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Una partita cominciata quattromila anni orsono

Creato il 07 dicembre 2010 da Tnepd

Una partita cominciata quattromila anni orsono

Le conquiste di Alessandro Magno


Eccoci alla seconda puntata del nostro ameno manuale di Risiko. Ci eravamo lasciati all’8 settembre 1943, data simbolica - ma non troppo - in cui due dei quattro giocatori “italiani” seduti al tavolo dovettero alzarsi (Benito e Vittorio Emanuele) mentre i due ancora in gioco (Pio XII per il Vaticano e probabilmente il duo Lucky Luciano - Calogero Vizzini per la Mafia) scendevano a patti con l’invasore. Per chi se la fosse persa, consiglio vivamente la lettura del primo capitolo della saga.
Nel primo capitolo abbiamo parlato delle tre tipologie di pedine - omini, armate e bandierine - che rappresentano rispettivamente le risorse umane, militari e finanziarie a disposizione dei giocatori. Per comprendere le conseguenze geopolitiche della seconda guerra mondiale dobbiamo tornare indietro di nuovo e parlare di come nacque il gioco e di come evolse nel tempo, di come fu elaborato il regolamento e di come fu modificato piu’ volte fino alla versione precedente al conflitto. E’ uno sbattimento, lo so, ma e’ una pillola che va ingoiata. Solo cosi’ potremo farci un’idea piu’ chiara su cio’ che avvenne in quella congiuntura storica che per noi italiani e’ strategica, per non dire epocale.
Anzitutto, chi comincio’ la partita? Chi sedette al tavolo e si mise a giocare?
Agli esordi della partita, a spanne quattromila anni orsono, potevano sedere al tavolo di gioco coloro che rispondevano ad un requisito tutto sommato semplice: avere il dominio assoluto su un territorio piu’ o meno vasto, ossia avere abbastanza omini e armate da contrapporre ai confinanti e potenziali invasori. Le bandierine furono introdotte successivamente.

Una partita cominciata quattromila anni orsono

L'Impero Romano all'apogeo

In effetti il tavolo fu da subito e per lungo tempo molto grande e affollato della piu’ varia, ipertricotica umanita’. Il tavolo era tanto grande che quelli che stavano da una parte non potevano interagire con quelli dall’altra, a mala pena li vedevano. C’erano giocatori di tutti i generi, ciascuno col suo fazzoletto di terra da difendere fino alla morte avvalendosi dei pochi omini e le poche armate a sua disposizione. Alleanze e strategie erano ancora allo stato embrionale. Quei giocatori, benche’ grezzi e rumorosi, erano un mirabile esempio di proporzionale senza soglia di sbarramento, un caleidoscopio variopinto di umanita’, un po’ come l’odierna sala popolare di un casino’, per capirci. Ciascuno dei giocatori, lanciando i dadi, doveva soprattutto preoccuparsi dei suoi confinanti piu’ prossimi. Con la maggior parte degli altri non c’era occasione di incrociare le lame date le distanze geografiche allora incolmabili che li separavano.
Nonostante i tempi non fossero maturi, non mancarono i tentativi concreti di raggiungere l’obiettivo richiesto dal cartoncino che – ricordiamolo – era ed e’ per tutti i partecipanti la conquista dell’intera mappa. Limitandoci alla porzione centrale del tavolo, si pensi a cosa seppero fare certi Faraoni, si pensi ad Alessandro Magno, a Giulio Cesare, agli Asburgo, i Borboni e poi Napoleone o i Romanov in Asia. Su tutti si pensi a cosa seppe fare il Vaticano avvalendosi per quasi due millenni delle carte superbonus ottenute nel 313 in quel di Milano grazie ad un intervento sul regolamento che nessuno ebbe piu’ le palle di modificare in seguito.
Secolo dopo secolo il numero dei partecipanti alla partita si ridusse. Attraverso annessioni, conquiste territoriali, colonizzazioni politiche e commerciali, i giocatori piu’ scaltri assorbirono o eliminarono inesorabilmente i piu’ deboli. Quelli che rimanevano si dividevano sempre la stessa torta e diventavano sempre piu’ potenti.

Una partita cominciata quattromila anni orsono

L'Europa di Metternich

Nel corso del XIX secolo tra i giocatori europei si consolido’ una consuetudine che divenne parte integrante del regolamento. Per millenni si era parlato di reami, dominii, imperi, sultanati, ducati e via discorrendo. Nel corso del XIX secolo quasi tutti i territori della mappa divennero Stati. Si decise di procedere in questa direzione per mille ragioni che sarebbe davvero lungo riportare qui (Per chi ne volesse conoscere una buona parte consiglio Robert Palmer e Joel Colton: Storia del mondo moderno; seconda meta’ del primo e tutto il secondo volume). Accontentiamoci di riconoscere cio’ che accadde, accettiamolo come un fatto compiuto, d’altronde lo e’. Si tratto’ in effetti di una lenta rivoluzione a livello regolamentare che coinvolse in special modo i giocatori europei. A promuoverla furono due tra i best players del secolo in quell’area - entrambi non a caso “tedeschi” - e lo fecero a distanza di cinquant’anni l’uno dall’altro. Il primo si chiamava Klemens von Metternich e lancio’ la proposta nel 1815 nel corso di un summit dei giocatori che e’ passato alla storia sotto il nome di Congresso di Vienna, il secondo si chiamava Otto von Bismarck. Otto era un prussiano di ferro che sosteneva che la gente dormirebbe meglio se non sapesse come si fanno le salsicce e la politica. E aveva ragione. Ma noi vogliamo dormire male percio’ non molliamo.
Insomma, per ragioni di convenienza reciproca, i giocatori si misero d’accordo e divenne consuetudine che i partecipanti alla partita di Risiko sul campo europeo si portassero in dote uno Stato abbastanza grande e strutturato da risultare significativo nell’equilibrio internazionale ma non cosi’ grande da mettere in discussione la sovranita’ degli altri. Il tentativo di raggiungere l’obiettivo del cartoncino proditoriamente messo in atto da Napoleone qualche anno prima bruciava ancora ed i giocatori erano inevitabilmente stanchi dopo secoli di guerre; inoltre dovevano vedersela con le rivolte degli omini che si facevano di anno in anno piu’ ingestibili.
Il XVIII ed il XIX secolo sono ricordati infatti anche per le rivoluzioni degli omini, in special modo degli omini americani, francesi e russi ma in generale di tutti coloro i quali contribuirono a quello che, non a caso, si ricorda come un vero ’48. Questi abbozzi di rivoluzioni – in cui ho sempre intravisto una certa meschinita’ d’intenti - contribuirono almeno a convincere i giocatori che una fase di relax era necessaria. L’Europa che conosciamo nacque cosi’. La pace duro’ per un po’.

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Prima guerra mondiale: omini alle prese coi gas tossici

All’alba della prima guerra mondiale, il planisfero del Risiko si poteva grossolanamente ed arbitrariamente dividere in tre parti: all’estrema sinistra della mappa c’erano gli americani che si facevano piu’ o meno gli affari loro dopo aver conquistato il diritto ad un colore proprio (stelle e strisce) con la guerra d’indipendenza ed essersi chiariti le idee e fatti le ossa con quella (fallita) di secessione altrimenti detta Guerra Civile Americana anche se di civile ebbe molto poco. Dalla parte opposta, spariti i mongoli, se la giocavano cinesi, indiani e giapponesi ma per ora non ci interessano. Al centro della mappa, chi conosce un briciolo di geografia lo sa, c’erano (e ancora ci sono) in basso l’Africa con le sue mille tribu’ e in alto l’Europa con i suoi Stati. La prima era destinata a soccombere perche’, nonostante fosse fornita di omini e risorse a profusione era del tutto sprovvista di carri armati adeguati. Oggi sappiamo che quel gap tecnologico non era destinato ad essere colmato. L’Europa si componeva di Stati piccoli, se paragonati agli USA o alla Cina, ma agguerriti e – al contrario dell’Africa – era decisamente all’avanguardia nelle arti e nella tecnica. Dal punto di vista politico (ossia delle relazioni tra i giocatori seduti al tavolo) l’Europa viveva l’equilibrio precario stabilito dagli accordi germanofili di cui abbiamo detto sopra. Nel 1914 l’equilibrio si spezzo’ e guerra mondiale fu. La prima.
E fu un massacro. I piu’ giovani tendono a sottovalutarla perche’ poi ne venne un’altra dotata di un appeal mediatico superiore, in verita’ la prima guerra mondiale fu un’ecatombe ben superiore alla sua figliastra, fu una guerra di trincea fatta con la vecchia mentalita’ dello scontro omino-omino ma con armamenti nuovi, fu uno sfacelo in cui i giocatori coinvolti persero milioni e milioni di omini, molti carri armati e qualche bandierina. Quasi tutti se ne pentirono.
I giocatori europei trascorsero il decennio successivo il conflitto a leccarsi le ferite. Gli Stati Uniti, al contrario, se la spassavano come mai prima d’allora. La guerra in casa d’altri s’era rivelata un business niente male. Appresero la lezione e non la dimenticarono piu’. Una nuova ghiotta occasione si sarebbe presentata di li’ a poco. I giocatori europei, incapaci di mettersi in qualche modo d’accordo, ripresero presto a bastonarsi a vicenda. Fu l’epoca dei fascismi, ossia dei giocatori che si presentavano al tavolo del Risiko forti di una grande coesione delle pedine sul loro territorio. Italia e Germania su tutti, ma anche Giappone, Russia, Cina e via discorrendo.

Una partita cominciata quattromila anni orsono

1940: omini italiani in Piazza Venezia

Mussolini e Hitler ebbero accesso al tavolo rispettivamente nel 1922 e nel 1933, entrambi con un colpo di Stato, come si conviene accada in genere. Va sottolineato che i due, al pari di molti altri, si proponevano quali rappresentanti - fondamentalmente autodesignati - dei rispettivi popoli, ossia dei rispettivi omini. Su questo si basava il concetto di Stato che aveva trovato spazio un po’ ovunque nel corso del XIX secolo. Senza uno spirito nazionale, un volksgeist, da portarsi dietro come referenza, era difficile essere accettati nel circolo dei giocatori. I tedeschi, lo sappiamo, in quanto a volksgeist non erano secondi a nessuno.
Prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale la situazione era la seguente:
. La dimensione del tavolo si era vistosamente ridotta, ora tutti i giocatori potevano interagire tra loro, le distanze erano un ostacolo quasi completamente superato.
. La mappa su cui si giocava la partita era ben definita, i confini delle influenze di ogni giocatore erano nitidi. Ciascuno controllava un territorio preciso e le pedine su quel territorio erano tutte – o quasi tutte – del suo colore. I tedeschi in Germania, gli italiani in Italia, i francesi in Francia e via discorrendo.
. Anche le bandierine circolavano soprattutto entro i confini nazionali ma non tutte. Di afflussi e deflussi di denaro transfrontalieri ce n’erano parecchi gia’ a quei tempi ed i ministeri del tesoro degli Stati riuscivano a stento a controllarne la movimentazione. Non a caso alcune delle priorita’ dei fascismi furono l’attuazione di politiche protezionistiche che riducessero gli scambi con altri Stati e lo sterminio degli ebrei.
Le armate erano pronte, furono concordate le alleanze e agitati i dadi. Un’altra avvincente stagione di guerra stava per cominciare.
Alla luce di queste ulteriori inquietanti rivelazioni puoi leggere anche:
Perche’ Marco Travaglio potrebbe lasciare il Fatto Quotidiano? - Virus (un post che nessuno vorra’ mai condividere) - Chi s’accontenta gode - Sento odore di secessione - Una guerra incomprensibile, per fortuna - Chi e’ il dottor Mengele che (la) in(o)cula (in) miliardi di cavie inermi? – I had a dream
Il manuale di Risiko di TNEPD:
Se sai giocare a Risiko sei a buon punto nella vita Una partita cominciata quattromila anni orsono
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