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Una sfiducia che apre scenari preoccupanti

Creato il 22 ottobre 2013 da Laperonza

 

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Brutta scena, brutta pagina per la città di Montegranaro, a prescindere da come la si pensi, se, come l’opposizione, si consideri l’avvento del commissariamento come un passaggio indolore, anzi, quasi da preferire all’amministrazione sfiduciata oppure come la maggioranza che la vede come una iattura per la città. Comunque la si veda ieri sera abbiamo assistito, chi direttamente nella Sala di Palazzo Francescani gremita come poche volte, chi attraverso le onde di Radio Smile, ad una pagina storica della vita politica montegranarese. Una pagina negativa, comunque, perché tradimenti, accuse, insulti danno un’immagina della politica, che già di per sé non gode, in questo momento, della benevolenza popolare, assolutamente negativa, direi quasi nauseabonda.

Scarsi, stucchevoli, annichilenti gli argomenti illustrati a sostegno dell’una o dell’altra posizione. Certo, l’opposizione in questa vicenda ha solo fatto il proprio mestiere, coerentemente utilizzando una situazione non generata dai propri sforzi per far capitolare un’amministrazione verso la quale è sempre stata critica, come da ruolo istituzionale. Ma va considerato, appunto, che il tracollo della maggioranza è dovuto non all’azione politica dell’opposizione ma per il collasso della prima, implosa più che esplosa a causa di interessi personali, vendette, scarso valore umano. Nulla da criticare, quindi, sull’opera della minoranza, se non per la solita, abituale, scarsa incisività, anche in questa fase.

Basso non ha risparmiato né sulle parole né sulle accuse. Ha affondato e rigirato il coltello nel cuore dell’Amministrazione e in quello dell’ormai ex figlioccio Gismondi. Non ha provato misericordia nemmeno nel momento in cui ha voluto in qualche modo salvare il rapporto umano con l’ex Sindaco. Più di un’ora di intervento al curaro che ha paralizzato la sala e molti consiglieri. Un escursus sull’opera della giunta dettagliato e a suo modo preciso, che però a dato più l’idea di un autoassolvimento che di un reale atto di accusa. Del resto l’intervento figlicida giunge in ritardo se lo si vuole imputare alla necessità di bloccare un’azione politica giudicata dannosa per la città. Basso era parte integrante di questa maggioranza, non le aveva risparmiato critiche in passato, e il distacco della spina a pochi mesi dalle elezioni mal si giustifica con l’intento di salvare la città. Piuttosto appare, nonostante l’intervento prolisso e avvelenato, come il tentativo di affrancarsi e, nel contempo, di ricreare un’autonomia politica in vista del voto.

Emblematico il silenzio degli assessori dissidenti e del consigliere di maggioranza firmatario della sfiducia: sguardi bassi, tensione tangibile sul volto. Del resto c’era poco da dire e anche il discorso di Giacobbi, l’unico dei quattro a parlare, è sembrato inutile, farfugliato, inconcludente. Non credo che esista un modo per lenire il danno che i tre assessori autori e primi attori della sfiducia alla maggioranza hanno fatto a loro stessi: un comportamento inspiegabile, nemmeno adoperandosi per vedere un loro eventuale reingresso nei progetti futuri di Basso. La loro figura politica ma anche la loro statura umana esce in briciole dalla vicenda e l’intervento di Giacobbi, se mai fosse stato possibile, ha forse infierito sui cocci.

Così da oggi Montegranaro non ha più un’amministrazione politica. Avrà ancora un’amministrazione ma tecnica, ed è difficile pensare che un tecnico possa caricarsi di scelte politiche che non gli competono. Potrà amministrare l’ordinaria manutenzione, forse anche meglio di quanto abbia fatto la giunta Gismondi, ma sembra difficile, impensabile direi, che possa assumersi responsabilità di scelte incisive e durature nel tempo. Montegranaro non può aspettare su molti dei suoi problemi e la mancanza di una guida politica è certamente un danno per la città, quanto grave lo potremo dire solo al termine del commissariamento.

Ma forse il danno più grande deriva dall’ulteriore frazionamento di un quadro politico già di per sé frastagliato. Se la situazione rimarrà tale, e nulla fa pensare che possa migliorare, semmai potrebbe peggiorare, in questo momento abbiamo in campo quattro forze distinte. Semplifichiamo: Basso, Gismondi, Pd+Ubaldi e Movimento 5 Stelle. In corsa potrebbero aggiungersene altre ma per ora consideriamo queste. Va da sé, per la matematica che non è un’opinione, che chiunque vinca le prossime elezioni avrà una maggioranza fortemente minoritaria. Ci governerà una minoranza, che non rappresenterà, almeno numericamente, la città vera. È dura pensare che si possano fare le scelte di cui la città ha bisogno, scelte coraggiose e importanti, non avendo una base popolare rilevante. Tutto ciò suona come una condanna per una città che, dai fasti che ci ricordava Basso ieri sera, sta precipitando lungo una china che sembra senza fine.

Luca Craia


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