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Una scuola dell'infanzia nel villaggio di Madege (Tanzania)

Creato il 11 febbraio 2012 da Marianna06

 

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Mentre noi scriviamo, da poche ore, padre Giuseppe Inverardi, missionario de La Consolata di Torino, è atterrato all'aeroporto di Dar es Salaam, in Tanzania, e probabilmente avrà già raggiunto, dopo quasi un intero giorno di viaggio, Bunju, periferia cittadina, la sua sede attuale.

La permanenza in Italia, un periodo di tre mesi, quello delle cosiddette vacanze, che passano sempre troppo in fretta, specie per i familiari, è   terminata.

Prima di lasciare il nostro Paese, padre Inverardi, com'è consuetudine  tra i missionari e i loro amici e collaboratori, ha lasciato  però, a noi che restiamo, un compito.

Un compito per "fare ponte".

Compito che è inscritto ufficialmente all'interno della notoria torinese "Quaresima di Fraternità", iniziativa di raccolta fondi per i PVS, un tempo appannaggio esclusivo del Servizio Diocesano Terzo Mondo, oggi passata all'Ufficio Missionario Diocesano della Diocesi di Torino.

E il compito lasciato è quello di sensibilizzare quanti più amici, parenti e conoscenti è possibile.

Lo scopo è di aiutare i missionari della Consolata, che operano in Tanzania, a costruire una scuola dell'infanzia nel villaggio  di Madege, nei pressi della città d'Iringa.

Non si tratta della solita  richiesta di denaro.

E chi conosce bene padre Giuseppe, sa che diciamo il vero.

Sappiamo tutti che l'Africa, e in questo caso è il Tanzania di cui parliamo, vede nascere tanti bambini.

E questi bambini, molto spesso, hanno bisogno di tutto.

Si va dalla necessità di un'alimentazione adeguata, che non c'è, a cure mediche che, specie nei villaggi rurali, sono inesistenti.

Fino al bisogno di ricevere un'educazione e una formazione per il loro futuro di uomini e di donne.

Così stanno le cose e sappiamo bene  anche di non dire niente di nuovo.

Piuttosto sottolineamo che la commozione momentanea sull'onda dell'emotività e/o  la compassione per i poveri "negretti" vanno semmai decisamente  sostituite dal fare "con" e "per".

Anche in Tanzania, come in altre realtà del continente africano, una promiscuità non controllata e l'abuso di droghe hanno favorito  negli ultimi tempi il propagarsi dell'Aids.

E questo significa un'elevata mortalità tra i giovani, che  non sono in grado di curarsi  sia perché i mezzi economici scarseggiano sia perché  gli stessi farmaci antiretrovirali sono pressocché introvabili anche nelle città.

Da coppie di giovani in queste condizioni di salute nascono di fatto  bambini che poi, inevitabilmente, sono destinati a rimanere orfani.

Se un tempo nel villaggio la famiglia allargata era un valido supporto per gli orfani, specie dopo le guerre che sempre hanno funestato l'Africa, oggi questo costume non esiste più.

Il Tanzania, come tutta l'Africa che cambia, vede ormai famiglie di uomini e donne, giovani e meno giovani, i nonni ad esempio, tutti impegnati nel lavoro. Qualunque lavoro esso sia.

Le esigenze ci sono anche laggiù. Il carovita si fa sentire quando si va al mercato. Le tasse scolatiche sono salate ,se vuoi mandare i figli a scuola. Cure e medicine costano.

 Del carburante  necessario per i mezzi di trasporto, gasolio o benzina, meglio piuttosto non parlarne.

Così i bambini è necessario che frequentino una scuola per l'infanzia, se vogliono vivere per alcune ore in un ambiente accogliente e godere di  almeno  un pasto al giorno.

E , sopratutto, prepararsi  in vista di poter , successivamente,  frequentare la scuola elementare con adeguato profitto.

 E questo vale anche per  i bambini di un villaggio come quello di Madege.

Naturalmente questo genere d'iniziative non si realizzano più esclusivamente per conto delle congregazioni missionarie operanti sul territorio.

Questo accadeva un tempo.

E le scuole dell'infanzia appartenevano alle parrocchie.

Oggi è il Governo che chiede l'aiuto dei missionari presenti in loco per impostare tutto il progetto, a partire dalle fondamenta fino a giungere alla piena funzionalità della struttura in questione.

Il personale docente e gli ausiliari sono, invece, di nomina governativa.

Ed è giusto che sia così.

Diciamo che i missionari fanno un po' da fratelli maggiori, per poi gradualmente lasciare ai tanzaniani, in questo caso, piena autonomia di gestione.

Questo dovrebbe essere. Anche se i tempi saranno certamente lunghi.

Per la scuola dell'infanzia di Madege, ad esempio, si è calcolato, in moneta sonante, che per 100 bambini (e che non vi sembrino troppi!!!) occorre una cifra come 30 euro al giorno.

E il pasto di questi bambini, unico giornaliero, sarà a base di riso al sugo o di  polenta e fagioli. E poi thè o latte e/o  il tradizionale "uji",  cioé un mix di latte e farina.

Ovviamente quello della scuola di Madege sarà il progetto "pilota", cui ci si augura seguiranno altre scuole dell'infanzia, in altri villaggi vicini.

Il lavoro è tanto. Ma l'entusiasmo del "fare" supera ogni ostacolo.

Perché "far bene il bene" , come diceva l'Allamano, il  fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata, è importante.

 

  A cura  di Marianna Micheluzzi (Ukundimana )

 

La foto in basso è una veduta dall'alto della strada che porta al villaggio di Madege.

 

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