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Uomini e no.

Creato il 03 febbraio 2011 da Ippaso

Uomini e no, di Elio Vittorini. Siamo al tempo della Resistenza e i protagonisti sono dei partigiani milanesi. Enne2 e Berta sono innamorati (amore impossibile: Berta è sposata). Queste son le cose che Selva dice al triste Enne2 a proposito della felicità, spiegandogli come mai lei desideri che Berta molli il marito per scegliere finalmente lui:

Non possiamo desiderare che un uomo sia felice? Noi lavoriamo perché gli uomini siano felici. Non è per questo che lavoriamo?
Perdio! Bisogna che gli uomini siano felici. Che senso avrebbe il nostro lavoro se gli uomini non potessero essere felici?
Niente al mondo avrebbe un senso. O qualcosa avrebbe lo stesso un senso? Avrebbero un senso i nostri giornaletti clandestini? Avrebbero un senso le nostre cospirazioni? E i nostri che vengono fucilati! Avrebbero un senso? Non avrebbero un senso. Avrebbero un senso le bombe che fabbrichiamo? Niente avrebbe un senso. O avrebbero un senso i nemici che sopprimiamo?
No. No. Bisogna che gli uomini possano esser felici. Ogni cosa ha un senso solo perché gli uomini siano felici. Non è solo per questo che le cose hanno un senso?

Non ci avevo mai pensato. Selva invita Enne2 ad esser felice. Come può un uomo che non sa riconoscere la felicità, e non sa volerla per se stesso, combattere per la felicità degli uomini? Non faccio spoiler, ma dico solo che la storia darà ragione fatalmente a Selva.

Trasliamo un attimo il discorso. La via che Berlusconi ha scelto per la felicità… è corretta? Quella di Arcore… è felicità? Quando l’ultima escort lascia il palazzo, alle prime luci dell’alba, cosa accade al Presidente? Come si sente? Non lo pervade forse l’angoscia della solitudine?

Il Presidente sa cosa serve a un uomo, e a tutti gli italiani, per essere felici?

Io leggo l’angoscia nei suoi atteggiamenti, nei mille discorsi sul prolungamento della vita, della sconfitta del cancro, nel suo vedere comunisti nemici ovunque, nel suo aggrapparsi ai piaceri della vita dissoluta, nella sua impossibile ricerca di facile felicità…

Faccio di lui una descrizione simile a quella che Kierkegaard fa di Nerone (al quale lo paragono per diversi aspetti, pubblici e “privati”):

…Eppure il suo essere più intimo è angoscia. Solo nell’istante del piacere egli trova distrazione. Incendia mezza Roma, ma il suo tormento rimane… somiglia a un moribondo, il suo respiro è affannoso, eppure è l’Imperatore di Roma…

Altra descrizione del genere è quella che Vecchioni fa del più grande in Stranamore (credo che si tratti di Tamerlano, ma non ne sono sicuro):

Ed il più grande
conquistò nazione dopo nazione,
e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
perchè più in là
non si poteva conquistare niente:
e tanta strada per vedere un sole disperato…

Detto questo, voglio dire che se vogliamo esser guidati da persone che davvero possano ambire a un briciolo di felicità per gli uomini, dobbiamo sceglierci politici che sappiamo dove cercare la felicità, per loro e per noi, e che non siano trascinati nella disperazione dalle proprie manìe di onnipotenza.
Uomini e no.



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