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Ve ne parlo, non ve ne parlo

Da Flavialtomonte

Avrei anche usato parole più nuove, più belle, più sagge, ma nessuna sarebbe stata capace di proclamarsi con tanta certezza quanto i modi. A modo mio, avrei accarezzato quel cielo sbiadino che tante e tante volte mi ha condotto nelle immense costellazioni della ragione. Rivalutare la forza dello sguardo con cui ho riflesso il mondo che via via abbandonava le vesti di ladro. Avrei - forse anche – trattenuto sbalzi d’umore dove la u è una tragica sostituta. Oppure non ne avrei mai scritto, senza un’accorta restrizione. Uso condizionali per mancanza di probabilità, per inefficienza di parole, perché nei miei discorsi non esistono discorsi.
La verità è una condizione difficile, sempre in commercio, in lotta, in competizione con gli stessi produttori che confezionano i nostri momenti di estrama quiete e quelle di estema follia delle parole non dette nelle irreali circostanze della vita.
Ma forse sì, domani ve ne avrei parlato comunque.


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