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Vendere ebook: occorre osare

Da Marcofre

C’è solo un modo per vendere ebook: occorre osare. Il tuo obiettivo deve essere uno soltanto: farlo diventare un successo.

Un best-seller.

Qualunque altro obiettivo non devi nemmeno prenderlo in considerazione. Sarebbe un arretramento.

A questo punto qualcuno sorride, qualcun altro sghignazza. Bene, non c’è alcuna legge che lo vieti. Il riso fa buon sangue.

Parliamo adesso di cose più interessanti delle risate.

Parliamo di vendere. Lo fai anche tu. Se scrivi un post, e riceve dei commenti, sei riuscito nell’impresa di aver venduto ai lettori (pur senza alcuna transazione in denaro) qualcosa.

Forse in quel post hai descritto un viaggio alle isole Orcadi, hai svelato un trucco per risolvere un problema col computer, oppure hai rivelato il nome e l’opera di un autore sconosciuto (per esempio lo scrittore islandese Halldòr Laxness?).

Ti piaccia o no, pure questo è vendere. Se tutto questo ti turba, e vuoi stare bene, chiamalo pincopallo, quindi tu hai pincopallato. Però hai venduto, hai fatto il venditore, e la tua merce, ebbene sì, è stata acquistata.

È ormai risaputo (o almeno, dovrebbe) che il libro elettronico non soffre dei limiti di quello cartaceo. Il tuo editore sbaglia il lancio (oppure, non esiste alcun lancio)? È un guaio, perché se non ingrana con le vendite, i librai lo toglieranno dagli scaffali nel giro (massimo) di due settimane.

Con l’ebook, tu piazzi sulle principali piattaforme di vendita online, e puoi cominciare il vero lavoro dello scrittore nel XXI secolo: vendere.

Alt, non intendo dire che la scrittura passa in secondo piano, al contrario. Ma che questa da sola non basta. C’è troppa concorrenza.

L’unica strategia che tu puoi adottare è iniziare un lungo percorso di rafforzamento della tua piattaforma, del tuo capitale sociale.

Non ti conosce nessuno. O se qualcuno ti conosce, ebbene: devi agire in modo che siano di più.

Però non devi avere paura. Non devi essere preoccupato da coloro che ti guarderanno dall’alto in basso perché parli in questo modo volgare (anzi volgave), e dici: il libro è un prodotto.

Queste persone giudicano volgari simili pratiche; ma a cosa devono il loro posto al sole? All’ufficio marketing che telefona in radio e televisione per concordare le presentazioni e le interviste. O decide la copertina, slogan e foto dell’autore. E via discorrendo.

Questo accade perché occorre piazzare il prodotto. Sistemarlo sullo scaffale bene in vista. Fare sapere a tutti che è in libreria la nuova opera.

Altrimenti non vende e se non vende, l’editore diventa di cattivo umore.

Mentre alle loro spalle accade tutto questo (ed “essi” non se ne accorgono, o meglio, fanno finta di non saperne niente) si presentano al pubblico con le mani pulite. E proclamano:

“Ma il libro non è un prodotto!”.


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