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Una donna al Quirinale: un sogno?

Da Woman_to_be

 Le candidate di Lella Golfo e Mara Carfagna (Pdl), Alessia Mosca (Pd) e Linda Lanzillotta (Api),. da Elsa Fornero a Tina Anselmi: "E' improbabile che accada, ma se Napolitano lo ha detto avrà sondato il terreno"

LAURA PREITEROMAUna donna al Quirinale? Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano se lo augura ma per le parlamentari donna, che la realtà dei palazzi la vivono tutti i giorni, non sembra un sogno che si potrà realizzare nell’immediato, a scadenza del settennato di Napolitano, a maggio 2013.
Lella Golfo, parlamentare Pdl e da sempre in prima linea per promuovere una maggiore presenza delle donne in politica e nelle professioni con la sua Fondazione Bellisario, è scettica:  «Ho dovuto lottare molto per la legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione, una donna presidente della Repubblica è una sfida ancora più importante, certo l’indicazione di Napolitano non sarà stata a caso, avrà sondato il terreno». E fa qualche nome: «Ce ne sono tantissime che potrebbero fare il presidente. Tra le ministre preferisco Elsa Fornero che ha anche vinto il premio Marisa Bellisario. Poi penso ad Anna Maria Tarantola, (vice direttore della Banca d’Italia, ndr) e a Letizia Moratti che ha risanato la Rai, è stata sindaco di Milano, ha un profilo sia istituzionale che internazionale».
Poco dopo le parole del Presidente Napolitano, trasmesse sabato da Rai educational (“spero che presto ci sia una candidata donna al Quirinale”), il pensiero è andato ad Emma Bonino, attuale vice presidente del Senato e già candidata nel 1999, quando poi fu eletto dal Parlamento Carlo Azeglio Ciampi. «Per quanto riguarda Emma Bonino – continua Golfo - è stata contro la mia legge sulle quote nei consigli di amministrazione ma salirebbe al Quirinale grazie alle quote, mi sembra una contraddizione».
«Sarebbe bello ma la nomina di una donna al Quirinale è poco probabile – spegne ogni entusiasmoLinda Lanzillotta, Api – Terzo polo -: in questi anni la politica è diventata sempre più maschile a causa della legge elettorale e a meccanismi di cooptazione. Le donne, che già faticavano a crearsi ruoli di leadership, hanno perso di credibilità. La proposta di una candidatura femminile non arriva dai partiti, Monti è stato l’unico che ha fatto una vera promozione delle donne in politica». Molte le candidate ideali: «nelle istituzioni finanziarie, nella Banca d’Italia, al Parlamento Europeo ma il punto è capire se si aprirà una partita fra gli "outsider". Se guardiamo alle candidature dei partiti, da Letta, Berlusconi, a Prodi e Casini, sono tutti maschi. Una candidatura femminile implicherebbe una capacità di visione, generosità e investimento sul futuro da parte dei politici maschi di cui non abbiamo avuto finora molte tracce ».
Scettica anche l’ex ministro per le pari opportunità del governo Berlusconi, Mara Carfagna. Impegnata in un tour elettorale nelle Marche, risponde: «È auspicabile una donna al Quirinale ma non so quanto probabile. Il voto per l'elezione del Presidente della Repubblica è segreto e a votare sono prevalentemente uomini: questo dato non è irrilevante. Credo che la loro scelta ricada nella stragrande maggioranza dei casi su un uomo». Difficile spuntare un nome: «un esercizio inutile, oltre che una mancanza di rispetto per le tante donne che potrebbero ambire a questo ruolo». Ma poi un nome la Carfagna lo fa, un augurio più che una candidatura,: «Pochi giorni fa è stato il compleanno di Tina Anselmi: il nostro Paese ha avuto grandi padri, ma anche grandi madri. Con lei e dopo di lei ce ne sono state e potranno essercene molte altre.». Tina Anselmi, partigiana, prima donna ministro del Lavoro ha compiuto ieri 85 anni.
Nessun nome nemmeno a sinistra, ma Alessia Mosca, Pd, cofirmataria con Lella Golfo della legge sulle quote rosa è ottimista: «Negli ultimi mesi abbiamo visto succedere cose inaspettate, anche ciò che credevamo impossibile. Una donna presidente della Repubblica avrebbe un valore eccezionale, sarebbe rompere il tabù che solo un uomo può essere presidente della Repubblica. È lo stesso principio per cui abbiamo sostenuto le quote nei consigli di amministrazione, i modelli sono importanti, i luoghi istituzionali non sono appannaggio solo maschile».  
Dal sito : http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

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