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Una settimana di “Vergognamoci per lui” (150)

Creato il 03 novembre 2013 da Zamax

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

LA CITTADINANZA ONORARIA 28/10/2013 Il premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyi, in visita in Italia, ha potuto finalmente ritirare la cittadinanza onoraria romana che l’Urbe le aveva assegnata nel 1994. La Città Eterna aveva premiata la leader birmana anche nel 2007, col celeberrimo Premio Roma per la Pace, allora ritirato in sua vece da Roberto Baggio, ieri al fianco dell’eroina birmana. Aung San Suu Kyi domani sarà invece in quella Torino che, per associare l’illustre nome della città sabauda a quello dell’illustre premio Nobel, si pregiò di conferirle la cittadinanza onoraria nel 2009, al tempo in cui il sindaco Fassino faceva l’Inviato Speciale dell’Unione Europea per la Birmania. Dopodomani sarà il turno della malata di protagonismo Bologna, ombelico della democrazia mondiale, dove Aung San Suu Kyi riceverà non solo la cittadinanza onoraria, ma anche una laurea honoris causa in filosofia che l’Università felsinea le aveva conferito tredici anni fa. E il 31 ottobre toccherà a Parma la gioia d’incontrare la sua famosissima concittadina onoraria già dal 2007. Dopodiché la signora, ormai tramortita dai salamelecchi, e con un gran sospiro di sollievo, se ne partirà dall’Italia.

GIANFRANCO RAVASI 29/10/2013 E’ morto Lou Reed ed anche il Cardinale che parla ai Gentili non ha mancato di twittare la sua, citando alcuni versi di una famosa canzone dell’artista newyorkese. La mia franca impressione è che il Cardinale abbia risposto più all’evento che a un moto del cuore. Sono andato a guardarmi i suoi tweet, una serie quasi ininterrotta di citazioni, dei veri e propri Baci Perugina cardinalizi, e ho scoperto che le tre precedenti incursioni del Cardinale nel recinto della musica pop hanno riguardato Bruce Springsteen, Patty Smith e i Coldplay. Questa lista di nomi mi ha dogmaticamente convinto del fatto che Ravasi della loro musica non sappia quasi nulla. Penso che il Cardinale si sia mosso come coloro che non amando e non conoscendo, con loro pieno diritto, la musica classica, dovendo dirne per forza qualche cosa pronunciano sospirosi i nomi di Bach, Mozart & Beethoven. A me per esempio Bach piace quasi sempre, Mozart qui e là, Beethoven quasi mai, e se devo essere sincero del tutto, trovo nella musica di quest’ultimo anche una vena di volgarità melodica. Amen. L’ho detto. Ah sì, ci sarebbe pure Lou Reed. Be’, penso che fosse noioso, e che la sua fama, come spesso capita nel mondo del rock, fosse dovuta a suggestioni extra-musicali.

CORRIERE & STAMPA 30/10/2013 Oddio, la natura umana è capace di tutto. E della supposta efficienza dei servizi segreti, compresi quelli «deviati», mi son sempre fatto beffe. Però, che i nipotini del KGB, al servizio di un governo guidato da un ex del KGB, durante il G20 di San Pietroburgo del settembre scorso siano andati a regalare ai leader di tutto il mondo dei gadget-spia sotto forma di chiavette e cavi Usb, sperando anche di farla franca, è una cosa capace di mettere in crisi le stesse fondamenta filosofico-intellettuali della mia esistenza. Quindi non ci voglio credere assolutamente. Tanto più che a darne notizia al mondo intero sono due illustri segugi di casa nostra, il mitico Guido Ruotolo e la mitica Fiorenza Sarzanini. I casi sono due: o solo i nostri hanno avuto la soffiata; o tutto il resto della truppa giornalistica mondiale ha preferito aspettare che qualche spericolato volontario rotto a tutto si facesse avanti: a dimostrazione che, di riffa o di raffa, il Berlusca c’entra sempre.

GIANFRANCO FINI 31/10/2013 L’ex leader di Alleanza Nazionale ha scritto un libro dal titolo emblematico, “Il Ventennio”, e dal sottotitolo sintomatico, “Io, Berlusconi e la destra tradita”. Prima considerazione: è noto che “ventennio” è una paroletta suggestiva vomitata dalla pancia dell’antiberlusconismo per rivestire pretestuosamente di panni fascisti l’epopea italoforzuta-pidiellina, pretestuosamente non fosse altro perché il Caimano ha governato l’Italia per meno della metà di questo ventennio, perché la sua parabola politica non è ancora finita, e perché non è affatto detto che la sua creatura politica debba morire con lui. Seconda considerazione: “destra tradita” sta naturalmente per “destra perbene tradita”, destra perbene o potenzialmente tale, degna di un paese moderno, depurata dal populismo berlusconiano. Terza considerazione: perché Gianfranco Fini usa questo linguaggio omologato? Per dimostrare a tutti che il suo approdo alla società civile, ossia alla dhimmitudine, è definitivo. E buonanotte.

DARIO FO 01/11/2013 A ottantasette anni compiuti, dopo una lunghissima e fortunata carriera a cui nessuno da mezzo secolo almeno mette il bastone fra le ruote, vezzeggiato, riverito e premiato come solo ad un artista di regime può capitare, nonostante o stante appunto l’arte grossolana, a Dario piace ancora recitare la parte del perseguitato, ed ostentare quella faccia divertita, sconcertata e indignata insieme che è diventata la sua maschera e che forse abbandona solo quando è costretto a lottare con la stipsi fra le quattro pareti del bagno. E’ con ineffabile voluttà, perciò, che il nostro giullare ha ricevuta la notizia del rifiuto imposto dalla Santa Sede alla rappresentazione all’Auditorium della Conciliazione del suo nuovo spettacolo teatrale, basato sul libro “In fuga dal Senato” scritto da Franca Rame. Una censura, scrive Dario il piagnucolone tracotante in una lettera aperta di denuncia dell’accaduto, che butta «un’ombra lunga e grigia sullo splendore e la gioia che Papa Francesco ci sta regalando». Infatti il succo non esplicitato della lettera è questo: 1) trattandosi di un atto clamorosamente contrario allo spirito rinnovatore che guida questo eccezionale pontificato, solo la cricca dei falchi del Vaticano può averlo firmato; 2) la Chiesa li metta a tacere; 3) Chiesa avvisata, mezza salvata.


Filed under: Rubrica Giornalettismo Tagged: Aung San Suu Kyi, Corriere della Sera, Dario Fo, Gianfranco Fini, Gianfranco Ravasi, La Stampa, Lou Reed

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