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Una Fragola al mese: Giugno 2014

Da Strawberry @SabyFrag
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Eccoci di nuovo con il solito appuntamento mensile. Giugno, come è andata? Scopriamolo!
I libri di giugno
A giugno ho stabilito un record in negativo. Nessun libro finito. Ho tre letture in itinere, ma sono lontana dalla conclusione per tutti e tre. Giugno è stato un mese decisamente impegnativo, a livello lavorativo, tra scuola ed esami (non miei, ma comunque impegnativi), spostamenti su e giù tra Torino e Bologna, imprevisti, ricerca casa e tanti pensieri negativi che affollavano la mia mente. Il risultato è stato una scarsa concentrazione nella lettura e una stanchezza che mi coglieva al solo girar di pagina. Solo da qualche giorno sto ritrovando un certo ritmo e spero che luglio sia un mese proficuo per le letture.
Intanto i miei in lettura sono:
  • Villette di C. Bronte. Iniziato ad aprile, abbandonato, ripreso a metà maggio, a giugno in sospeso. Non sapete che frustrazione. Io amo la Bronte e la sua scrittura, ma non so se non è periodo o cosa, ma il libro non scende. E sì che mi avevano detto fosse più bello di Jane Eyre. E in effetti, non credo sia colpa del libro. Questo stato di empasse dimostra la veridicità della teoria per cui un libro sbagliato al momento sbagliato è una mazzata sui denti più che un piacere. Ho deciso di lasciarlo sedimentare fino a settimana prossima, quando le acque si saranno nuovamente calmate, e di riprovarci con la mente meno ingombra di pensieri. Vedremo come andrà a finire…
  • A sud del confine a ovest del sole di H. Murakami. Altro autore che adoro e il libro mi prende tanto. Infatti, da qualche giorno più libera, è stato un gran piacere rituffarsi dento la sua storia. Credo che lo finirò a breve. Credo.
  • I fratelli Karamazov di F. Dostoevskij. Arriviamo al nostro gruppo di lettura. Un mattonazzo per l’estate. Le insidie erano naturalmente dietro l’angolo. Ovviamente, come fu per Hugo, io sono già indietro di almeno una tappa. Ma a differenza del caro Victor, la scrittura del Dosto è molto più scorrevole, ha un piglio più energico, una sottile ironia e non ci sono le digressioni infinite su storia e religione presenti invece nei Miserabili. Datemi una settimana e potrei essere in ripresa. Potrei.

Faccio cose, vedo gente
Durante una delle mie incursioni torinesi, sono andata a vedere la mostra “Preraffaelliti. L’utopia della bellezza”. Ci tenevo a questa mostra, perché ho sempre avuto una predilezione per questa corrente artistica fuori dagli schemi, di una bellezza unica, una delle espressioni più autentiche del periodo vittoriano. La mostra, presso Palazzo Chiablese fino al 13 luglio, è un percorso suggestivo tra i 70 capolavori della confraternita preraffaellita solitamente custoditi alla Tate Gallery di Londra. Ci sono tutti: Ford Madox Brown, Edward Coley Burne-Jones, John Everett Millais e Dante Gabriele Rossetti. La mostra si struttura in aule tematiche, che mettono l’accento sui vari momenti della corrente e sulle tematiche principali a cui i pittori preraffaelliti si dedicarono: il rifiuto del concetto di arte imposto da Raffello in poi e il recupero di un’espressione artistica colma di richiami non solo biblici ma anche letterari, in particolare a Shakespeare e Dante, fiabeschi e sociali, contraddistinta da una forte componente simbolica e da un’estetica raffinata e attenta ai dettagli, dove i concetti di vita e arte si fondono in un un unico artistico di straordinaria bellezza.
preraffaelliti
Le atmosfere sono malinconiche, nostalgiche, decadenti. Forse per questo ho sempre trovato i preraffaelliti così ben integrati con il loro periodo storico, perfetti se si pensa alla società inglese dell’epoca e a quello che succedeva in letteratura o in altre correnti vicine alla confraternita, decadentismo, simbolismo, estetismo. Opere  come Ophelia o Beata Beatrix sono per me poesia tradotta in forme e colori e la storia che vi è dietro, i retroscena che legavano le vite dei pittori della confraternita inestricabilmente, aggiunge fascino a dipinti già di per sé così attraenti. La modella per entrambi i dipinti, infatti, è Elizabeth Siddal, modella prediletta dei preraffaelliti, perché incarnazione del loro ideale di bellezza, etereo e seducente. La Siddal si innamorerà poi di Rossetti e lo sposerà nel 1860, un matrimonio che la porterà a manifestare liberamente la sua arte. Anche lei, infatti, era pittrice nonché poetessa, e la mostra di Torino ospita alcune delle sue tele, sicuramente influenzate dall’opera del marito, ma che mostrano una sua identità ben precisa. Purtroppo, la Siddal morirà prematuramente a causa di una salute cagionevole e di una forte depressione che si crede l’abbia condotta al suicidio. La sua salute era peggiorata in seguito alla realizzazione da parte di Millais di Ophelia, il quadro manifesto della corrente preraffaellita. Durante le sessioni di posa, Elizabeth fu costretta a rimanere per ore immersa in una vasca da bagno e lei resistette anche quando si ruppero le lampade che servivano a riscaldare l’acqua. In seguito all’incidente, la Siddal si ammalò di una bronchite acuta, mai curata del tutto.
beata-beatrix-1880Dopo la sua morte, Rossetti le dedicherà una delle sue opere più famose, Beata Beatrix, dove Elizabeth Siddal presta la sua figura a Beatrice Portinari, così come viene descritta da Dante nella Vita Nuova nel momento della sua morte. E lì, davanti a questo quadro, che finalmente mi è stato chiaro il concetto di amore idealizzato da Alighieri e mi sono commossa pensando all’amore che Rossetti ha voluto esprimere con questa sua opera, un sentimento arrivato intatto fino a noi, e chiunque abbia visto questo quadro non potrà non avvertilo al sol guardare il volto di Beatrice o la luce che illumina i suoi capelli rossi, dello stesso colore dell’uccello rosso simbolo dell’amore. Emozione.La mostra è corredata anche di un interessante video-commento in cui si raccontano le storie dei pittori preraffaelliti e l’impatto che a corrente ha avuto sulle generazioni avvenire e le espressioni artistiche moderne. Ho adorato la connessione tra preraffaelliti e la cultura gotica e dark così in voga negli anni ‘80 oppure con i film di Tim Burton! La sposa cadavere come la donna preraffaellita, perché no?In definitiva, sono molto soddisfatta della mostra. Temevo fosse uno specchietto per allodole, uno di quegli eventi pompati al massimo ma che non avrebbe mantenuto le promesse, e invece mi sono ritrovata in un viaggio bellissimo all’interno di una corrente rivoluzionaria di grande fascino.
Il sito del mese
Gironzolando sul web mi sono imbattuta su questo blog intitolato “Libri nei film”. E me ne sono innamorata. Al suo interno, infatti, troverete segnalazioni su diversi film e i libri che vi compaiono. “Si tratta di libri che vengono presi in mano o che sono letti dai personaggi, libri che si vedono abbandonati su tavoli o sono in bella vista su comodini, oppure libri che magari non si vedono ma vengono citati dai personaggi del film” dice l’ideatore del blog, “Non voglio credere che la loro presenza sia semplicemente dettata dal caso, ma ritengo che in qualche modo la loro presenza sulla scena oltre a “connotare la formazione del regista” li rende inconsapevolmente partecipi della storia.” Un pensiero assolutamente condivisibile: chi, guardando un film in cui un personaggio sta leggendo un libro, non ha tentato di sbirciarne il titolo? Lo trovo un progetto assolutamente delizioso, a cui può partecipare chiunque inviando suggerimenti a: [email protected]libri nei film
La musica che mi frulla intesta
Questo mese mi sono concessa due concerti, gratuiti e goduriosi. Il primo è stato quello di Brunori Sas, che ha inaugurato con il suo concerto il Botanique Festival di Bologna. Mi piace la musica di Brunori, il suo raccontare uno provincia che non è mai banale o stantia, ma si rivela fucina di pensieri e idee. Con i suoi tre album, Brunori ha cantato il suo passato, la realtà che lo circonda e infine se stesso, nell’ultimo album intitolato “Il Cammino di Santiago in taxi”. Molti considerano quest’ultimo lavoro troppo gloomy, triste e fin troppo intimista rispetto alla sua precedente produzione; io, invece, lo trovo perfettamente in linea con il suo percorso e la sua crescita umana e artistica. A me una canzone come Arrivederci tristezza mi ammalia e l’ascolterei tutte le sere. Per quanto riguarda il concerto, era la prima volta che ascoltavo Brunori dal vivo e devo dire che lui è bravo e simpatico, sa intrattenere il pubblico e il tempo vola letteralmente. Ha cantato le canzoni dell’album nuovo che le canzoni  più amate dei dischi vecchi: Come stai, Lui, lei Firenze, Guardia ‘82, ecc. Che ve lo dico a fare, da prima del suo concerto fino a pochi giorni fa, la sua musica è risuonata nella mia testa e non solo, quindi il mese di giugno è soprattutto dedicato a lui.
Altro concerto è stato quello dei Zen Circus. Tralascio il fatto di essermi sentita vecchia come in pochi altri momenti della mia vita, in particolare quando hanno cominciato a pogare e io mi sono defilata il più indietro possibile per paura di finire nella calca (non che prima ci sguazzassi in situazioni del genere, ma se mi ci trovavo…), ma il concerto è stato un adrenalinico mix di canzoni vecchie e nuove. Ammetto che il loro ultimo disco, Canzoni contro la natura, non mi ha fatto impazzire, ma mi sono divertita tantissimo ed è stata una serata decisamente elettrizzante. con picchi notevoli su canzoni come Andate tutti affanculo, da sempre un manifesto più che un invito. E il rock italiano ha alternato il cantautorato italiano in questo giugno 2014.
E con questo è tutto gente. Buon luglio!

Una Fragola al mese: Giugno 2014

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