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Val Grande, la Marona tra storia e leggenda

Creato il 22 marzo 2011 da Fabiocasa

Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda
Val Grande, la Marona tra storia e leggenda La salita alla Marona (2051m) è una “classica” per l’escursionismo verbanese. E’ una salita lunga ed impegnativa, ma alla fine si è ripagati da un panorama splendido, che spazzia dalle cime svizzere allo Zeda, dal lago maggiore alle creste della Valgrande.
Le fotografie di questa escursione vogliono essere un resoconto dettagliato della salita che attende tutti coloro che vogliono cimentarsi.
Vi sono diverse possibilità di salita per arrivare al rifugio del Pian Cavallone (da cui parte l’ascensione vera e propria). Partendo, sempre da Verbania, meglio all’alba (foto 1), si può arrivare da Miazzina seguendo indicazioni prima per Pala, poi per il monumento agli alpini e quindi Cappella Fina, oppure da Intragna lasciando l’auto al parcheggio dell’alpe Gabbio e poi seguendo il sentiero che porta al Monte Todano, poco dopo le baite di Sunfai si prende un lungo traverso in diagonale che contorna la costa del Todano fino ad incrociare il sentiero che sale da Caprezzo (terza possibilità). Dal rifugio si sale per un centinaio di metri sino ad incrociare la cappella posta sullo spartiacque con la val Pogallo, da qui è già ben visibile la nostra meta (foto 2): da questo punto parte un sentiero in diagonale che costeggia il Monte Todano per giungere al Colle della Forcola: questo tratto presenta dei saliscendi cui prestare attenzione, i più delicati sono attrezzati con catene per facilitare il passaggio. Qui comincia una diagonale che permette di attraversare il versante destro della costa, dopodiché si entra in un canale non molto grande per giungere ad un’altro molto evidente. La salita è faticosa in molti punti, ma lo scenario che ci circonda è di prim’ordine ed anche la luna ci accompagna in questa giornata calda di fine autunno (foto 3). Attraversati i canali sopra descritti si arriva in prossimità della scala santa (foto 4): una scalinata di sassi protetta sul dirupo da paletti collegati con catene che facilitano non poco l’ascensione. Usciti dalla scala si guadagna il filo di cresta e si arriva al punto più famoso di tutta la salita: il Ponte del Diavolo, uno stretto passaggio tra la Cugnacorta e l’attacco finale alla Marona (foto 5). Giunti sull’altra sponda si comincia a salire in diagonale per giungere alla cappella della Marona, e dopo pochi facili metri si è finalmente in vetta. Qui lo sguardo spazia all’infinito, dal lago maggiore (foto 6) ai corni di Nibbio (foto 7) sino alle cime vigezzine della Val Grande (foto 8).
La salita alla Marona oltre ad essere un’escursione di tutto rispetto è anche un tuffo nella storia e nelle leggende delle nostre valli.
La Scala Santa ed il Ponte del Diavolo: un cacciatore trovatosi nell’impossibilità di scavalcare un dirupo poco dopo la Cugnacorta chiese l’aiuto del diavolo, il quale gli fece una proposta: avrebbe costruito il ponte in cambio dell’anima del primo che l’avesse percorso: il giovane decise allora di mandare avanti il proprio cane gettando un sasso per farselo riportare. Gli alpigiani che seguivano il giovane cacciatore ebbero, sulla scalinata naturale che precede il ponte del diavolo, una visione luminosa che li guidò fuori dall’abisso di nuvole, nebbie e dirupi, da qui l’appellativo di scala santa. In vetta alla Marona fu eretta una cappella (foto 9) per ricordare l’avvenimento del salvataggio degli alpigiani e venne dedicata alla Madonna della brascarola.


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