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Unusquisque scortum. E non è una teoria bossiana

Creato il 17 luglio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Unusquisque scortum. E non è una teoria bossianaSeguendo il ragionamento di Umberto Bossi, quello che più che dal “cerchio magico” dovrebbe essere preso in cura dallo staff della comunità psicoterapeutica  Maieusis, quando gli agenti della squadra mobile di Palermo hanno messo le manette a Totò Riina hanno commesso un abuso di potere, fatto una cosa che non si fa, i ferri a una persona senza prima un regolare processo. Abituato a ruttare e spernacchiare, il leader della Lega si è scoperto all’improvviso un garantista della madonna e, mentre per il delitto di “extracomunitarietà”, equiparato senza perifrasi alla “clandestinità”, vanno bene le cannonate e le mitragliate della Guardia Costiera, per Alfonso Papa, accusato di tutto l’accusabile meno l’omicidio, secondo Umbertino le manette devono arrivare dopo il processo e dopo, possibilmente, il terzo grado di giudizio. Per cui se i carabinieri dovessero mettere le manette ai polsi di Parolisi, commetterebbero l’ennesimo abuso, roba da mandarli in galera...i carabinieri. Ma Umberto non fa che confermare quello che era stato il suo atteggiamento iniziale nei confronti di Papa: “...ient...zione...resto”, saltato solo per puro calcolo politico in commissione “autorizzazioni”. Ora vorremmo chiedere ai nostri amici ed “estimatori” leghisti della base cosa ne pensano. Vorremmo chiedergli che fine ha fatto l’essere duri e puri e giustizialisti, e come hanno preso la riabilitazione di Bettino Craxi ad opera del loro leader. A volte ci viene la tentazione di essere d’accordo con gli ubriachi che a Pontida urlavano “secessione”, perché di gente come loro l’Italia non sa proprio che farsene. Cari leghisti, siamo noi del centro-sud che non vi vogliamo più in Italia, tanto che ci verrebbe la tentazione di un bel referendum per chiedere alla Svizzera, al Tirolo e alla Francia se per caso non volessero accogliervi fra le loro braccia calde e disponibili verso i terùn del Nord che diventerebbero del Sud appena messo piede oltre frontiera. Sono mesi che andiamo ripetendo che Roma vi ha fagocitato, che la Lupa Capitolina sta allattando anche voi che, essendo stati a secco per decenni, non appena siete riusciti ad attaccarvi alla mammella non la mollate più. Le crisi di astinenza da potere, si sa, sono peggiori e più dolorose di quelle da qualsiasi altra sostanza stupefacente. I danni che procura il tornare nell’anonimato non si circoscrivono alla caduta dei denti, dei capelli o alla putrefazione delle sinapsi (quelle sono out da un pezzo), ma investono quel super-ego frustrato, da manuale psichiatrico, che Calderoli non saprebbe più come gestire se non imbracciando il lanciafiamme e incenerendo Tarzan. Ma lo vedete quello che è successo a Patty D’Addario? Fra un po’ la escort di Gianpi Tarantini si paragonerà a Santa Maria Goretti vergine e martire, dirà di non aver mai soggiaciuto a nessun uomo, di non aver chiesto nulla in cambio di un po’ di effimero piacere da scopata terapeutica e, quindi, benefattrice. Patty vuole incontrare Silvio, chiedergli scusa, prostrarsi ai suoi piedi e pregarlo di replicare quella fantastica notte d’amore che le ha donato qualche mese fa. La colpa delle frasi contro il premier è tutta delle giornaliste figlie di puttana (loro!) che l’hanno spinta, per odio nei confronti del Capataz, a mentire. Che poi ai giudici abbia fatto sentire la registrazione di quella notte non ha alcun peso. Quelle parole dette “dammelo tutto”, erano riferite al cono gelato e non alle parti anatomiche del presidente del consiglio, e il “mmhhh sono tutta tua”, è solo la traduzione dal latino del “totus tuus ego sum Maria”, diventato il motto di Papa Wojtyla. Patty è solo l’ennesima vittima della crisi di astinenza da popolarità. Per guadagnare qualche euro lei ha bisogno di visibilità, dei giornali che tornino a parlare della sua vita. Dopo le ultime dichiarazioni ci è tornata in mente la figura patetica della Gloria Swanson di “Sunset Boulevard”, perché Patty, ormai, non ha più neppure la bellezza a sorreggerla ma solo il rimpianto di quello che, per una breve stagione, ha rappresentato. Ecco, la signora D’Addario è un altro caso da manuale di psichiatria e il suo ex avvocato, Maria Pia Vigilante, non ha potuto fare a meno di sottolinearlo: “Come peraltro dichiarato da lei stessa in più occasioni, la scelta di rendere pubblica la vicenda fu sua e io mi sono limitata ad assisterla, come era mio dovere professionale “. Aggiungendo sibillina: “Cerca solo la ribalta, basta farsi un giro in città”. Torniamo al nostro caro, vecchio significato etimologico di “meretrix”. Chi l’ha detto che lo siano solo le donne?

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