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Vaghe stelle dell’Orsa – Luchino Visconti

Creato il 23 aprile 2013 da Maxscorda @MaxScorda

23 aprile 2013 Lascia un commento

Vaghe stelle dell'orsa
Da tempo meditavo un ritorno su Visconti ma aspettavo di sentirmi annoiato al punto giusto.
No, non sto denigrando il nostro, anzi  tutt’altro dal momento in cui abitualmente guardo il cinema che l’istinto mi suggerisce e queste giornate uggiose predispongono ad una maggiore concentrazione e calma interiore.
Inizio con "Vaghe stelle dell’Orsa" perche non ricordo di averlo visto prima, per curiosita’ su un Visconti pre-successone, poi il soggetto, infine per Claudia Cardinale che quando c’e’ lei, levati.
E’ proprio Claudia ad aprire le danze, giovane moglie di ricco borghese, domicilio francese e un ritorno in Italia per risolvere alcuni questioni rimaste in sospeso.
Da subito qualcosa stona, un alone nemmeno troppo velato di segreti e misteri fa capolino nelle piccole bugie di lei e nella sempre peggio celata perplessita’ di lui ma sara’ l’arrivo del fratello, col quale condivide un rapporto palesemente morboso, a scatenare i primi dubbi.
Un padre ebreo tradito durante la guerra e morto nei campi di concentramento, una madre malata ed esiliata dal mondo, un patrigno nervoso ed un ex fidanzato, partecipano alle danze, gettando di minuto in minuto, benzina sul fuoco della storia.
Film complicato, molto complicato. Nel 1965 promisquita’ ed incesto era roba tosta e Visconti lo affronta a testa alta.
La carne c’e’ tutta, il sudore pure, celati da un chiaroscuro formidabile di Armando Nannuzzi, nel quale la mano del maestro si vede eccome perche’ di Visconti si puo’ dire tutto ma non che non sappia fare Cinema.
Il testo talvolta incespica, alcuni dialoghi restano legnosi, Visconti che scopre subito le carte per poi ricoprirle, dinamiche lasciate solo intendere quando ormai si stava gia’ guardando nell’abisso, molte strade intraprese ma non tutte percorse sino in fondo.
Il risultato e’ comunque grande e corale merito di una Cardinale formidabile, incredibilmente piu’ brava che bella ed e’ bella da morire. Non sfigura affatto Jean Sorel nel ruolo del fratello, anzi guadagna nel mio personalissimo cartellino non pochi punti, cosi’ come nel piccolo ma importante ruolo del patrigno, mi ha impressionato Renzo Ricci, un ragazzo del ’99 con un curriculum lungo come una strada provinciale.
Per una volta concordo con la critica "amica" che non ha fatto mancare premi e onori ma che dire, anche questi ogni tanto capiscono di cinema…

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