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Valori assoluti

Creato il 04 aprile 2013 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Valori assoluti

Qualche anno fa non mi sarei identificata con la protagonista del romanzo che sto leggendo, “La figlia oscura” di Elena Ferrante, ed. E/O. Ma Qualche anno fa non ci pensavo neppure ad avere un figlio. Non ho mai fatto mistero con nessuno che i bambini in generale non mi piacciono (neanche le persone infantili, a dire il vero): certo, mi piace il mio, ma ho sempre l’impressione che i figli altrui, nonostante tutto, piacciano alle loro madri più di quello che il mio piace a me.
Ora, col libro della Ferrante davanti agli occhi, ecco la riprova (perchè se è stato scritto, è stato concepito in un cervello, e dunque è già successo o può succedere) che neanche le altre mamme sono essenze monoblocco:

“Un anno duro, la piccola non dormiva mai e non mi faceva dormire. La stanchezza fisica è una lente di ingrandimento”.

Vedo molte mamme che, anche quando la stanchezza fisica della gravidanza le lascia in pace, sono abbruttite da una stanchezza/inerzia mentale che, a mio parere, è ancora più avvilente.

“Aspetti, ti stanchi, ricominci ad aspettare. Qualcosa accadrà e intanto diventi sempre più sofferente, forse più pericolosa. Non riuscivo a calmarmi, nemmeno la stanchezza mi calmava”.

Ecco perché non devo prendermela se la maggioranza delle mamme che incrocio quando porto mio figlio all’asilo non salutano. Prima quasi mi ci offendevo: ma come, ci passiamo davanti dal lunedì al venerdì e tu, quando arrivi a distanza di saluto, abbassi gli occhi??
Ma forse questa caduta dello sguardo è solo un sintomo di cadute più pesanti: nel morale, nelle aspirazioni, nei sentimenti, nella coscienza di sè…

“Lui accorse, sentiva che avevo i nervi a fior di pelle, temeva le mie scenate perché le percepiva incontrollabili. Da un po’ di tempo non distinguevo tra aree pubbliche o aree private, non mi importava che la gente mi sentisse e mi giudicasse, avvertivo un desiderio forte di rappresentare le mie rabbie come a teatro”.

Quante madri con bambini piccoli incontrate in una giornata? Per strada, in coda alle poste, al supermercato: quante di loro hanno l’aria serena? Non dico felice, da pubblicità Mulino Bianco, ma serena: io, sinceramente, poche.
Se non sono tese nel controllare il figlio che tocca tutto e scappa, sono rigide per la difficoltà di trattenere uno sculaccione in pubblico (anch’io!).
Sarò poco obiettiva io, avrò lo sguardo deformato della criticona… ma poi, quando ci parli, se non sono ancora avvolte dalla rabbia del momento, ti esaltano la maternità come valore supremo.
Eh no. Per quanto mio figlio sia, per me, il più bello sulla faccia della terra, la maternità NON è un valore assoluto. E’ quella che ti lascia un “lasso esiguo di tempo” da “dedicare alla mia voglia di ricerca, invenzione, consenso, ruolo, soldi miei da spendere”.

Quando incontro una donna incinta non so mai come reagire: devo complimentarmi per la forma ovale, per le notti in cui resterà sveglia con la testa a penzoloni, per le rinunce, per gli sfoghi, per l’ineliminabile incomprensione dei compagni?
Oppure devo inchinarmi alla felicità compressa a forza nelle pance?

L’imperativo etico è, in questo caso, cedere alle c.d. buone maniere.Un po’ di compassione, ogni tanto, fa bene anche a chi la dimostra.



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