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Una copertina per Elias Khoury

Creato il 20 marzo 2014 da Chiarac @claire_com_

Tra esattamente 7 giorni esce la traduzione italiana dell’ultimo romanzo dello scrittore libanese Elias Khoury, Sinalcol, che in italiano è diventato Specchi rotti. Tradotto come tutti gli altri da Elisabetta Bartuli, Specchi rotti uscirà per la casa editrice Feltrinelli, a differenza dei precedenti che erano stati pubblicati da Einaudi.

Elias Khoury all'ultimo Festival di Internazionale a Ferrara

Elias Khoury all’ultimo Festival di Internazionale a Ferrara

Sinalcol è già stato tradotto in francese da Actes Sud con il titolo Sinalcol. Le miroir brisé e dovrebbe uscire presto anche in inglese nella doppia edizione britannica e statunitense.

Semifinalista al premio per la narrativa araba 2013, poi vinto dal romanzo del kuwaitiano Saoud al-Sanousi, il romanzo narra la “storia di due fratelli, fortemente legati al padre, in apparenza simili ma profondamente diversi, durante la guerra andranno a combattere su fronti opposti: uno si unirà alle milizie fasciste, l’altro a quelle di sinistra. Col loro incontro, dieci anni dopo, comincia un percorso a ritroso nei ricordi che, dagli anni Cinquanta a oggi, traccia la storia della generazione che nella guerra civile è andata incontro al proprio fallimento. Ma Sinalcol è anche un’animatissima tale of two cities, Beirut e Tripoli, luoghi simbolo delle contraddizioni libanesi”. E così ci aveva raccontato Giacomo, che aveva assistito all’incontro con Khoury all’ultimo Festival di Internazionale.

E fin qui, tutto va bene: io sono contenta, voi lettori siete contenti (perchè lo so che lo siete). Elias Khoury è uno dei più grandi scrittori arabi contemporanei, un fine e coraggioso intellettuale, spesso e volentieri ospite di festival ed eventi accademici ai quattro angoli del mondo.

Ah, non fosse per. Sì, avete capito: la copertina dell’edizione italiana.

Un capolavoro di banalità, che attinge all’esotismo tipico di un certo orientalismo di fine Ottocento, fino ad arrivare ad un discutibile nudo femminile, seppur sfumato, dove le donne non solo sono senza indumenti, ma anche senza volto.

specchi rotti

 Ora voi direte: blogger che strazio, queste cose le hai scritte e ridette centinaia di volte.

E forse avete ragione ma come vedete le mie parole sono aria al vento.

Quindi ho pensato di coinvolgervi nell’iniziativa:

PENSA ANCHE TU AD UNA COPERTINA PER ELIAS KHOURY.

Dopo avere letto la sinossi del romanzo, che trovate qui di seguito, pensate a cosa vi suscita e pensate a quale copertina avreste voluto vedere al posto di quella prescelta (ovviamente se la copertina vi piace saltate questa parte del post).

Invece di un nudo di donna di spalle gli editor della Feltrinelli cosa avrebbero potuto inventarsi?

Un’immagine stilizzata? Un’opera d’arte? L’opera di un artista libanese, o palestinese, o arabo? Un paesaggio? Beirut? Il Libano?

Per esempio, questa è la copertina dell’edizione francese targata Actes Sud.

specchi rotti FR

Quindi sì, questo è un “concorso di idee”. Fatevi avanti, yalla.

E scrivetemi, qui, per email o sulla pagina Facebook del blog. Vi aspetto.

SINOSSI

Beirut, gennaio 1990, notte fonda. È il giorno del suo quarantesimo compleanno e Karim Shammas sta aspettando il taxi che lo porterà all’aeroporto a prendere il volo per tornare a Montpellier, dove vivono sua moglie e i suoi figli. Per la seconda volta, a distanza di più di un decennio, si lascerà alle spalle il Libano, Beirut, una società che in quindici anni di guerra civile ha perso tutti i suoi valori di riferimento. Karim Shammas celebra il suo compleanno da solo, in una città al buio, percorsa dalle raffiche di kalashnikov e dai colpi di mortaio a cui, di lì a pochi mesi, si imporrà di partorire la pace. Verrà a raggiungerlo, nella notte, almeno una delle donne che lo hanno accompagnato nei mesi beirutini? Verrà la giovane Ghazaleh, dalla sessualità dirompente? Verrà Muna, la borghese che non vuol sentire parole d’amore banali? Verrà Hind, la fidanzata di gioventù ora moglie di suo fratello? Quel che è certo è che verranno i ricordi. Verranno gli anni dorati dell’infanzia, verrà la sicurezza di un rapporto osmotico con il fratello quasi gemello, verrà l’afflato sessantottino della giovinezza, verrà il cameratismo della militanza. E verranno la paura, la fuga, il ritorno in un paese che non è più il suo paese, verrà la disillusione di chi, non solo in Libano, ha creduto nella giustizia sociale. Tornerà davvero a Montpellier, Karim Shammas?

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NBil fatto che la copertina non ci piaccia non può andare ovviamente a discapito del libro che, mi riferiscono fonti bene informate che lo hanno già letto, è assolutamente da leggere!


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