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Una sottile violenza psicologica: il Gaslighting

Da Psytornello @psytornello

Quella che avete appena visto è la scena finale del film “Angoscia” (1944), con protagonisti Ingrid Bergman e Charles Boyer. Il film, il cui titolo originale è Gaslighting, è ambientato nella Londra vittoriana ed è incentrato su una relazione di coppia ed in particolare sulla violenza psicologica perpetrata lungamente da Gregory ai danni della moglie Paula, al fine di condurla alla pazzia. 

L’uomo, tanto misterioso quanto diabolico, cerca di fare in modo che la donna dubiti delle proprie facoltà mentali ma anche delle proprie percezioni: ad esempio, alza e abbassa le luci a gas di casa (da qui il termine gaslight) attribuendo il fenomeno ad allucinazioni visive della donna. Sarà solo grazie all’intervento di un detective che Paula potrà salvarsi e riacquistare la sanità mentale.

Il Gaslighting è una forma di violenza che non si sviluppa solo nei rapporti di coppia ma può manifestarsi anche in relazioni lavorative o amicali. Si contraddistingue proprio per un insieme di atteggiamenti che un manipolatore (gaslighter) mette in atto nei confronti di una vittima al fine di annientare la sua autonomia, la fiducia in se stessa e di esercitare così su di lei controllo e potere. La vittima, a sua volta, in preda all’insicurezza non fa che legarsi ancor di più al suo “carnefice”, percepito come persona estremamente stabile e forte.
E’ importante dunque sottolineare come il Gaslighting non riguardi solo due persona ma la loro relazione: infatti, la manipolazione psicologica è possibile grazie ad un incastro perfetto tra la personalità del gaslighter (forte e manipolatrice), e quello della sua vittima (fragile e dipendente), che reciprocamente si scelgono. Il primo avverte la necessità di dominare e controllare, la seconda presenta vissuti di insicurezza, scarsa autostima e una propensione alla dipendenza.

Quali tipologie di Gaslighter?

  • Il bravo ragazzo, che in apparenza sembra desiderare solo il bene della sua vittima ma in realtà ha come unico obiettivo quello di soddisfare le sue necessità;
  • l’adulatore, colui che lusinga la vittima al fine di ottenerne vicinanza emotiva e piena fiducia;
  • l’intimidatore, chi esprime la violenza attraverso un’aggressività diretta o con continue critiche.

Le tre caratteristiche possono anche essere presenti contemporaneamente, anche se in momenti diversi, nella stessa persona.

Quali sono gli effetti sulla vittima?

  • Incredulità: la vittima all’inizio conserva una buona dose di obiettività e lucidità e riesce a non dare troppa importanza ai messaggi che le arrivano dal suo carnefice;
  • Difesa: quando la strategia manipolativa si è innestata, la vittima inizia a difendersi confermando così al gaslighter che i suoi atteggiamenti stanno producendo i risultati sperati;
  • Depressione: è l’ultima fase del Gaslighting, quella in cui la vittima si convince di essere sbagliata e sprofonda in vissuti di inadeguatezza e dipendenza. E’ in questa fase che la vittima si lega “a doppia mandata” al suo aguzzino e si isola completamente anche a livello sociale. Proprio il profondo legame che si instaura impedisce alla vittima di rendersi conto di quanto sta accadendo e di chiedere aiuto.

Fonte:
Psicologia contemporanea - Luglio-Agosto 2013, n. 238 – Giunti.


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