Magazine Società
Insomma, che il cinico e nichilista Cohle alla fine salvi la pelle, che quando sta rischiando di morire abbia la visione della figlia morta quasi fosse una specie di risposta (divina o inconscia) al suo meraviglioso e sprezzante monologo a margine della tenda della Chiesa Evangelica (nell'episodio 3), che alla fine i due protagonisti – nonostante i loro trascorsi anche parecchio burrascosi – se ne vadano via insieme (abbracciati) dall'ospedale, che proprio all'ultimo lo stesso Cohle affermi che una volta c'era solo il buio, ma adesso "Secondo me, la luce sta vincendo", sono tutti segni inequivocabili di un happy end che effettivamente ribalta, e di molto, la visione espressa da Nic Pizzolatto, autore della serie, fino a quel momento. Tutti noi spettatori eravamo convinti che Cohle, a caccia del killer con quella camicia impeccabilmente bianca, icona perfetta per essere inzuppata di sangue, ci avrebbe lasciato la pelle, laggiù negli oscuri meandri di Carcosa. E invece no. Secondo me invece il finale funziona, anzi, è perfetto che True Detective termini così.
Dove sta infatti il problema della mancanza di coerenza? Che fastidio dà il finale così com'è? Ebbene, il pregio di questo finale è la sua realtà e la sua umanità, perché per sua natura l'uomo (e anche il marziano) difetta di coerenza e non è detto che questo sia un male, tutt'altro. Perché la vita è un'esperienza vera solo se porta a una mancanza di coerenza, nella misura in cui l'esperienza modifica la visione delle persone, la evolve e (si spera) la migliora. Forse è questo il suo stesso scopo, della vita intendo, se avete proprio bisogno di cercarne uno. E di certo costituisce uno dei cardini della scrittura cinematografica: il percorso del personaggio che, alla fine della vicenda narrata, non è uguale a come lo avevamo visto all'inizio. E in tutto questo acquista molto senso il fatto che, passato indenne attraverso sofferenze come quelle che Nic Pizzolatto ci ha raccontato, Cohle sia progredito e abbia trovato una scintilla, proprio come la luce di una stella nel buio, qualcosa che lo aiuti a dire che, comunque sia, comunque vada a finire, vale la pena provarci perché le nostre azioni non sono (del tutto) inutili. In fondo è quello di cui tutti abbiamo (disperatamente) bisogno. Si chiama speranza.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Il referendum non risolve l’insolvenza, il popolo greco deve sapere la verità
Tutta la verità, nient’altro che la verità. Non ci sta ad incassare le accuse del duo Tsipras/Varoufakis e passa al contrattacco Juncker, si rivolge alla... Leggere il seguito
Da Blogaccio
SOCIETÀ -
La seconda ondata
Intervista di Peter Jellen. della Rivista Online "Telepolis", a Robert Kurz, del 18 e 19 luglio del 2010 Peter Jellen: Mr. Kurz, negli ultimi tre anni, la... Leggere il seguito
Da Francosenia
CULTURA, OPINIONI, SOCIETÀ -
“Hic Rhodus, hic salta” – Grecia, Tsipras e la democrazia col culo del popolo
Il titolo dell’Huffington Post del 28/06/2015 “Hic Rhodus, hic salta” [“Qui [è] Rodi, salta qui”. Il senso traslato è “Dimostraci qua e ora le tue affermazioni”. Leggere il seguito
Da Carusopascoski
OPINIONI, SOCIETÀ -
Il controverso caso del dott. Andolina
É di pochi giorni fa la notizia (qui, dal sito de La Stampa) dell'arresto del medico triestino Marino Andolina, nell'ambito di un'inchiesta della Procura della... Leggere il seguito
Da Gaetano61
SOCIETÀ -
Ad un passo dalla guerra – scenari di guerra nei cieli di Ustica
I-Tigi siamo noi, ogni volta che siamo in volo – racconta Marco Paolini nel suo monologodedicato alla tragedia del volo Bologna Palermo, Ustica. La storia del... Leggere il seguito
Da Funicelli
SOCIETÀ -
Il doppio fronte operativo in Afghanistan. Al via “Azm” la nuova offensiva di...
di Claudio Bertolotti scarica la pubblicazione completa CeMiSS OSS 3/2015 (articolo pp. 114-128) ISBN 978-88-99468-06-04 Claudio Bertolotti warns us of the IS... Leggere il seguito
Da Asa
POLITICA, POLITICA INTERNAZIONALE, SOCIETÀ