Magazine Attualità

Vecchie favole di un’epoca un pò più in là….

Creato il 11 maggio 2015 da Ilnazionale @ilNazionale

12 MAGGIO – Le note della famosa canzone “Verona Beat”, cantata nel lontano 1979 dai Gatti di Vicolo Miracoli, ci accompagnano in un salto indietro nel tempo lungo trent’anni. Martedì 12 maggio 2015 ricorre, infatti, il trentesimo anniversario di quella magica favola chiamata “scudetto”, scritta dalle sapienti mani di Osvaldo Bagnoli e dei suoi fantastici giocatori in maglia gialloblù. Sembra impossibile possa essere già trascorso tutto questo tempo, perché il ricordo è ancora talmente vivo che è come se l’orologio si fosse fermato. E pare ieri, quando, in uno stadio di Bergamo gremito a festa da oltre diecimila tifosi gialloblù, grazie ad una rete di “cavallo pazzo” Preben Elkjiaer Larsen, il Verona conquistava quel punto che garantiva la matematica conquista del tricolore, ad una giornata dal termine del campionato. Diventa difficile poter spiegare il valore, per una realtà come Verona, di un risultato così grande e così inatteso ed inaspettato. Una gioia enorme dal profumo inebriante che ancora oggi si annusa per le vie della città ogniqualvolta se ne parla o si incontra per strada qualche “eroe dello scudetto”. A tal proposito mi piace ricordare Domenico Volpati – uno dei principali protagonisti della favola gialloblù – che nello spogliatoio di Bergamo pronunciò la famosa frase “….solo negli anni riusciremo a renderci conto di quello che abbiamo fatto…”. Poche semplici parole, cariche di un’emozione infinita, che sono diventate lo slogan immortale di quella stagione straordinaria.

Attenzione, però, a considerarlo “semplicemente” un campionato miracoloso perché quel tricolore altro non è stato che la classica “ciliegina sulla torta” di un cammino iniziato qualche anno prima con la promozione dalla serie B e proseguito attraverso un quarto ed un sesto posto, una qualificazione UEFA – gialloblù eliminati al secondo turno per opera degli austriaci dello Strum Graz dopo aver fatto fuori in una partita dalle mille emozioni la Stella Rossa di Belgrado – e due finali di Coppa Italia, perse entrambe per un soffio, rispettivamente contro Juventus e Roma. In estrema sintesi, lo scudetto ha rappresentato la massima consacrazione di un grande lavoro di squadra, fatto di intelligenza, competenza, preparazione, solidità societaria e, soprattutto, fine sapienza calcistica. L’artefice principale di tutto questo è stato, senza alcun dubbio, mister Osvaldo Bagnoli, colui che partendo dalla B ha saputo condurre l’Hellas sino al gradino più alto del podio. Un tecnico umile e preparato, al quale bastava un semplice sguardo per farsi capire dai suoi giocatori. Il suo segreto più grande, pensate un po’, in barba a tutti i grandi esperti di moduli dei giorni nostri, era semplicemente quello di metter ciascun giocatore nel ruolo a lui più congeniale, senza andare alla ricerca di chissà quale alchimia tattica. E accanto a lui, inseparabile compagno di viaggio, Emiliano Mascetti, che dopo tante stagioni trascorse in riva all’Adige come giocatore, si è rivelato un capace ed eccellente direttore sportivo. La profonda intesa tra di loro è stata l’arma vincente di quel Verona tanto che, almeno così ci viene raccontato, solamente in un’occasione i due si sono trovati in disaccordo sulla scelta di un giocatore. Per noi, invece, scegliere un giocatore-simbolo diventa praticamente impossibile perché ognuno a modo suo è stato protagonista, entrando di diritto nella ultracentenaria storia dell’Hellas. Se proprio dobbiamo trovarne uno, scelgo Roberto Tricella, il capitano, il vero condottiero di quella squadra, forse quello che più di tutti rappresenta, a mio avviso, lo spirito vincente di quel gruppo di giocatori straordinario.

Ripercorrendo le immagini di quella cavalcata straordinaria, non potendole raccontare tutte, scelgo, pertanto, due istantanee “immortali”: la rocambolesca vittoria di Udine e il gol senza scarpa contro la Juventus di Preben Elkjiaer Larsen. Il successo esterno contro l’Udinese, con il Verona prima in vantaggio per tre a zero, poi raggiunto, e infine nuovamente davanti per cinque a tre, rappresenta, forse, il momento più intenso ed emozionante di quella stagione, la partita dove tutti hanno iniziato a rendersi conto di quello che stava per succedere, gettando finalmente il cuore oltre l’ostacolo della scaramanzia. Con i dovuti paragoni, il successo di Udine rappresenta per tutto l’ambiente gialloblù, una piccola Italia-Germania – la famosa semifinale dei mondiali messicani – da molti giudicata come “la partita del secolo”, capace di regalare emozioni ogniqualvolta la si riguarda. La rete senza scarpa di Elkjiaer, invece, oltre a significare l’importante vittoria ottenuta al Bentegodi contro la Juventus, rimane l’immagine simbolo di quella cavalcata, un mix esplosivo di tecnica, potenza e fantasia, la foto un po’ sbiadita, tra leggenda e realtà, di un calcio romantico e spensierato che, forse, abbiamo un po’ dimenticato.

Erano gli anni 80, il campionato italiano era il più ricco e il più bello del mondo, una grande vetrina dove si potevano ammirare campioni indiscussi come Maradona, Zico, Platini, Rummenigge e Falcao, tanto per citarne alcuni. Era il campionato del sorteggio arbitrale a fasce – esperimento mai più ripetuto – e delle partite senza anticipi e posticipi – figli “legittimi” o presunti tali della tv a pagamento – che si concluse con la vittoria di una squadra non capoluogo di regione – prima e ultima volta nella storia del campionato italiano – che rimase in testa alla classifica dalla prima all’ultima giornata. Per vincere, però, riprendendo le parole di un allenatore saggio ed esperto come Osvaldo Bagnoli, qualità tecniche e budget non sono da soli sufficienti, perchè serve anche tutta una lunga serie di altri ingredienti. In buona sostanza, alla fine vincono i migliori e in quel fatidico campionato 1984/1985 andò proprio così.. Grazie ancora di tutto campioni…

Enrico Brigi
twitter @enrico_brigi

Articoli Collegati:

  • La notizia più attesa
  • Vittoria e Record
  • E sono cinque…
  • Appuntamento con il diavolo

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :