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Uomini e Topi di John Steinbeck

Creato il 03 marzo 2015 da Postscriptum

S i può raccontare una grande storia anche in poche pagine a patto che si abbia qualcosa da dire e si sappia come dirlo e anche se è la semplicità la chiave di volta della trama.

Per la serie la semplicità vince sempre oggi vi parlo di Uomini e Topi, un breve romanzo di John Steinbeck che riesce a dire tanto in poco spazio e con una chiarezza espressiva che andrebbe studiata nelle scuole.

John Steinbeck è la voce del popolo povero, ovvero lo scrittore della generazione perduta che racconta le storie di coloro che sono ai piani più bassi dell'ordine sociale e che spesso hanno come unico obiettivo non la grandezza o il successo ma la sopravvivenza in una realtà particolarmente spietata come quella della grande depressione o quella del boom agricolo negli stati centrali degli USA.

In Uomini e Topi, romanzo destinato a un pubblico di semi analfabeti scritto per essere adattato a teatro e al cinema, Steinbeck racconta la storia di due faccendieri, George e Lennie, che attraversano gli USA in cerca di un ranch dove trovare lavoro e fare qualche soldo.

Il romanzo gioca sulla personificazione delle qualità e dei difetti umani: ognuno dei personaggi infatti rappresenta una caratteristica del comportamento come la bontà, la tenacia, la bonarietà ma anche la cattiveria, la stoltezza e l'ottusità. Tutto questo si fonde in uno scenario spietato dove l'unica ancora di salvezza mentale è rappresentata dal sogno di possedere un pezzo di terra tutto proprio per vivere del grasso della terra.

George è un ometto tenace e sincero che si accompagna a Lennie, un gigante buono ma ritardato e non pienamente consapevole della propria straordinaria forza che spesso gli causa problemi. Il loro più che un rapporto di amicia è un sodalizio basato sulla bontà d'animo di George e sulla sua convinzione che il mondo sia troppo complicato per essere capito da Lennie il quale non perde occasione per mettersi nei guai senza accorgersene.

La storia comincia quando i due arrivano in un ranch per lavorare come braccianti. Qui conosceranno un ambiente collaudato fatto di persone semplici ma inesorabilmente attaccate alla caratteristica che rappresentano. La vita scorre liscia finchè l'inevitabile elemento di disturbo non scombinerà i piani di tutti.

Uomini e Topi è un romanzo che in poco più di 100 pagine racchiude una potenza espressiva particolare sottolineata non da una eccessiva attenzione alla descrizione dei paesaggi o dei personaggi e nemmeno dalla loro caratterizzazione psicologica ma piuttosto da una fitta serie di dialoghi che centrano il bersaglio in poche righe.

E il bersaglio è la vita. La semplice crudeltà della vita che viene raccontata dal punto di vista dei più umili e che rappresenta una splendida metafora di come un sistema possa sopravvivere al collasso di alcune delle sue parti interne (vizio intrinseco). Se immaginiamo la comunità del ranch come la classe governante di un paese allora possiamo capire come la assoluta bontà d'animo di Lennie possa essere l'allegoria del politico che vuole davvero fare del bene. Il problema, purtroppo, è il sistema.

Bellissimo in lingua originale (che consiglio) ma validissimo anche nella traduzione italiana di Cesare Pavese, Uomini e Topi è una di quelle opere che le maestre e le professoresse delle nostre scuole dovrebbero proporre ai propri studenti invece di arrovellarsi le sinapsi sui patemi di poeti che vivevano e vivono di una fama sproporzionata rispetto all'impatto che possono avere sulla formazione della cultura di un ragazzo.

Tags: john steinbeck, uomini e topi


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