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Uomo d’onore, di Joseph Bonanno

Creato il 22 aprile 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Autore: Joseph Bonanno
Titolo: Uomo d’onore
Titolo originale: A Man of Honor
Anno di pubblicazione in USA: 1983
Anno di pubblicazione in Italia: 1985 per Mondadori, 1992 per Edgar
Pagine: 334
Casa editrice: Edgar
Genere: Autobiografia, Mafia
Formato: Cartaceo

Trama (dalla quarta di copertina):

Uomo d'onore

Mi chiamo Joe Bonanno, ho settantotto anni e sono nonno. Spesso mi hanno definito un gangster, uno del racket, un filibustiere. Dicono che sono, che sono stato o che volevo essere il “boss di tutti i boss”, qualunque cosa ciò significhi. Per un certo periodo sono stato accusato di volermi “impadronire” di New York, della California, dell’Arizona, del Wisconsin, del Colorado, dell’Alaska e anche delle migliori province del Messico e del Canada.
Certo non dimentico il mio passato, perché chi meglio di me conosce le mie sconfitte e i miei successi? Questo libro non vuole essere un elenco di scusanti e di smentite. Per avere il quadro obiettivo di un uomo bisogna esplorare a fondo la sua vita.

Giudizio:
Tempo fa ho letto “Il delitto paga bene” di Nicholas Pileggi, libro tratto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Henry Hill. Da questo volume è stato tratto il celebre film “Goodfellas”, anche noto come “Quei bravi ragazzi”, diretto da Martin Scorsese, con Ray Liotta, Robert De Niro e Joe Pesci.
Mi hanno colpito diverse cose, di quel libro. Una di queste è un concetto espresso da Hill durante l’intervista: il criminale diceva che quel che la gente non capisce è che per i “bravi ragazzi” (i mafiosi, ndr) il loro stile di vita è normale, poiché frequentano solo gente del giro o conniventi.
A prima vista può sembrare una frase banale, una precisazione superflua. Ma non lo è.

Ho fatto questa premessa per un motivo: l’autobiografia di Joseph Bonanno è scritta partendo da questo punto di vista.
Il capomafia originario di Castellammare del Golfo narra gli eventi con naturalezza, precisando infinite volte che si tratta di una Tradizione, di un modo di vivere, e non dell’appartenenza a una gang. Insomma, di una cosa “normale”, semplicemente sconosciuta ai non siciliani. Un modo per aiutarsi a vicenda tra immigrati, tutto qui.
Stando a quanto dice, Bonanno ha fatto quasi esclusivamente affari legali, a esclusione del traffico d’alcool durante il proibizionismo e del gioco d’azzardo. Il boss era contro la droga, la prostituzione, l’usura e l’estorsione. Almeno, questo è quello che ha fatto mettere nero su bianco in questo volume.
I fatti non li sapremo mai.

D’altra parte, quando ci si avvicina a letture del genere, si mette sempre in conto una certa auto indulgenza. Questo libro non fa eccezione, anzi. Ma resta il fatto che, per gli appassionati della materia, rimane una lettura molto interessante, complementare a “Il delitto paga bene” di Pileggi.
Per me è stato molto interessante conoscere il punto di vista di un capomafia all’antica, un “uomo d’onore”, capire la sua visione del mondo e della vita, dell’amicizia, della violenza, degli affari e della famiglia (quella di sangue e quella criminale). Molto interessante anche il ritratto degli altri personaggi di spicco della malavita del “Vulcano” (soprannome affibbiato da Bonanno a New York City).

C’è da dire che lo stile è tutt’altro che povero. Risulta curato il giusto, colloquiale e scorrevole ma non privo di riferimenti colti (il boss si vanta spesso di aver studiato e in un capitolo si paragona – con una certa efficacia e attinenza – a Ulisse). Però, lo stesso autore dice di essere stato aiutato da diverse persone. A questo punto, risulta difficile stabilire quanto sia merito di Bonanno e quanto degli “aiutanti”.

Tirando le somme, un libro interessante, un must per gli appassionati del genere.

P. S. = Molte caratteristiche di Bonanno e diversi episodi della sua vita sono stati usati per modellare la figura di Vito Corleone, il celebre boss de “Il Padrino”.
Ma se tutto va bene, ne parlerò più approfonditamente in un’altra sede…

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Sull’autore:
Joseph Bonanno (1905, Castellammare del Golfo, provincia di Trapani – 2002, Tucson, Arizona) è stato il boss dell’omonima famiglia mafiosa newyorkese dal 1931 al 1965.

Aniello Troiano



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