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Vacanze di Natale a Cortina

Creato il 15 dicembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Vacanze di Natale a Cortina

 

Anno: 2011

Distribuzione: Filmauro

Durata: 113’

Genere: Commedia

Nazionalità: Italia

Regia: Neri Parenti

 

La sinossi di Vacanze di Natale a Cortina inizia così: «A Natale un gruppo variopinto di persone dell’Italia di oggi si trasferisce a ..». È una frase che lascia stupiti, perché, in realtà, l’Italia di oggi si vede ben poco, e quel che viene mostrato non è per niente rassicurante….

Nel nuovo film di De Sica & Co. viene presentato uno spaccato inquietante del nostro paese: da una parte vediamo un’Italia assolutamente non in crisi, dove anzi ci si regala panettoni e ci si permette super settimane bianche in un avvicendarsi di avvocati famosi, amministratori delegati, miliardari russi, personaggi televisivi – in pratica, quel famoso 1% di cui si parla tanto in questi giorni – e, di contro, coloro che appartengono all’altra Italia (come le due coppie romane formate da Ricky Memphis/Valeria Graci e Katia Follesa/Giuseppe Giacobazzi) vengono tratteggiati come mentecatti che non fanno altro che inseguire quel modello consumistico, quando ormai è ovvio quasi per tutti – si parla del 99% – che è proprio quel modello che deve cambiare.

Un’altra considerazione: lo stereotipo familiare, che ci viene qui offerto, è un mondo di menzogne e falsità, in cui ci si tradisce il più possibile e si fa finta di niente, ci si odia quando si è in privato e si ostenta amore nei momenti pubblici.

A tutto questo si può aggiungere una regia inesistente e una sceneggiatura che si basa su battute volgari e anche abbastanza vecchiotte, con qualche sfumato accenno di razzismo, come l’umorismo sui gay o sulle capacità artistiche e intellettive di un autista.

Mi sono chiesto quale sia la funzionalità di un film del genere: è un prodotto che serve a far credere alle masse che la crisi non esista, che tutto va bene? È un prodotto che può regalare almeno un momento di svago, di intrattenimento?

Questi cinepanettoni non fanno altro che proporre un immaginario sociale e culturale inconsistente. Non sono neanche lontanamente assimilabili alla tradizione della Commedia all’italiana che, con ironia e talvolta sarcasmo, riusciva a delineare un ritratto del paese verosimile, innescando un processo di presa di coscienza da parte del pubblico (vedi Scola, Risi e Monicelli).

Se questo cinema ancora piace, allora siamo in un momento di crisi veramente grave.

Angelo Cavaliere


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