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Varese: la lobby omosessuale colpisce ancora

Creato il 19 marzo 2012 da Uccronline

Varese: la lobby omosessuale colpisce ancoraLa lobby omosessuale continua a colpire: i buttafuori di una discoteca di Varese hanno allontanato dei ragazzi omosessuali molesti e immediatamente tutte le agenzie di stampa hanno riportato un’unica versione:  «Sette ragazzi vittima di un’aggressione omofoba da parte della security di un locale». Paola Concia (PD) e tutti i leader omosessualisti hanno sfruttato il caso per chiedere una   legge contro l’omofobia (stranamente si sono limitati a questo senza domandare anche l’adozione omosessuale).

Si racconta che i buttafuori della discoteca JustIn di Luino abbiano “identificato” gli omosessuali (tra cui il presidente provinciale dell’Arcigay di Verbania), li abbiano massacrati di botte e buttati fuori dal locale.  Basta però andare sui quotidiani locali, per osservare la diversità di posizioni. Su “Ininsubria: «gay picchiati in discoteca? Storia tuta da verificare», la dinamica è diversa: l’unico soggetto ad avere riportato delle contusioni è un operatore della discoteca, la vicenda sarebbe nata a causa di un ragazzo omosessuale che stava ballando sul cubo e che non voleva lasciare il posto alla ballerina del locale. Anche su “Varesenews” il racconto è diverso da quello dei quotidiani nazionali ossessionati dall’omofobia: «Caso di omofobia o semplice rissa tra ragazzi in discoteca?», ci si chiede. Si sottolinea come sui media si parla di “gravissima aggressione” e dall’altra si sottolinea che «nessuno ha sporto denuncia contro i buttafuori del locale». In un secondo articolo c’è la ricostruzione precisa dei fatti da parte della società che gestisce il locale. Stranamente il sito laicista “Giornalettismo” assume una posizione equilibrata, dando spazio alle dichiarazioni dei responsabili che affermano: «Il JustIn invece ospita le serate gay di Plastic» (devono farlo per non essere etichettati come omofobi?), e poi si dicono pronti a mostrare le riprese video di quanto accaduto per smentire le ricostruzioni dell’Arcigay. Ora si capisce perché non ci sia nessuna denuncia, il caso serviva solo per continuare il vittimismo omosessuale sui quotidiani, i quali si guardano bene però dal riportare, ad esempio, che i dipendenti omosessuali di Google vengono maggiormente pagati, discriminando così gli eterosessuali.

L’intento di strumentalizzare ancora una volta un evento (come per la morte di Lucio Dalla) per motivi politici è chiaro (rovinando anche l’immagine della discoteca di Varese), oltretutto si ritorcerà loro contro nei veri casi di omofobia, quando pochi vorranno dare loro retta. La legge che vuole un’aggravante specifica per gli atti offensivi contro l’omosessualità serve a incutere terrore verso chi osa avere a che fare con gli omosessuali: significativo il caso nel 2007, quando una coppia omosessuale è stata lasciata libera di abusare sessualmente dei bambini dati loro in affido perché gli assistenti sociali hanno avuto paura di intervenire, temendo di essere accusati di discriminazione e omofobia. Ha ragione mons.  Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra: «i nuovi tentativi di creare diritti per minoranze non portano nella direzione giusta, nel senso che mentre vogliamo rispettare la dignità e prevenire violenza e discriminazione contro qualsiasi persona, incluse le persone che hanno un comportamento sessuale diverso, si vuole insistere sul fatto che i principi proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo già prevedono e già provvedono che non ci sia questa discriminazione, per cui arrivare a proporre eventualmente dei diritti particolari va a indebolire il principio dell’universalità dei diritti come è stata finora intesa». Perché, poi, una legge contro l’omofobia e non per chi riceve un’offesa a causa di una condizione di handicap, di malattia, di anzianità o di semplice costituzione fisica (alto, basso, calvo, grasso ecc..)? Inoltre, è la persona ad essere titolare di diritti, non la sua tendenza sessuale.

Ricordiamo infine che nessuno ha pensato di riportare queste discriminazioni da parte della lobby omosessuale: le minacce di morte all’intellettuale laica Melanie Phillips, la quale ha osato criticare sul “Daily Mail” i programmi educativi del governo che obbligano i bambini ad essere «bombardati dai riferimenti sugli omosessuali in ogni materia scolastica»le minacce di stupro verso la figlia del Senatore democratico Ruben Diaz Sr. che difendeva il matrimonio tradizionale, il violento agguato notturno al Sindaco di Madrid Alberto Gallardon, a sua moglie e ai suoi figli, perché aveva chiesto di diminuire il volume della musica durante il “Gay Pride”le bottigliate contro la manifestazione pacifica di “American Society for the Defense of Tradition, Family and Property” a New York, l’aggressione ai fedeli durante una funzione religiosa a Milano il dimezzamento delle stipendio di Adrian Smith, padre di due bambini, per aver scritto sul suo profilo Facebook privato che il matrimonio è “fra uomo e donna”, ecc.


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