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Val Sarentino 1-6: Kafka sulla neve e altre amenità

Creato il 02 gennaio 2014 da Lepiumedoca @lepiumedoca

Cara Virginia, sono passate le feste, si, quasi del tutto ormai. Sono tornata ed è giusto che ti dia conto dei miei girellamenti. Potrai notare che questa volta, complice il tempo che è stato quasi sempre bello, la qualità delle foto non è malaccio davvero. Luogo di svolgimento: Val Sarentino.

Giorno 1: KAFKA SULLA NEVE

Kafka sulla neve: metamorfosicamente, il manto nevoso si adatta al terreno che copre

Kafka sulla neve: metamorfosicamente, il manto nevoso si adatta al terreno che copre

Che cosa più kafkiano di un manto di neve che si adatta al terreno, qui adaginandosi tra le rocce e restituendoci, un giorno circa dopo essere caduto, la forma originaria di quello che sta sotto. Si chiama proprio metamorfismo, questo fenomeno, cara Virginia, e mi ha fatto venire in mente Kafka sulla spiaggia del mio amato Murakami Haruki, a cui il titolo rende sempiterno omaggio.

Giorno 2: SUL LAGO DORATO

Non c'è bisogno di didascalia, vero?

Non c’è bisogno di didascalia, vero?

Questo è un tramonto, mia cara Virginia, che non necessita di molte parole. Anzi il sole qui è già tramontato, ma ha lasciato un pezzo di sè dentro una propaggine del lago di Durnholz. Lago in via di estinzione per via delle alghe che lo stanno rendendo torba. Ma a quel punto noi non ci saremo. E intanto era meraviglioso, quasi come il film.

Giorno 3: OMBRE LUNGHE

gruppo di ciaspolatori in sosta sotto il sole

gruppo di ciaspolatori in sosta sotto il sole

Anche qui mi viene in mente un libro (che strano, dirai tu), che ho letto da molto giovane, si chiamava Il paese dalle ombre lunghe, e aveva anche un gemello che si chiamava Il paese dalle ombre corte. Mi ricordo che sono libri che mi ha prestato mia zia, ricoperti con la plastica trasparente perché si conservassero meglio. Me ne ricordo il fascino ma non la storia. Però ora grazie a Google ho trovato che sono stati scritti da Hans Reusch, non sono più disponibili ma chissà, qualcuno magari un giorno li digitalizzerà. Intanto queste lunghe ombre sono la mia, quella della guida Roberto Paoli nostro accompagnatore, e quelle dei miei compagni di ciaspolate.

Giorno 4: PAUSA LIBRI

Visione dalla mia camera dove ha avuto inizio del mal di gola (per cui ora sono afona, meno male che i blog sono solo scritti)

Visione dalla mia camera dove ha avuto inizio del mal di gola (per cui ora sono afona, meno male che i blog sono solo scritti)

Si vede il sole che accende quel piccolo spazio tra i pini? Comincia una nuova giornata ma io sono costretta alla lettura da un mal di gola che non mi ha ancora lasciato. Così leggo due libri: Tutta colpa della neve (e anche un po’ di New York) di Virginia Bramati (che esce proprio oggi per Mondadori) e Chiamami anche se è notte di Michela Monferrini (che uscirà il 21 gennaio, ancora per Mondadori). Sì, lo confesso, erano letture di semilavoro. Ma mi hanno accompagnato molto piacevolmente. Libri lievi, scritti bene, avvincenti, che ti portano per mano fino all’ultima pagina. Quando il fisico non ce la fa, vale sempre la pena provare con la mente.

Giorno 5: RITORNO ALLA NATURA

Ovvero come, saliti un po', si vedono tutte le Dolomiti

Ovvero come, saliti un po’, si vedono sempre più montagne

Ed eccomi tornata in forma dopo una non dichiarabile quantità di aspirine e di oki. Dopata? Forse sì. Ma ciaspolo alla grande. Il sole è sempre lì, alto in un cielo con strappi di nuvole, e man mano che saliamo il panorama delle montagne si allarga. Dietro alle montagne ci sono altre montagne… ma quante montagne ci sono? Eppure dà una certa ebbrezza, guardare il mondo dall’alto, sarà questo il segreto di chi ama la montagna?

Giorno 6: CASA DI BAMBOLA

Non è deliziosa questa casetta?

Non è deliziosa questa casetta?

E con l’ultima citazione più teatrante, cara Virginia, siamo arrivati anche alla fine della vacanza. L’anno vecchio è finito e quello dopo è cominciato, senza soluzione di continuità per nostra fortuna. Come sarà? Magari come questa casetta di bambole: un rifugio microscopico, in cui forse in due si sta in piedi (ma non se si è molto alti), ma non manca la cura della tendine e dei rami di pino augurali. E quella tacca bianca e rossa di segna sentiero: non sei sulla strada sbagliata, continua ad andare…

Concludo ringraziando di cuore gli amici che mi hanno accompagnato nelle ciaspolate (Alberto, Giovanna e Simona in ordine alfabetico) e la guida che ci ha intrattenuto con i racconti più improbabili e che nemmeno nel paio di giornate grige che, a dispetto delle mie foto, ci sono state, ha perso il suo buonumore e la lucentezza. E naturalmente Sentierando, che ha organizzato il tutto.

Buonissimo 2014 a tutti!



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