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Vendo famiglia in ottimo stato, telefonare ore pasti: In Their Skin (2012)

Creato il 05 dicembre 2013 da Silente
Vendo famiglia in ottimo stato, telefonare ore pasti: In Their Skin (2012)Canada, 97 minutiRegia: Jeremy Power RegimbalSceneggiatura: Josh Close Soggetto: Jeremy Power Regimbal, Josh Close, Justin Tyler CloseNon trovo più molto interesse nell’home invasion, credo che il sottogenere abbia dato tutto quello che doveva dare con quel Funny Games che l’ha in qualche modo scolpito, servendo uno schema ben preciso di facilissima creazione ma ardua gestibilità a una massa di registi senza idee e senza capacità – ricordo con piacere giusto qualche guizzo horror in The Strangers, ma anche la prova di un grande come Paul Andrew Williams con il suo Cherry Tree Lanes mi ha lasciato abbastanza freddo e annoiato. La distruzione della quotidianità familiare, l’emergere di dubbi e sospetti tenuti nascosti, il suggerire un’inquietudine paralizzante nel suo crudele realismo, il soffermarsi sul dolore da una parte e sul gioco sadico dall’altra sono elementi di disturbante fascino e di durissimo disagio che però credo vengano meno, molto meno, quando, a conti fatti, l’home invasion non si presta, e difficilmente potrebbe farlo, a varianti, a modifiche a un copione prefissato che viene ripetuto di film in film, calcando ora la mano sulla violenza ora sulle non-intenzioni dei sadici, ma lasciando alla fine sempre un senso di replica, di duplicazione.
Non che In Their Skin sfugga a questa inevitabile categorizzazione, lo sviluppo del film segue la cadenza tipica del genere sommando il mistero all’imbarazzo e il terrore alla violenza, creando confusione e dissenso, un conflitto progressivo che sfocia nella naturale brutalità conclusiva, ma è molto interessante vedere come Jeremy Power Regimbal sappia giocare con il tema della sostituzione, per certi versi dello scambio, o comunque quello di diventare altro, mettendo in scena una situazione di malessere inestricabile, proprio perché incomprensibile, che funziona con maggior forza rispetto all’ormai povera idea della violenza-perché-sì. Non solo, quindi, Bobby (un bravo Josh Close, anche sceneggiatore) e Jane vogliono insinuarsi nella vita di Mark e Mary (come sempre bravissima Selma Blair) con quel sospetto enigmatico tipico del genere, ma vogliono diventare loro stessi, mimandone i gesti, replicandone le parole e infine sostituendosi a loro e dando così il via a uno strano, inquietante scambio di ruoli che Mark e Mary, così come lo spettatore, non sono in grado di definire, di spiegare né ovviamente accettare, e possono reagire soltanto regredendo e trasformandosi proprio in quello che gli stessi Bobby e Jane, introducendosi a poco a poco nella loro casa in mezzo al bosco, hanno fatto con loro a inizio film.
Rimangono molti schematismi di cui Power Regimbal avrebbe anche potuto privarsi per dare più luce al suo progetto (la crisi tra marito e moglie, il tentativo di riconciliarsi), ma bisogna dire che la qualità della sua penna, prima di tutto, è di elevata attenzione, e la sofferenza/stanchezza che si respira è molto ben dipinta. A questo è necessario aggiungere l’ottima sequenza di pugni allo stomaco improvvisi e schizofrenici (le prime aggressioni dei bambini, l’arrivo del fratello di Mark), certo, sempre momenti tipici dell’home invasion ma in grado comunque di funzionare agilmente per impatto e coinvolgimento, qualità con cui In Their Skin potrebbe comunque svettare sui titoli simili che l’hanno preceduto. 

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