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Una cattedra per la lingua napoletana

Creato il 29 gennaio 2014 da Makinsud

Nel settecentesco Palazzo Roccella, sede del Palazzo delle Arti di Napoli (PAN), a margine di un incontro organizzato per indagare ed analizzare le ragioni che orientano la scelta di vivere nella città di Napoli, il noto scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, precedentemente intervistato dalla nostra redazione, ha lanciato un singolare appello: “tutelare la lingua napoletana con una cattedra universitaria

Da un lato, non stupisce il fatto che lo scrittore partenopeo abbia avanzato tale proposta considerando il profondo legame con la città, al punto che – nonostante il notevole successo nel suo lavoro – non ha mai pensato di andare a vivere altrove. D’altronde Napoli è la generosa fonte di ispirazione per le sue opere letterarie che ha scelto di ambientare all’ombra del Vesuvio: sia nel caso dei romanzi gialli di cui è protagonista il Commissario Ricciardi, che per i romanzi che narrano le vicende dell’Ispettore Lojacono.

Una cattedra per la lingua napoletana

Dall’altro lato, nonostante l’amore sviscerato per Napoli, Maurizio de Giovanni non riesce a celare la profonda sofferenza nel vedere la sua città coinvolta in un profondo processo di degrado, acuito dalla mancanza di un’identità collettiva forte. “La cosa migliore – afferma lo scrittore de Giovanni - sarebbe l’istituzione di una cattedra di lingua e letteratura napoletana che attualmente non esiste in nessuna università partenopea”, per poter riscoprire l’identità collettiva e condivisa e sentirsi fieri di essere napoletani, allontanando gli spiacevoli luoghi comuni che spesso evidenziano solo gli aspetti negativi del capoluogo partenopeo, a tutto danno dell’ immagine complessiva della città.

L’appello lanciato dallo scrittore campano Maurizio de Giovanni è stato subito colto con entusiasmo dai vari rapper partenopei che, adoperando il dialetto napoletano nelle loro canzoni, cercano di preservarlo e farlo conoscere al grande pubblico e, soprattutto, al loro pubblico più numeroso, ossia le nuove generazioni. In tal senso, il rapper Luca Caiazzo, in arte “Lucariello”, molto noto a livello regionale sin dai suoi primi esordi degli anni ’90, ha subito sottoscritto l’appello lanciato dal romanziere de Giovanni, definendo uno scempio” il fatto che non esista già in alcun Ateneo campano una cattedra sulla lingua e letteratura napoletana.

lucariello

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il drammaturgo Mimmo Borelli che ha sottolineato come il napoletano, grazie alla sua grammatica complessa e alle sue parole tanto musicali, è “una vera e propria lingua” e definirlo soltanto un dialetto “sarebbe riduttivo”, ricordando anche che il Placito Capuano è definito dagli studiosi l’atto di nascita dell’italiano.

napoletano

L’appello lanciato in questi giorni dallo scrittore de Giovanni ha avuto, dunque, il positivo effetto di accendere un’interessante occasione di discussione riguardo al dialetto napoletano, che potrebbe essere una proficua chance per dare il via ad iniziative concrete finalizzare a ricreare un’identità collettiva forte, che possa in qualche modo essere utilizzata per rendere i cittadini partenopei fieri di essere napoletani e tornare ai vecchi fasti del passato, quando Napoli era la culla della cultura, dell’arte e della musica.


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