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Uomini che leggono Fabio Volo

Creato il 20 luglio 2011 da Naimasco78

L’amore non guarda con gli occhi ma con la mente e perciò l’alato Cupìdo viene dipinto bendato.
Pazzo, amante, poeta: tutti e tre sono composti sol di fantasia.

Sogno di una notte di mezza estate, (atto V, scena I)

L’estate o la ami o la odi.

Uomini che leggono Fabio Volo
C’è chi la odia per il caldo, per le zanzare e perchè detesta dover mettere in mostra le proprie nudità. Ad alcuni mette tristezza, perchè le città si svuotano, vittime del grande esodo che continua ad ammaliare gli italiani, perchè le foglie degli alberi si seccano, perchè “passato Ferragosto, in un attimo è Natale”. Stendendo un velo pietoso sulle mie di nudità e combattendo le zanzare a colpi di Off nè punti nè unti, io amo l’estate perchè è sempre stata piena di sorprese. Non so per quale strano motivo, forse solo Shakespeare lo sapeva, ma se deve succedere qualcosa, bella o brutta che sia, il 90 per cento delle volte accade d’estate. La gente impazzisce con il caldo: quando ero ragazzina, ricordo che aspettavo con ansia giugno perchè sapevo che avrebbe dato inizio al circo dell’amore. Coppie che scoppiano, altre improbabili che si formano, gossip succulenti e shock anafilattico-sentimentali sono sempre stati i protagonisti della mia torrida adolescenza bolognese (nonostante Bologna sia una di quelle città che in agosto si trasforma in una via di mezzo tra Dodge City, nel Far West e Saigon, per l’umidità). Ma la città che senza ombra di dubbio di umidità ne sa qualcosa è Ravenna, dove vivo ora, che d’estate letteralmente si traveste in un’eccentrica diva très chic dai mille  intellettualissimi impegni, tra teatro, danza e musica di un certo livello. L’osservatorio antropologico di gran lunga più interessante però, rimane il mare.

La summer of love dei lidi ravennati non è esattamente come quella di San Francisco nel 1968, ma è una generazione che ama la spiaggia, lo dimostra il fatto che sulla sabbia a Ravenna avviene qualsiasi cosa: si mangia, si beve, si balla, si canta, si fa musica, si presentano libri, si organizzano sfilate, si cucina, si proiettano film, si leggono i tarocchi, ma soprattutto, si gioca a racchettoni. Immagino che dopo aver riconosciuto il beach volley come disciplina olimpica, il prossimo turno sarà quello dei racchettoni. Tutti giocano a racchettoni, non c’è età nè sesso, non c’è classe sociale nè prestanza fisica che discrimini gli appassionati di questa attività. Ormai, Marina di Ravenna non è più una spiaggia, ma è un gigantesco e unico campo di racchettoni, una specie di Acheronte il cui attraversamento è minaccioso e pieno di insidie, ma necessario se per caso stai morendo di sete e vuoi raggiungere il bar o se devi urgentemente andare alla toilette. Ora, non so cosa spinga le donne a compiere un tale sforzo sotto una temperatura che si aggira sui quaranta gradi all’ombra, ma non ho nessun dubbio sul motivo che spinge gli uomini a farlo. Nel mondo animale si usa ancora chiamarla “danza del corteggiamento”, nel mondo balneare rappresenta il modo migliore per mettere in mostra i muscoli, per dare sfoggio dell’abbronzatura, per emettere suoni gutturali decisamente virili e perchè l’effetto sudato dopo una partita a racchettoni fa molto California Dream Men. Ciò non è altro quindi che l’ennesima dimostrazione del fatto che l’uomo non fa nulla per caso, tutto è sempre e comunque a scopo seduttivo. Ma c’è sempre l’eccezione che conferma la regola…

Personalmente, vado in spiaggia per leggere, trovo che sia l’ambiente giusto, nel senso, visto che andare in spiaggia significa trascorrere una giornata all’insegna della nullafacenza, mi sento giustificata a poltrire con un buon libro in mano. Evidentemente non sono l’unica visto che qualche giorno fa ho notato un ragazzo che anzichè dimenarsi con un racchettone in mano preferiva crogiolarsi al sole con…Fabio Volo.

Fabio Volo?!

Noi librai o ex librai come nel mio caso li chiamiamo libri da spiaggia, perchè si suppone che sotto l’ombrellone non si sia particolarmente predisposti a leggere Schopenauer. Fabio Volo è uno di quegli autori da spiaggia che, per carità, non vuol dire essere un autore di serie B, ma semplicemente significa rientrare nella categoria della narrativa più “leggera”. E’ un fantastico deejay, lo riconosco, è un ottimo presentatore televisivo e non se la cava neanche male come attore. Ho letto due dei suoi libri ma entrambi mi hanno infastidita per questo continuo atteggiarsi a bambinone che non vuole crescere ma che ad un certo punto si innamora perdutamente di una ragazza che gli fa mettere la testa a posto. Ma non è tremendamente scontato questo ruolo? E chi legge questi libri, significa che è scontato anche lui stesso, oppure che cerca conferme, oppure che invece se ne distacca perchè considera quel periodo della sua vita ormai andato?

Uomini che leggono Fabio Volo
Quale sia la motivazione non lo so, ma una cosa è certa: scontato o imprevedibile, un uomo che legge in spiaggia è sicuramente più interessante che mille scimmioni urlatori che fanno rimbalzare una pallina.

Vedete un po’ voi…



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