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Una mamma come me

Da Contofinoa3



foto Loretta Campomaggi

 Nicoletta ha un tumore, forse anche più di uno.Lei è come me mamma di tre gemelli nati 20 ore prima di Davide, Alessandro e Chiara.Ci siamo conosciute nel reparto del Sant’Anna dove eravamo entrambe ricoverate.A settembre sono tre anni.Da quando abbiamo lasciato le incubatrici non ci siamo più viste ma abbiamo mantenuto vivo il nostro rapporto al telefono.Ha condiviso i racconti della sua malattia che si è manifestata quando i piccoli avevano 6 mesi.Sembrava tutto sorpassato ma non è così.Oggi siamo andati tutti a casa sua…Ci hanno accolto con un affetto e un amore che raramente ho trovato. Per almeno dieci volte Nicoletta mi ha detto che la nostra visita è una festa.Lontano dalla loro terra natia da molti anni, abitano in val Chisone, tra Pinerolo e Sestriere.Da quando ho visto il corpo di babbo rimodellarsi a causa del cancro mi sono ripromessa che avrei fatto di tutto per non rivivere esperienze così, almeno se possibile…I bambini non capiscono quando il corpo di una giovane donna del 1977 è consumato e sfatto dal male; quindi può sembrare tutto normale.I nostri 6 bambini hanno occupato tutte le incubatrici di una stanza del CNR del Regina Margherita. Della ragazza che ho salutato il giorno delle dimissioni resta solo la voce… e le loro foto sul mobile del soggiorno.In quei 10 occhi non ho visto neanche un momento di commiserazione e tristezza; i loro bimbi non si sono mai lamentati di nulla; i nostri, in parte giustificabili per la stanchezza e la mancanza di sonno, sono stati insopportabili…Durante la nostra breve passeggiata, i sette cuccioli hanno iniziato a giocare a una fontana… Come sempre quando si gioca con l’acqua, hanno iniziato a bagnarsi, da maglietta a scarpe. “Piano, non così, fate piano, attenzione..”. E Nicoletta rideva “Ma sì, è acqua, fa caldo”… Poi suo marito ha iniziato a insistere e così, lentamente, li abbiamo allontanati…Siamo rimaste sole e Nicoletta mi dice: “Lasciate che giochino tranquilli… anche se si sono bagnati… voglio che resti a tutti loro un bel ricordo di questa giornata passata insieme…”Così mi domando, in mezzo a qualche lacrima nascosta, guidando verso casa e scrivendo stasera: “Ma chi cazzo sono io per pensare di potermi lamentare? E di cosa, poi? Della casa piccola? Loro vivono in camera e cucina e i bimbi non se ne sono accorti… Mi lamento perché vorrei dare loro mille opportunità? Futuro? Vorrei guadagnare di più… Un lusso pensare al futuro che non tutti possono permettersi…”

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