spera che la maggioranza in disfacimento non abbia la forza di troncare sul nascere la possibilità di fare pulizia all'interno dello Stato. Le elezioni e il referendum hanno già mostrato che il popolo ne ha abbastanza della sporcizia umana e politica che infanga le poltrone che da troppo tempo occupa. Vale anche per la sporcizia non elettiva, annidata nell'apparato statale e non.
Riscontrare un problema nei meccanismi del paese non fa mai piacere. Tuttavia, l'ottimismo porta a sperare che lo scandalo Bisignani si allarghi il più possibile, quanto è necessario per far sì che il problema venga rimosso per intero, senza essere costretti fra vent'anni a fare i conti con la polvere che oggi rimane sotto il tappeto.


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