Magazine Diario personale

Una vita da precaria al sapore di sfiga

Da Taccodieci @Taccodieci

Cioè, vabbè, no.
A volte la sfiga si accanisce contro certe persone e a volte una di queste persone sono io. Non ci sono dubbi, o almeno io non ne ho nemmeno mezzo.
Ci sono persone che nascono fortunate e persone, come me, che nascono diversamente fortunate. Mia nonna diceva che quando si nasce sfortunati ci si bagna il culo pur stando seduti. Detta nel suo dialetto fa tutto un altro effetto, ma il risultato non cambia.
Una volta ho letto un libro di auto aiuto, di cui non ricordo nemmeno il titolo, tanto era inutile, che sosteneva che per essere fortunati bisognava prima di tutto iniziare ad agire come le persone fortunate, ovvero comportarsi come se la fortuna ci avesse già baciati.
Bella là. E come sarebbe, questo comportamento? Si dovrebbe iniziare a girare per la strada cantando ai quattro venti "che cul, che cul"?
Ultimamente mi sta succedendo una serie di avvenimenti non proprio fortunati, di cui fino ad oggi ho evitato accuratamente di parlare in questo blog. Non mi sembra infatti il posto adatto per discutere di certe cose, solo che quando è troppo è troppo.
Da circa una settimana non ho il mio amato/odiato lavoro. Da un giorno all'altro. Letteralmente.
O meglio, non so ancora se ho o non ho un lavoro, perchè la vita di noi appartenenti al popolo dei precari non è mai facile. E chi è precario lo sa. Un giorno ti trovi a parlare della possibilità di mettere su famiglia e il giorno dopo ti crolla tutto addosso.
E vabbè, si va avanti. Si va avanti con un sorriso che è un po' ottimista e un po' incosciente sulle labbra, ché tanto quando si chiude una porta si apre un portone, ché non è una sconfitta ma una possibilità di cambiare qualcosa che altrimenti non avrei mai avuto il coraggio di cambiare, e via così. Bla, bla, bla.
Solo che se per una tragedia il sorriso sulle labbra me lo posso anche stampare, per due tragedie nella stessa settimana no. Non ce la possiamo fare, la mia mente malata ed io.
Succede che sto lavorando da almeno tre mesi ad un nuovo romanzo, ma non un romanzo qualsiasi. Diciamo che, modestamente, questo è il miglior romanzo a cui abbia lavorato fino ad oggi.
La trama mi prende un sacco e ci lavoro sempre volentieri. Anche scrivendo i primi due romanzi mi sono divertita  intendiamoci, ma questo è speciale. Questo è "quello giusto". Anche uscendo con il ragazzo del liceo ci siamo tutte divertite, ma Quello Giusto è un altro paio di maniche, no?
Quello Giusto è lui.
Le parole mi vengono spontanee, mi immedesimo perfettamente con la protagonista, acida come una zitella ottantenne che ha appena pestato una cacca di cane sul marciapiede. Soprattutto in un momento di depression come questo, scrivere qualcosa che mi diverte non è mai stato così importante.
Stasera cerco di aprire il file del nuovo romanzo, che tengo su una chiavetta usb supersegreta, per salvare qualche modifica.
Il file è danneggiato e non può essere aperto. Avviando il sistema automatico di ripristino di Open Office, il file si apre completamente bianco. E sono a metà manoscritto, giusto per capire la gravità della situazione.
Cerco di aprire il file con il pc di FF, ottenendo il solo risultato di impallarlo.
A questo punto inizio a cercare rimedi nei forum, ma riesco solo a fare tanti buchi nell'acqua e tanto casino. Le versioni del file aumentano, praticamente in tutte le estensioni possibili ed immaginabili, ma niente, non si apre. Il block notes, l'unico programma che pare aprire il file, restituisce una sfilza interminabile di simboli senza senso.
Per calmarmi mi faccio uno spritz, poi guardo fisso il portatile, come a dire "e adesso a noi due", ma faccio ancora tanti buchi nell'acqua.
Il file pare irrimediabilmente perduto.
Se fino ad oggi sono riuscita a sorridere anche se forse non ho più un lavoro, stasera mi piomba tutto addosso improvvisamente. Tutto lo sconforto che ero riuscita in qualche modo a nascondere sotto al tappeto viene sputato fuori.
E mi dispero, perchè sono una bimbaminkia troppo cresciuta che (forse) non ha più un lavoro e che ha perso il suo romanzo. Non male per una sola settimana, vero?
Così finisce che mi dispero, nel vero senso della parola, e che mi vengono fuori tutte le lacrime che non so nemmeno come ho fatto a nascondere fino ad oggi.
Ho perso il mio romanzo, il lavoro di mesi, perchè sono stata una cretina, idiota, imbecille e non ne ho fatte almeno centocinquanta copie salvate in tutto il mondo.
Scommetto che a Stephen King non è mai successa una cosa del genere mentre scriveva Carrie, perchè altrimenti sarebbe un barbone sconosciuto e non un affermato scrittore di successo. E se lo meriterebbe pure, di essere un anonimo barbone, per la cretinaggine dimostrata nel non aver salvato il file di Carrie in un server in un bunker da qualche parte nel Nevada.
Certo, ora posso rimettermi a scrivere tutto, ma si sa che si dice dei vasi rotti che vengono riparati, no? Rimangono sempre vasi rotti, non tornano più come prima, e lui era il mio Romanzo, Quello Giusto.
E non è proprio il momento di mettersi a buttare mesi di lavoro nel [€$$°.
Mi sento improvvisamente precaria in tutto. Qualsiasi cosa oggi c'è e domani chissà. Oggi mi ci sbatto e domani potrebbe essere sparita.
E mi viene da piangere.
E allora piango: chissene.
La Redazione

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