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Valerio Scanu e Sergio Caputo: due dichiarazioni a confronto.

Creato il 22 settembre 2015 da Musicstarsblog @MusicStarStaff

 radio-genericoDel  ruolo svolto dalle radio e discografiche che in posizione di predomio e abuso pilotano in qualche modo la concorrenza del mercato discografico se ne parla da tempo, nel 2000 la Commissione Europea avviò addirittura una indagine sulle case discografiche accusate di fare cartello su denuncia del Forum Cultura e Spettacolo dei Verdi, eppure ancora c’è qualcuno che cerca di far passare per visionario, bugiardo e “poveretto” chi ha il coraggio di denunciare o semplicemente esprimersi su  una prassi “ordinaria” di un certo “sistema” che muove il business “musicale”.

Recentemente hanno fatto scalpore in rete le dichiarazioni di Valerio Scanu interrogato sul destino dei talent una volta usciti dai vari talent show, dichiarazioni, le sue, che come spesso capita rimbalzando di articolo in articolo alla fine si sono arricchite di impressioni personali e soggettive dei vari “pennivendoli” o presunti tali, assumendo un significato fuorviante in alcuni casi. Avevamo deciso di ignorare l’argomento, ma un articolo su Tiscali.it appena ieri ci ha fatto tornare sulla nostra posizione anche perchè ci sarebbe da domandarsi come mai, le stesse considerazioni di Scanu espresse precedentemente da Sergio Caputo,  famoso per essere l’autore di un album di culto come“Sabato italiano”, fatte nel momento in cui si è visto rifiutare dal grande circuito delle radio il suo ultimo  album rilasciato  a marzo 2015 dal titolo Pop jazz and love, non abbiano avuto la stessa “eco” e soprattutto la stessa reazione in rete da parte di addetti ai lavori o fandom.

Confrontiamo pertanto le due dichiarazioni :

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Sergio Caputo a Marzo del 2015 dalle sua pagina social commentava:

“Comunico a tutti che radio 105 non passerà alcun brano del mio nuovo album POP, JAZZ and LOVE in quanto“non in linea con la radio”. Ne consegue che ciò che si sente in alcuni network non nasce dai gusti del pubblico, ma da un filtro dai criteri quantomai oscuri esercitato da – tipo – due o tre persone che decidono quali artisti debbano esistere e quali no. In attesa di spiegazioni, consiglio cortesemente a tutti i miei estimatori di non ascoltare più questa radio. E poi ancora:  “C’è una LOBBY delle radio – che decide CHI nella musica debba esistere e chi no. E chi è che deve esistere? Indovinate un po’? E arriviamo al punto. Lo sanno tutti e nessuno lo dice: c’è una lobby di radio che si sono unite per dominare la musica, la discografia, le edizioni, inzuppare il biscotto nel LIVE, e guadagnare percentuali di vario tipo dagli artisti che mettono in onda. C’è una etichetta discografica associata a tre grossi network in particolare (indovinate voi quali), e guarda caso quelle radio trasmettono solo gli artisti che ne fanno parte (ed eventualmente quelli enormi che non è possibile ignorare per questioni di audience). Ci sono artisti di questa etichetta che scrivono i pezzi di tutti gli emergenti. Ma se sei un emergente non sponsorizzato, non hai nessuna possibilità di passare in radio. Questo in termini schietti si chiama MONOPOLIO, e in Italia sarebbe proibito, ma nessuno parla. Perchè? Omertà. La gente ha paura di essere boicottata, e si fa censurare, mettere alla porta senza dire niente nella speranza che “un domani”… In questo quadro, la lobby ha interessi concreti ad oscurare chi della sua cerchia non fa parte, perché vuole che tutti i soldi che la gente ha intenzione di spendere in intrattenimento finiscano nelle loro casse e non vadano dispersi altrove. Se non ti passano in radio, hai più difficoltà a fare concerti. Se sei in radio 40 volte al giorno, batti che ti ribatti alla fine riempi i palazzetti. Ecco il giro di affari, ecco perchè certi artisti si sentono in radio duecento volte al giorno, e altri MAI”.

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Valerio Scanu su Repubblica.it del 14 settembre 2015: 

 “Dietro a un cantante che ha successo c’è un talent show che ti promuove, una casa discografica che investe su di te e un management che prende accordi con i network radiofonici. Che però non trasmettono le canzoni perché sono belle, ma perché devono garantire i diritti dei brani, visto che le radio sono diventate il management degli artisti, vedi Rtl con i Modà e The Kolors” e poi:
“Oggi non sarei Valerio Scanu se non avessi fatto Amici . Ma dopo il talent entrano in ballo le case discografiche, che si dividono gli artisti. E quando la mia discografica ha voluto parcheggiarmi, ho dovuto mettere in piedi una mia etichetta per sopravvivere. Prendete Michele Bravi: ha vinto X Factor , ha avuto pezzi da grandi autori come Tiziano Ferro eppure non è successo più nulla perché adesso al posto suo c’è Lorenzo Fragola. Anche Mengoni ha avuto problemi dopo la vittoria, è stato gestito male, nel tour che seguì ci furono intoppi in molte date, solo dopo che ha cambiato management e che l’hanno rivoluzionato è stato rilanciato al punto di essere consacrato: il suo però è il caso fortunato su mille. Siamo troppi e la fabbrica dei talent show, delle discografiche e delle radio ogni anno sforna e brucia altri talenti”.

Entrambe le dichiarazioni fanno intendere che a decidere il successo o l’insuccesso di un cantante ex talent o meno è la forza del management di supporto e l’ airplay che però è condizionato da un sistema radiofonico “alterato” dalla coalizione fra i maggiori network che ha per capofila RtL  e che Caputo in un’ altra intervista definisce “Radiopoli”, il tutto finalizzato alla tutela di un certo business

E allora che c’è da prendersela tanto e da attaccare “solo” Valerio Scanu? Avrà pure citato qualche “intoccabile”, nei  suoi esempi pratici,  ma non ha offeso nessuno e anzi la sue considerazioni erano a supporto di una certa condizione subita dai “colleghi”. Fra l’altro, tutto questo fa parte di cose risapute e davanti agli occhi di tutti… E allora perchè attaccarlo da momento che proprio lui si è distaccato (volontariamente ndr) dalla discografia ufficiale delle discografiche decidendo per l’autoproduzione ben coscio dei rischi e delle difficoltà cui sarebbe andato incontro? Ha dimostrato di poter sopravvivere sostenuto dai suoi fan ma per capire se la sua scelta artistica sia un fallimento o meno come qualcuno si è permesso di sostenere, non credete che dovrebbe prima essere sottoposto al test dei 40 passaggi radiofonici giornalieri di cui parla Caputo?  Non credete che servirebbe una prova contraria magari invertendo le posizioni per vedere che fine farebbe chi invece attualmente gode dei privilegi radiofonici e promozionali nelle diverse formule mediatiche tra cui l’utilizzo di brani per gli spot pubblicitari e/o di sottofondo musicale nei  programmi più seguiti della tv generalista?

Perchè non prendersela semmai con il vero responsabile di tutto questo? Cioè con quel “sistema” tutto italiano fatto di inciuci, raccomandazioni e privilegi (per pochi) che si riflette in qualunque campo lavorativo e non … che altera il mercato del lavoro e il sistema economico-finanziario in qualunque ambito di applicazione e quindi anche in quello discografico e musicale che dovrebbe essere invece al servizio del talento e della musica in quanto “arte” e non puro business come invece intesa al giorno d’oggi e nel quale si è  fatta scivolare progressivamente col proliferare dei talent show che saturano il mercato con prodotti usa e getta di cui alle due dichiarazioni?


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