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Una pantera in cantina, di Amos Oz - Recensione

Creato il 27 dicembre 2012 da Nicola Nicodemo
Una pantera in cantina, dell'autore israeliano Amos Oz, è il quinto dei "15 books for Christmas". Ho finito di leggerlo il giorno di Natale, ma pubblico solo ora la recensione, che è stata difficile da scrivere.
Una pantera in cantina, di Amos Oz - RecensioneMi tocca fare una breve premessa iniziale. Non è semplice, per me, relazionarmi ai testi di Amos Oz. E non è per il suo stile di scrittura, né per il suo modo di raccontare le storie. Forse è per le storie in sé, per quello che vogliono trasmettere. Quando ci avviciniamo - o dovrei dire mi avvicino, perché forse è un problema solo mio - ad un autore con un forte senso autobiografico, che parla di sé e della propria terra, del proprio popolo, con un'intensità e con un trasporto così forti, non si può far finta che quella sia solo una storia romanzata. No, c'è di più, c'è storia, c'è vita vera, ci sono idee e ideologie. Ecco. Nei libri di Amos Oz c'è forte ideologia, c'è spirito di patria, un forte legame alle origini. E quasi diventa tangibile, a volte soffocante. E così mi trovo non a esprimere un commento su un'opera, ma su un uomo e sulla sua storia.
Una pantera in cantina è la storia di Profi, che poi sarebbe l'autore stesso. Amos ripercorre, a qualche decennio di distanza, la sua infanzia nel contesto storico della nascita dello Stato di Israele. Siamo in quel periodo in cui, appena acquietatosi il mostro della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto, gli ebrei sentono forte il desiderio, anzi, il bisogno, di avere una propria terra. E quella terra, che di lì a poco si chiamerà Israele, è occupata dagli Inglesi.
Profi, il "professore", vive dall'esterno e con gli occhi di un bambino innocente e ingenuo, un conflitto aspro, destinato a non avere fine. Ma i sentimenti di rabbia e di amor di patria stringono il suo cuore, come quello di chiunque altro. Profi ha così fondato, con i suoi due amici, un servizio segreto. Il loro obiettivo? Cacciare via gli inglesi da Israele.
In uno spaccato di vita quotidiana, come Amos Oz è capace di ritrarre, la realtà si fa quantomai concreta, seppure smorzata dei suoi toni più duri dall'innocenza della voce fanciullesca che ci narra la storia. Ne viene così fuori non l'asprezza del conflitto, ma il conflitto dei sentimenti.
Profi è un vile traditore. Non perché abbia rivelato indiscrezioni al nemico, né perché sia stato corrotto amicizia col nemico. Profi è un vile traditore perché ha stretto amicizia con un inglese. Ma cosa significa tradire? In quella realtà e in quel preciso contesto storico, anche il significato delle parole di una lingua così antica, va rimesso in discussione, come il significato dei sentimenti.

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