Magazine Diario personale

Una Quaresima di speranza.

Da Gattolona1964

 

Ieri nove marzo 2014 era la prima domenica di Quaresima che anticiperà la Santa Pasqua 2014. Durante l’omelia alla Messa del mio paesino, il nostro Parroco ci ha caldamente invitati a dare qualcosa agli altri senza nulla pretendere in cambio, a farlo con umiltà e desiderio di farlo. Un’azione qualsiasi rivolta alle altre persone che non conosciamo, compiendola durante tutti questi quaranta giorni circa che precedono la Risurrezione di Nostro Signore.Il nostro gentile Parroco Don A.M.,  Si riferisce spesso al nostro amatissimo Papa Francesco, cita sovente le sue frasi e da quando questo Papa è stato eletto, non c’è domenica che il nostro Parroco non ci riporti qualche esempio da Lui detto da seguire. Mi è rimasta molto impressa la frase di ieri “chi tra voi desidera mettersi al servizio degli altri della nostra comunità me lo comunichi e diverrà custode ed aiutante degli altri, cercando di sopperire laddove questi non vi riescano.”, per i più disparati motivi, nei quali non mi pare il caso di entrare nel merito. Ho pensato e ripensato e ho deciso, felice di farlo, quindi di mettre a disposizione di chi non conosco per intero, la lettura della mia fiaba riguardante le avventure narrate da Gattolona Pasticciona. Un umilissimo dono a chi dodici euro,(che non sono tanti!)  non può spenderli, oppure a quei genitori che assieme ai genitori devono fare una scelta se acquistare il mio libro oppure comperare il pane e un poco di formaggio. Oppure la regal oanche a chi semplicemente desidera trarre spunti di pubblicazione di un libro, usando la tecnica dei capitoli brevi e no nstancanti che ben si addicono ad una favola per bambini dai 6 anni in poi. La pubblicherò quindi a capitoli, sono e ben si prestano ad una lettura non impegnativa per lo più serale, prima della buonanotte.Come dire, la caramella dolce della sera, quqalche sera si può non mangiarla e non succede nulla! Si rigusta volentieri, anche dopo qualche sera, mettendo un piccolo segn odove eravate rimasti. Vi suggerisco di stamparvi i capitoli di volta in volta, in questo modo avrete il vostro libro in formato “casalingo” senza nulla spendere, lo potrete leggere e rileggere quando lo desiderate e potrete trarre spunto dalla costruzione tenica del testo, tenendo conto della grammatica, della sintassi, e dei discorsi diretti che abbondano nella mia favola! Questa fiaba è adatta anche agli adulti che amano sognare, si sposa bene con chi la Speranza ha perso da un bel lasso di tempo, oppure reputo sia in sincronia con chi vuole vedere una favola, come al cinema. Essendo densa di piccoli particolari, descritti da me in modo accuratio e minuzioso come mio stile, vi accorgerete di essere dentro alla fiaba, potrete toccare con mani i personaggi, i luoghi ed essere voi i protagonisti amici dei miei protagonisti. Questa, a detta delle persone che hanno già avuto il piacere di leggerla, non è la solita favola, ma una storia nella quale entrare come in treD. Vi accorgerete cammin leggendo che ciò che affermo è vero: il mio intento è quello di portarvi dentro alla mia storia, e voi ,senza accorgervene entrerete con un volo super stellare!La regalo molto volentieri, essendo l’unica e sola proprietaria del contenuto letterario, avendo tutti i diritti in mio possesso, non avendone ceduto nessuno, potrei addirittura ristamparla con illustrazioni diverse e con un Editore di fiabe. Tengo a precisare che sto già lavorando alla seconda avventura di Gattolona e vi assicuro che rimarrete a bocca aperta! Ora dolci bambini, affettuosi nonni, gentili genitori e bravi insegnanti, vi lascio all vostro libro che mi auguro possa farvi riflettere, facendo tornare bambino chi ha perso il sorriso e la speranza di giocare, con la consapevolezza e la certezza che la Speranza non muore mai ed è sempre l’ultima a fuggirsene via! Cominciamo oggi con una breve sinossi, la dedica ed il prologo. Tra qualche giorno leggerete il primo capitolo, aspetto vostri graditi riscontri! Buona lettura a tutti e buon percorso quaresimale in compagnia di una favola.

Breve Sinossi.

 

Questa fiaba divisa in due parti, viene narrata da una vecchia e simpatica gatta parlante, molto astuta e assai distratta. Dopo un viaggio super stellare, si ritrova catapultata in una casa di cioccolata, costruita con persiane di marmellata e porte fatte di biscotti al miele. E’ abitata da personaggi molto strani: un cavallo parlante, fate e maghi, bambine con poteri sopranaturali, bambole che danzano,ed un grande armadio che custodisce enormi segreti. Gattolona Pasticciona, curiosa come tutte le gatte che si rispettino, vuole scoprire subito tutti i misteri che avvolgono la Villa, ma verrà scoraggiata ed ostacolata in tanti modi. Villa Patatona ha una governante severa, con la quale Gattolona si ritroverà a dover fare spesso i conti. Di chi sarà quel compleanno così importante, che Gattolona non ricorda più, al quale lei non vuole mancare? Per scoprire ogni magia, sedetevi comodi, mettetevi il pigiama, ed andiamo a cominciare!

Dedica.Questo libro è dedicato interamente a mia figlia, Alice Aurora e alla gioia che mi ha dato nel venire al mondo. Ho desiderato la sua nascita al di sopra di ogni possibile desiderio, così come ho desiderato la nascita di suo fratello tanti anni prima! Spero che ai giorni nostri, mi abbia perdonata per il disagio che involontariamente le avevo procurato. “Dalle tue lacrime, cara Alice Aurora, è nata questa dolce favola, creata per te e farti ritornare il tuo dolce e unico sorriso. Ora insieme, la dedicheremo a tutti i bambini e bambine ammalati, che stanno soffrendo e piangono, soprattutto a coloro che hanno perduto il sorriso e la Speranza. Proveremo con dolcezza e pazienza, ad insegnare loro che la speranza è sempre l’ultima a morire ed il sorriso può aiutarli a recuperare le forze per guarire. Io e te ci impegneremo, affinché questi due desideri si avverino. Il nostro sogno ora, è di vederli sorridere con gioia, pensando che la vita può regalare una speranza a tutti quanti noi, dobbiamo solo crederci in modo assoluto.

Prologo..estate duemilanove Isola d’Elba, mia figlia di quattro anni inizia a modificare il suo dolce e affettuoso comportamento. Ha un nervosismo inspiegabile, fa capricci in continuazione, ha crisi d’ira e piange disperata. Non mangia più e si rifiuta nel modo più categorico di fare il suo solito riposino pomeridiano. Urla spesso, è aggressiva, isterica e dimostra astio e rabbia nei miei confronti. Io e mio marito non la riconosciamo più, temiamo una grave forma di esaurimento nervoso infantile o una ipereccitabilità dovuta forse alla penicillina, che ha assunto in dosi massicce dopo una malattia importante. Questa sua e nostra disperazione ci porta a voler ritornare a casa, perché la vacanza si sta trasformando in un inferno. La bambina non vuole più camminare con i suoi piedini, ma sta sempre in braccio o seduta nel passeggino. Decidiamo di provare ad osservare attentamente il suo comportamento, di capire cosa c’è che non va, dove stiamo sbagliando, consultando anche medici e pediatri. I suoi disagi all’apparenza gravi, si presentano in momenti ben precisi della giornata e lasciano noi genitori impreparati a fronteggiarli ed inermi. Vengono escluse malattie fisiche importanti, giungendo alla conclusione che probabilmente, il suo cambiamento è dovuto alla mancanza del ciuccio o “Pippo”, come lo chiama lei. Mancanza ahimè! forzata e voluta dalla sottoscritta, che a maggio, considerandola una bambina grande ed autonoma, decide di privarla improvvisamente di questo suo amico importante. Volevo imitare le altre mamme dei bambini della Scuola Materna da lei frequentata, dal momento che molti di loro non usavano più il ciuccio. Forse erano migliori nell’essere riuscite a togliere ai loro figli, uno strumento così protettivo per loro? Solo dopo molto tempo riconobbi di aver compiuto un’azione sbagliata, togliendo a mia figlia uno strumento vitale per la sua calma e la sua serenità. Non era certamente pronta per subire forzatamente tale privazione, ed io non ne avevo tenuto conto. Ogni essere umano, soprattutto i bambini, ha i propri tempi, le proprie abitudini, i propri rituali, durissimi a sradicarsi. I piccoli sono esserini metodici indifesi, ma istintivi. Compiono i loro gesti precisi, scanditi da un tempo che non è il tempo di noi adulti. Questa favola è nata, perciò, da una reale esigenza e disperazione di una mamma, sciocca e presuntuosa per riparare un danno, che poteva trasformarsi in un danno psicologico più grave. Ho cercato con la mia fantasia e la mia voce bassa e modulata di raccontarle questa storia, inventando di minuto in minuto, di giorno in giorno i personaggi, le situazioni, i luoghi e le trame. Volevo farle capire che della sua mamma poteva ancora fidarsi. Piano piano, sera dopo sera, pomeriggio dopo pomeriggio, le parole prendevano forma, i personaggi nascevano spontanei e lei si addormentava tranquilla. L’astio e tutta la rabbia che aveva nel suo piccolo e fragile corpicino stava sparendo, così come era arrivata, me ne accorgevo da mille piccoli gesti e giochi che faceva solo con me, come prima del brutto episodio. Ringrazio Dio e i miei genitori, per avermi donato uno strumento prezioso, la fantasia, la voglia di scrivere, la pazienza di leggere e raccontare favole per i bambini. Volevamo rivederla serena e solare come lei è per sua natura, facendo riapparire il sorriso sul suo visino già adulto e con molta umiltà e tanto dolore dentro al mio cuore, per averla fatta soffrire, ho ammesso il mio errore compiuto involontariamente. Mi ero resa conto di aver sbagliato.

 



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