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Venezia 70: “Nobody’s Home” di Deniz Akçay (Giornate degli Autori)

Creato il 08 settembre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Venezia 70: “Nobody’s Home” di Deniz Akçay (Giornate degli Autori)

 

Anno: 2013

Durata: 81’

Genere: Drammatico

Regia: Deniz Akçay

Nazionalità:  Turchia

Nelle sezioni parallele della 70esima edizione del Festival di Venezia brillano, qua e là, veri e propri gioielli, come Koksuz-Nobody’s Home, film turco della giovane regista Deniz Akçay,  presentato alle Giornate degli Autori, ovvero i Venice Days, e che ha riscosso un ottimo e meritato successo di critica e pubblico.

Si racconta la storia di una famiglia multiproblematica di Izmir (città natale della regista) che, dopo la morte del padre/marito, non riesce a ricostituire la propria identità né a mantenersi unita: la madre, Nurcan, non esce più di casa, passa le sue giornate davanti alla TV o pulendo ossessivamente la casa, alternativamente urlando contro i figli o chiedendo loro di risolvere ogni tipo di situazione di emergenza. I figli più giovani, Ilker, un ragazzo e Özge, una preadolescente, hanno reazioni diverse: il primo, mal sopportando l’autorità materna, fuma spinelli e fa scenate continue, spesso rifugiandosi a dormire da un amico, con la cui madre ancora piacente intreccia una storia di sesso; la seconda compra regali alla madre per farsi notare ma queste attenzioni non scalfiscono neppure la donna, che non è in grado di ricambiare l’affetto desiderato. Neppure Feride, la figlia più grande impiegata in un ufficio, sulla quale la madre fa ricadere pesantemente, giorno dopo giorno, ogni responsabilità familiare, è in grado di prendere le redini della famiglia: anzi si sente imprigionata in una rete vischiosa, dalla quale vorrebbe fuggire e che le impedisce di fare la vita dei giovani della sua età, tanto che quando i colleghi la invitano ad uscire, Feride è sempre costretta a declinare perché la madre ha bisogno di lei. Ma la ragazza troverà una parziale via di scampo in un giovane gentile che le chiede di sposarlo e, benché lei non ne sia innamorata, accetta pur di svincolarsi da un destino di morte lenta in casa sua, e preferisce passare ad un’altra forma di prigionia, scelta questa volta. La famiglia reagisce male alla notizia del matrimonio, vissuto come un tradimento, e la madre compirà un gesto estremo proprio nel giorno fatidico, di fronte a tutti gli invitati, sostenendo lo sguardo della figlia come a sfidarla per il suo tentativo di fuga.

Köksüz è un film sul senso di appartenenza  - afferma la regista – e sulle conseguenze estreme che la mancanza di esso può avere sulle persone. È la storia straziante di una famiglia che ha subito una perdita improvvisa e non sa come affrontare le nuove situazioni che ne derivano, le lotte di potere all’interno della famiglia, le inadeguatezze, le fughe, l’incomunicabilità, il senso di colpa, la rabbia e la depressione”.

Un senso di claustrofobica angoscia pervade il film, le stanze della casa (la casa di nessuno del titolo), gli occhi dei protagonisti, il loro vacuo girare alla ricerca di un senso, tesi verso il baratro. Solo la nonna ha in sé ancora i germi positivi della passata serenità e saggezza familiare ed è da fra le sue braccia, finalmente, che Ilker riesce a piangere in una scena molto toccante, mentre la madre ordisce, giorno dopo giorno, la trama del disfacimento esistenziale collettivo. Senza ripensamenti, senza redenzione. Bravissimi gli interpreti, Ahu Türkpençe (Feride), Lale Başar (Nurcan), Savaş Alp Başar (Ilker), Melis Ebeler (Ozge), Hatice Lütfiye Dinçer (la nonna).

Elisabetta Colla


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