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UOMINI E TOPI - John Steinbeck

Creato il 24 maggio 2013 da Lalettricerampante
UOMINI E TOPI - John Steinbeck Pensato per un pubblico - i braccianti della California - che non sapeva né leggere né scrivere, "Uomini e topi" (1937) è un breve romanzo, ricco di dialoghi, che, nelle intenzioni di Steinbeck, avrebbe dovuto essere in seguito adattato, come difatti avvenne, per il teatro e per il cinema. Protagonisti, due lavoratori stagionali, George Milton, e l'inseparabile Lennie Little, un gigante con il cuore e la mente di un bambino, che il destino e la malizia degli uomini sospingono verso una fine straziante. Il ritratto di un'America stretta dalla sua peggiore crisi economica nella drammatica rappresentazione di un maestro.
Un paio di settimane fa sono stata colta da una voglia irresistibile di leggere "Uomini e topi" di Steinbeck. Ho cercato tra i libri di mio padre e non l'ho trovato. Sono allora andata nella libreria di mio suocero, che possiede tutti i romanzi di Steinbeck, tranne ovviamente questo, e alla fine ho deciso di comprarlo. Sono arrivata allo stand Bompiani del Salone del Libro e non c'era. Sono andata disperata dal libraio dello stand e gli ho detto "La prego, mi dica che ha qualche copia in magazzino. Perché io lo devo assolutamente leggere". E' andato a cercare ed è ritornato sorridendo porgendomi il libro. E quindi, finalmente, sono riuscita a togliermi questa voglia.
Mi ero dimenticata quanto fosse bello leggere un romanzo di Steinbeck. Quanto lui riesca, tramite le sue parole, a prenderti e portarti in un mondo diverso e lontano, come lo può essere quello dell'America degli anni '30. Un mondo semplice, di braccianti e contadini in questo caso, che però in realtà racchiude tutte le complessità, tutte le sfumature del genere umano.
Un romanzo breve, questo "Uomini e topi". Poco più di cento pagine, che raccontano di due uomini, George e Lennie, lavoratori stagionali che viaggiano sempre in coppia. George è intelligente, forte, buono. Lennie è un gigante con il cervello di un bambino che non ha alcuna colpa o alcun potere sulle azioni che compie. George gli guarda le spalle, lo protegge, cullandolo nel sogno di un futuro idilliaco, con una casa e una terra tutta loro, dove allevare conigli e coltivare piante, senza dover più lavorare per altri. Un sogno a cui Lennie crede e per cui vive. Un sogno che a poco a poco conquista anche altri lavoratori, nell'ultima fattoria in cui i due si ritrovano a lavorare: un uomo che ha perso una mano e che vive con un vecchio cane puzzolente, entrambi inutili, entrambi sacrificabili; un uomo di colore che a quei tempi non poteva nemmeno vivere in mezzo agli uomini bianchi. Un sogno a cui anche George per un certo periodo ha quasi creduto. Finché la realtà, pura e semplice, ha infranto tutto.
La voce di George si fece più cupa. Ripeteva le parole, cadenzate, come le avesse pronunciate tante volte. "La gente come noi, che lavora nei ranches, è la gente più abbandonata del mondo. Non hanno famiglia. Non sono di nessun paese. Arrivano nel ranch e raccolgono una paga, poi vanno in città e gettano via la paga, e l'indomani sono già in cammino alla ricerca di lavoro e d'un altro ranch. Non hanno niente da pensare per l'indomani."
Lennie era felice. "E' così, è così. E adesso dimmi com'è per noi."
George riprese. "Per noi è diverso. Noi abbiamo un avvenire. Noi abbiamo qualcuno a cui parlare, a cui importa qualcosa di noi. Non ci tocca di sederci all'osteria e gettar via i nostri soldi, solamente perchè non c'è altro posto dove andare. Ma se quegli altri li mettono in prigione, possono crepare perchè a nessuno gliene importa. Noi invece è diverso."
Lennie interruppe. "Noi invece è diverso! E perchè? Perchè... perchè ci sei tu che pensi a me e ci sono io che penso a te, ecco perchè."

Forse si riesce a capire come andrà a finire ben prima che la fine arrivi. Eppure, mentre leggevo le ultime pagine, non ho potuto fare a meno di provare un forte magone dentro di me. Di quei magoni che ti perseguiteranno per qualche giorno e che lasceranno sempre un segno.
Il romanzo è scritto in modo semplicissimo, proprio perché alla gente più semplice era indirizzato: eppure è pieno di segnali, di simboli, di messaggi nascosti anche nei più piccoli dettagli, che probabilmente richiedono più di una lettura, a una certa distanza di tempo, per essere colti completamente. 
Si tratta, insomma, di uno di quei libri che vanno assolutamente letti, e poi riletti e riletti ancora. Forse farà un po' male, ma alla fine è un po' tutto il mondo che lo fa.
Nota alla traduzione: la traduzione di questo romanzo è di Cesare Pavese. E' a lui che si deve l'arrivo di Steinbeck e di altri autori della letteratura americana negli anni '30, e sono contenta che il romanzo non sia stato ritradotto. Certo, lo stile è forse un po' antiquato ma rispecchia perfettamente l'epoca di ambientazione, rendendogli giustizia.
Titolo: Uomini e topi
Autore: John Steinbeck
Traduttore: Cesare Pavese
Pagine: 132
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Bompiani
ISBN: 978-8845268427
Prezzo di copertina: 8,90 €
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