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Uomini e topi – John Steinbeck

Creato il 02 maggio 2014 da Maxscorda @MaxScorda

2 maggio 2014 1 commento

Uomini e topi
Non c’e’ Steinbeck senza "Uomini e topi". Celebre e rappresentativo alla pari di "Furore", con questo libro Steinbeck avanza nell’analisi e critica del subproletariato statunitense ai tempi della crisi del 1929 e in generale sugli scontri tra classi sociali nel dramma che da sempre le definisce e le separa.
Lennie e George, braccianti in cerca in cerca di lavoro, viaggiano di fattoria in fattoria guadagnando quel tanto che basta per spendere in pochi giorni la paga di un mese e andare altrove. Lennie e’ un ritardato mentale per quanto dotato di incredibile forza e George si prende cura di lui cercando per quanto possibile di tenerlo fuori dai guai.
Giunti in un nuovo ranch in California, non tutto procede per il meglio a causa di Sherilyn, la nuora del proprietario, il cui figlio, despota viziato e marito di Sherilyn presto trovera’ motivi a sufficienza per scontrarsi coi due.
Il finale sara’ inevitabilmente drammatico.
Romanzo breve, molto accessibile e cio’ ne ha sicuramente determinato il successo e la suddivisione in capitoli molto simili ad atti, rivela l’intento di Steinbeck di farne un’opera teatrale, cosa che avvenne puntualmente assieme ad altre trasposizioni anche per il grande schermo, la prima infatti risale al 1939, l’ultima al 1992.
Citato, imitato e ricordato, "Uomini e topi" mette in scena lo squallore di uomini piu’ vicini agli animali che alla loro razza, bisogni primari e primitivi che sovrastano ragione e buonsenso, nella desolante constatazione che milioni d’anni d’evoluzione si sbriciolano innanzi le pulsioni di sesso e potere e dell’egoismo che questi comportano.
L’umanita’ di Steinbeck e’ spogliata di qualunque civilta’, almeno per come noi la intendiamo ma cio’ non impedisce di riconoscersi nei diversi personaggi, ognuno archetipico e ognuno a comporre in diversa misura, la psiche umana.
Ecco quindi come si crea l’effetto di distacco da cio’ che accade nel romanzo e nel contempo sentirsi dentro la passione e l’energia sprigionata dal dramma.
Annotazione letteraria: la traduzione di Cesare Pavese sente il peso del tempo, stile di altri tempi e non potrebbe essere diversamente ma mantiene indubbiamente la forza del testo originale.
Si divora in poche ore e resta dentro come pochi altri libri. Immancabile.


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