Magazine Diario personale

Una bruttissima serata

Da Aquilanonvedente

portovenereScrivo in uno stato di tensione intollerabile. All’alba non esisterò più.

Così inizia Dagon, uno dei più celebri racconti di Howard Phillips Lovecraft.

Io potrei scrivere: “Scrivo in uno stato di delusione insostenibile. All’alba me ne andrò da qui.

Si preannunciava un bel week-end questo.

Oggi pomeriggio ho portato gli auguri di Natale, accompagnati da un dolce (che non fa mai male mettere qualcosa sotto ai denti) al reparto di medicina e di day hospital dell’ospedale del mio paese: nel primo sono stato ricoverato per una settimana quando, a metà terapia radio-chemio, ho smesso completamente di mangiare; nel secondo hanno proseguito la terapia chemioterapica, accompagnandola con una di supporto per tenermi in piedi. Il personale è stato talmente gentile e premuroso che mi sento quasi in debito con loro.

Per domani mi aspettava un pomeriggio di shopping in città con la piccola.

Per domenica mattina avevo in programma di preparare le famose lasagne verdi e poi al pomeriggio… Star Wars!

Niente di speciale, intendiamoci, ma io mi accontento di poco.

E invece…

E invece stasera abbiamo quasi toccato il fondo.

Mi mancano le forze per andare avanti.

Io ho bisogno di tranquillità.

Io ho bisogno di ragionare, quando ci sono problemi da risolvere.

Io voglio cercare soluzioni; le urla non mi interessano.

Io ho bisogno della famiglia per ricaricarmi, non per svuotarmi di energie.

Io ho bisogno di pensare positivo, per darmi una spinta in più per guarire e non di arrivare a sperare di avere davanti ancora pochi anni di vita.

Io ho bisogno di lavorare per costruire un futuro migliore per la mia famiglia, perché se non vedo futuro, allora tanto vale…

Ora me ne vado a letto.

Ho spento il cellulare e non ho alcuna voglia di riaccenderlo.

Se non riuscirò a dormire, forse stanotte me ne andrò.

Stacco da tutto.

Completamente.

Che si arrangino.



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