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Usa. Lo shutdown rischia di mettere in ginocchio l’America Latina. Che chiede una rapida soluzione

Creato il 12 ottobre 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

obama_preoccdi Giacomo Dolzani

Sono stati molto espliciti i ministri dell’Economia dei paesi sudamericani riguardo alla situazione di stallo generatasi negli Usa, causa dello shutdown e dell’enorme mole di licenziamenti, oltre 700mila, il quale rischia di creare un pericoloso effetto a catena che coinvolgerebbe tutti i paesi del mondo. Gli esponenti dei governi dell’America Latina hanno infatti espresso grande preoccupazione per gli avvenimenti che stanno interessando gli Stati Uniti, fatti che potrebbero nell’immediato ripercuotersi sui paesi dell’intero continente americano.
L’occasione per il confronto è stato il vertice tra i segretari dell’Economia delle due Americhe, tenutosi a Washington per iniziativa dell’Iadb (Inter American Development Bank) e presieduto da Mauricio Cardenas, ministro colombiano delle Finanze; questi hanno chiesto al loro omologo statunitense, Jacob Lew, di trovare urgentemente una rapida soluzione per risolvere le loro controversie interne sul bilancio al fine di scongiurare conseguenze devastanti per la regione; gli stati dell’America meridionale possiedono infatti una notevole parte del debito Usa, una somma che se non dovesse essere restituita o se solo i pagamenti dovessero tardare potrebbe costituire un duro colpo per le, spesso fragili, economie di quei paesi.
Da quanto riferito da Cardenas nella conferenza stampa a margine del summit: “è stato chiesto enfaticamente alle autorità economiche e politiche degli Stati Uniti di trovare un punto di consenso”, manifestando anche una seria preoccupazione nel caso Washington decidesse per una sospensione temporanea del pagamento delle rate del debito; ha infatti continuato il ministro: “l’America Latina dipende dagli Stati Uniti e potrebbe essere seriamente minacciata se non sarà risolta questa crisi”, alludendo a possibili e gravi “effetti collaterali”.
Lo shutdown statunitense è stato causato da una crisi politica, prima che economica: la riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama, che dovrebbe permettere a 50 milioni di cittadini americani che fino ad oggi non potevano permettersele l’accesso alle cure mediche, ha infatti incontrato la ferma opposizione delle compagnie assicuratrici e quindi del Partito Repubblicano che, per non consentire l’applicazione della cosiddetta “Obamacare” ha negato al governo il permesso di aumentare ulteriormente l’enorme debito pubblico americano, ad oggi pari a 16.700mld di dollari, bocciando quindi anche la legge finanziaria.
Come conseguenza si è reso necessario diminuire l’organico del settore pubblico di oltre 700mila unità, portando inoltre il paese sull’orlo di un default che sta preoccupando il mondo e, principalmente, i maggiori detentori del debito pubblico Usa: Cina (1137mld), Giappone (oltre 936 mld $), Gran Bretagna (397 mld $) e Brasile (210 mld $).

da Notizie Geopolitiche



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