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Vangelo del giorno 22 dicembre 2015

Creato il 23 dicembre 2015 da Lory663
Antifona d'ingresso
Sollevate, o porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche:
deve entrare il Re della gloria. (Sal 24,7)
 Vangelo del giorno 22 dicembre 2015
PRIMA LETTURA (1Sam 1,24-28)
Anna ringrazia per la nascita di Samuèle.
Dal primo libro di Samuèle
In quei giorni, Anna portò con sé Samuèle, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo.
Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore».
E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (1Sam 2)
Rit: Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore.
Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.
L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.
Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.
Canto al Vangelo ()
Alleluia, alleluia.
O Re delle genti e pietra angolare della Chiesa:
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra.
Alleluia.
VANGELO (Lc 1,46-55)
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Commentoa cura di  Monaci Benedettini Silvestrini  Il canto di Maria.
Spessissimo ci viene proposto questo sublime cantico di lode e di ringraziamento nella liturgia. La sua recita o canto è d’obbligo tutte sere nella celebrazione del Vespro. E nei monaci, religiosi e preti salmodianti allora è presente tutta la Chiesa, tutti i fedeli. Mi sembra allora quando mai naturale al termine della giornata durante la quale tanti doni di Dio ci hanno accompagnato, ripetere con Maria: L’anima mia ringrazia, loda, riconosce la grandezza di Dio che si china a donare le sue grazie non solo a Maria ma tutti noi. Noi, così poveri di ogni merito, stiamo sperimentando le meraviglie del Signore nel dono della fede, speranza e carità, nel susseguirsi dei tempi e celebrazioni liturgiche che ci fa rivivere nelle sue varie fasi il progetto di salvezza di Dio, dal battesimo che ci ha resi figli e eredi del paradiso, e ci ha aperto le porte agli altri sacramenti donatori di grazia fino alla realizzazione dell’oggetto della speranza cristiana e dell’opera redentrice di Gesù: la salvezza eterna. Il ringraziamento quindi è doveroso. Mentre vorrei suggerire ai celebranti di recitare questo cantico mentre lasciano l’altare nel ritorno in sacrestia, lo vedo vantaggioso anche per i fedeli per esprimere la propria gratitudine non solo dopo la Santa Comunione, ma anche in altri momenti in cui si sente il bisogno di innalzare a Dio l’inno di lode per benefici ricevuti. La gratitudine attira sempre nuovi favori, come nel caso dei dieci lebbrosi di cui uno solo ritorna a Gesù per ringraziarlo della guarigione fisica. Con questa ha un dono immensamente più grande, quello della fede.
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